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Libri letti e non letti. Il 2016 di Finzioni

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Qual è il libro più bello che abbiamo letto in questo 2016? E quale quello che anche quest’anno abbiamo lasciato a prendere polvere?
I finzionici rispondono.

Jacopo Cirillo.
Robert Crumb HandbookAvere un libro preferito, anche se solo tra quelli letti nel 2016, è un po’ come avere un colore preferito: nessuno lo sa finché non glielo chiede la persona giusta. Visto che, in questo caso, ce lo siamo chiesti da soli, rispondo con un libro che accontenta tutti, soprattutto me: The Robert Crumb Handbook, che è una specie di intervista/biografia di uno dei più grandi di tutti, con tantissimi disegni e illustrazioni, anche inediti, ed è un capolavoro.
Quest’anno volevo un sacco leggere un mattone russo, tipo Guerra e Pace di Tolstoj o L’idiota di Dostoevskij. Tutti i sabati mattina da gennaio li prendo entrambi dalla libreria, li guardo mentre faccio colazione e mi dico: questo weekend ne inizio uno, promesso, che tanto poi non riuscirò più a smettere. Bene, per sicurezza non li ho ancora aperti. Probabilmente li inizierò in palestra da gennaio, insieme a tutti gli altri buoni propositi.

Silvia Cardinale Pelizzari.
cognetti einaudiSono andata a guardare i libri a cui ho dato cinque stelle su Goodreads, ma alla fine non sono le stelle, quelle che contano. Se devo dire il libro che mi è rimasto più addosso quest’anno, indipendentemente dal rating, direi senza esitazione Le otto montagne di Paolo Cognetti (Einaudi). È un titolo che può apparire scontato, ma si tratta di un libro prezioso, e le cose preziose non sono scontate. Finalmente un libro che parla di amicizia maschile dopo Due di due, in modo pulito, toccante, reale. Paolo Cognetti ha scritto un libro semplice e bellissimo, doloroso a volte, sincero e autentico. Mi è rimasto attaccato addosso e mi torna spesso a trovare. È una cosa che solo i grandi libri fanno.
Nemmeno quest’anno ho letto Il mio nome è Asher Lev, di Chaim Potok (Garzanti). È un autore di cui ho letto poco, ma che mi ha sempre dato molto. E poi c’è sempre Infinite Jest, ma quello, scommetto, non lo leggo nemmeno nel 2017.

Andrea Sesta.
Il libro che mi è piaciuto di più è La nave di Teseo di Doug Dorst e J.J. Abrams (Rizzoli Liznave di teseo Rizzoliard). Richiede una due dosi di attenzione da parte del lettore. E passione. Ci sono tre livelli di lettura. Il primo è la storia scritta e stampata, che narra di un naufrago smemorato che si ritrova parte di un intrigo molto più grande di lui, il tutto in bilico tra paranoia ed eventi soprannaturali. Ci sono annotazioni a penna colorata e a matita di due studenti che si passano questo libro e che lasciano all’interno del libro fazzoletti, mappe, biglietti, (veramente presenti nel volume) per cogliere verità sull’autore del romanzo, decifrando gran parte degli indizi sulla sua “vita” da rivoluzionario. E poi c’è la mia storia di lettore. Complicata perché più la storia avanza e più si diventa parte integrante del romanzo. Guerra e Pace. Non l’ho letto. Immagino che parli di una guerra e della pace ma non so quello che succede nel mentre. Forse, essendo ambientato in Russia ci sarà qualche conte russo, che dovrà conciliare la sua vita pubblica e con la sua vita privata, e ci saranno dei problemi con la moglie. Oppure no e parla semplicemente della società russa così come piaceva parlarne a Tolstoj. Cavalcate, città innevate, corti sfarzose… e le amenità dell’800: gente che muore perché gli è venuta una febbre. Ma appunto, non l’ho letto.

Danilo Zagaria.
hemonNel corso del 2016 ho incontrato molti nuovi autori, ma di uno soltanto mi sono follemente innamorato. Si tratta di Aleksandar Hemon, del quale ho letto tutto ciò che è stato tradotto in Italiano nel giro di un mese. Il capitolo conclusivo di Il libro delle mie vite (Einaudi), L’acquario, è senza dubbio il punto più alto ed emozionante che ho toccato leggendo nel 2016. Il fatto che Hemon, in fin dei conti, scriva sempre la stessa storia è secondario, perché la (ri)scrive sempre troppo bene!
Da qualche anno voglio invece assolutamente leggere i libri di Javier Cercas, ma è più facile a dirsi che a farsi. Voglio iniziare da Soldati di Salamina (Guanda), il romanzo che lo ha reso famoso nel mondo, ma né lo scorso anno né questo che sta per finire ho trovato la combinazione astrale favorevole. Forse, per riuscirci, dovrei andare per gradi. Per esempio, comprare il suddetto libro potrebbe essere la mossa decisiva…

Michela Capra.
Rilke feltrinelli
Ho letto le Elegie duinesi di Rilke (Feltrinelli) in agosto, su un balcone affacciato sul lago di Sirmione, quasi a mimare la Duino del titolo. Lì la forza immaginifica delle parole di Rilke plasmava il suo mondo intorno a me, oltre i confini delle pagine, lasciandomi sbigottita e meravigliata a raccogliere le prove di un capolavoro, la cui ineffabile sostanza mi si snocciolava sotto il naso. Senza dubbio l’esperienza di lettura più pregna di quest’anno.
Ho una personale guerra aperta con l’opera di Carlos Castaneda: ha scritto 12 libri e ho il sesto sul comodino da giugno, ll dono dell’aquila (Bur). Risultano sempre letture stupende, immaginifiche, ogni volume squisitamente compiuto in se stesso, che però alla fine lasciano come dopo una corsa sulle montagne russe: la cosa più divertente del mondo, ma “non so se ci voglio salire ancora”. Non credo riuscirò a trovare una risposta entro la fine del 2016.

Francesca Modena.
Einaudi sei ricco coniglioIl mio 2016 letterario lo ricorderò come l’anno in cui ho conosciuto Harry “Coniglio” Angstrom. Ho iniziato la tetralogia di Updike dal terzo libro – Sei ricco, Coniglio – edito da Einaudi Stile Libero in un progetto che prevede la ripubblicazione di tutta la serie. Ho incontrato un Harry già sistemato economicamente, appesantito dagli anni ma ancora affamato di vita, alle prese con i fantasmi del passato che lo chiamano incessantemente da sottoterra. Un americano medio, lussurioso almeno nelle sue fantasie, un padre assente, un personaggio così orribilmente umano da non riuscire a disprezzarlo fino in fondo. Nella bella introduzione di Julian Barnes si racconta che Updike si dichiarò deluso quando scoprì che molti lettori consideravano Coniglio addirittura adorabile, in quanto non era affatto sua intenzione renderlo tale. Ma Harry era sfuggito alla sua penna fino a assurgere a vita propria.
I libri che non ho letto e che avrei voluto leggere sono tutti quelli che mi trovo davanti quando scruto colpevolmente la mia libreria, indecisa se comprare qualcosa di nuovo o buttarmi su chi mi attende da anni. Se dovessi dirne solo uno, l’Ulisse nella nuova traduzione di Celati (Einaudi), che era nuova nel 2013.

Elena Chiara Mitrani.
una vita come tanteUna vita come tante di Hanya Yanagihara è il mio libro del 2016. Uscito in Italia il mese scorso per Sellerio, questo romanzo di più di 1000 pagine è la storia di quattro amici a New York. Comincia ritraendoli ventenni: due di loro sono alla ricerca di un appartamento a Manhattan e ognuno prova a costruirsi una vita, o forse è più corretto dire un’identità. Mentre invecchiano, la lente di ingrandimento si sposta sempre più su Jude, reduce da un passato traumatico: la sua storia è un’indagine insistita sul dolore e sui tentativi malriusciti di nasconderlo e alleviarlo.
Neanche quest’anno sono riuscita a leggere Il Progetto Kraus di Jonathan Franzen (Einaudi), che avevo acquistato in versione Einaudi appena uscito, ed è ancora nella plastichina. Anzi, è finito nella base dell’albero di Natale di libri che ho fatto a inizio dicembre. Ogni volta rimando perché ritengo che non sia una lettura da commuting time. Quest’anno, poi, avendo letto Purity, ho coperto così il mio «fabbisogno Franzen» annuale.

Andrea Meregalli.
regni dimenticati adelphiIl libro più bello che ho letto quest’anno ha un titolo lungo: Regni dimenticati. Viaggio nelle religioni minacciate del Medio Oriente. Lo ha scritto Gerald Russell e lo pubblica Adelphi. Oltre a essere un testo attualissimo è colmo di storia, filosofia, simbologia e diffonde conoscenza su temi complessi. Ma non è il libro più importante, letterariamente parlando, letto nel 2016. Quello si intitola La città assente, Ricardo Piglia, Edizioni Sur. È importante – per me – perché prosegue e rinnova (è del 1992) una certa tradizione latinoamericana lettore-centrica e perché è Westworld scritto meglio. E, dato che non ho nulla da raccontare alla voce libri non letti barra abbandonati (sono troppi), mi permetto una menzione d’onore per L’illusione monarca di Marcelo Cohen, Gran vía edizioni.

Giulia Muscatelli.
sylvia adelphiImmaginate per un secondo di poter stringere in una mano il vostro cuore. Di poterlo alzare all’altezza degli occhi e con uno strumento sottile poterlo incidere e guardarci dentro. Lì ci troverete le vostre sofferenze, gli amori finiti, quelli mai nati, la malinconia. Al fondo, se saprete inoltrarvi con pazienza e precisione, scoprirete viva e pulsante la speranza. Potete fare questo esperimento, oppure potete leggere Sylvia, di Leonard Michaels (Adelphi): l’effetto sarà lo stesso.
Non è facile riprendersi da un’operazione a cuore aperto e sono sicura che Marilynne Robinson capirà perché Le cure domestiche (Einaudi) è ancora nel cellophane, appoggiato sul tavolo. Ogni tanto lo guardo e mi dico che non è arrivato il tempo. Per fortuna i libri non hanno fretta, e neanche io.

Davide Piccirillo.
Neri pozza NoiNoi di David Nicholls (Neri Pozza) è il romanzo letto quest’anno che più mi è piaciuto. Parla dei rapporti tra familiari, e di come l’amore che proviamo per qualcuno, e che pensiamo sia evidente, alle volte non viene capito o corrisposto nella stessa maniera. Una diversità che spesso ci spiazza, portando a divisioni (divorzi o incomprensioni padre figlio. In particolare ho apprezzato questo passo: – Un genitore non può decidere ciò che suo figlio ricorderà da grande, e ci si sente frustrati per questo… A volte guardavo mio figlio e pensavo: ”Questo devi ricordarlo” -.
Il libro che non sono riuscito a leggere è Gli anni della leggerezza di Elizabeth Jane Howard (Fazi Editore), l’ho acquistato attratto dall’ambientazione e dalla promessa che la storia mi avrebbe accompagnato per qualche tempo, il romanzo è la prima parte de La saga dei Cazalet, me se continuo di questo passo ci metterò veramente tanto a finire di leggerli tutti.

Silvia Banterle.
miei piccoli dispiaceri towesLibro preferito di questo 2016, senza dubbi né ripensamenti, I miei piccoli dispiaceri di Miriam Toews (Marcos y Marcos). Non c’è storia d’amore che tenga in confronto a questa storia di bene che lega le due sorelle Elf e Yoli: un sentimento più viscerale e intenso di qualunque passione. E più straziante, perché ci sono volte che anche tutto il bene del mondo non è sufficiente. È un libro doloroso, e i dispiaceri del titolo non sono affatto piccoli, sono enormi. Ma, ehi, non c’è nemmeno mezza traccia di patetismo: lo so che è banale da dire, ma queste pagine sono pazzesche perché raccontano una tragedia con profondità e al contempo lievità magistrali. Per passare invece a quello che non ho letto neanche quest’anno…con il fenomeno Ferrante mi sono salvata in corner perché ho appena finito L’amica geniale (Edizioni E/O), invece lascio tramontare il 2016 su una Me ancora (felicemente? colpevolmente?) ignorante del fenomeno Zerocalcare.

Eva Brugnettini.
preghiera per cernobyl E/ODi libri a 5 stelle quest’anno ne ho 5, 5 generi diversi, anno fortunato.
Non-fiction: Preghiera per Cernobyl, Alexievich (E/O). Prodigioso mix di voci, tutte terribili, sussurrate, gridate, piante. Ho avuto gli incubi su radiazioni, sull’energia atomica, sull’orrore. Fantasy: Jonathan Strange and Mr. Norrell, Susanna Clarke. Lungo e meraviglioso excursus nella Londra ottocentesca, tra stregoni, personaggi delle fiabe, e la magia che è dentro la natura, nel linguaggio del mondo. Graphic novel: Colder. Orrore, incubo, pazzia con una grafica incredibile. Distopico: La strada, Cormac McCarthy (Einaudi). Devo aggiungere qualcosa all’angoscia fredda e serrata e metafisica? E poi lui, Philip Roth, Pastorale americana (Einaudi). La parabola dello Svedese rimarrà con me per sempre, non potrò mai più guardare qualcuno, chiunque, allo stesso modo.
E neanche quest’anno ho letto l’Ulisse di Joyce, shame on me!

Federico Tamburini.
feltrinelli cheeverIl libro più bello che ho letto nel 2016 è Una specie di solitudine di John Cheever (Feltrinelli). In questo romanzo, John Cheever racconta, sotto forma di diario, la storia di fantasia di tal John Cheever. Il libro è talmente malinconico, distruttivo, disturbato, potente, illuminante, triste – cristodidio quanto è triste – che quando uno lo legge gli viene da pensare, Oh, per fortuna che sono storie inventate e che questo John Cheever non esiste.  Comunque, di una bellezza sconvolgente. Da otto mesi ne leggo un pezzetto ogni sera, prima di addormentarmi. (E ripensandoci, son proprio otto mesi che dormo di merda.) E allora cari amici finzionici, viva i libri tristi. E viva John Cheever e Cheever John. E che sia per voi un 2017 carico di libri che vi facciano dormire dimmerda! Uh, dimenticavo: il libro che volevo leggere e non ho letto! Fratelli e sorelle, vi dirò: aprite i vostri cuori, liberate la vostra anima. Basta con questa corsa verso il nulla. Accontentavi di quel che avete fatto e di quel che avete letto. Senza rimpianti. Andate in pace. Amen.

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