
Questa è una classifica un po' paparticolare; la vogliamo infatti dedicare tutta a quel bizzarro esemplare che è il "pater familias": insomma, parliamo del papà!
Perché bizzaro? Be', è presto detto: il fatto è che da tempo immemore la figura del padre è estremamente controversa. A letto, da piccini, ci venivano narrate fiabe con papà terribili, che sposavano sempre ignobili megere o smollavano i figli nei boschi. Nei fumetti, abbiamo conosciuto tanti zii e pochissimi papà (tralasciamo, per favore, il capitolo supereroi, davvero troppo triste per essere menzionato), mentre nei film o in televisione abbiamo scovato di tutto e di più: papà superfichi, papà che restringevano i ragazzi, papà dediti a risposarsi con il personale di servizio, e tanti, tantissimi altri.
Che paparapiglia questi papà! Ma noi finzionici, che siam di scorza tenerella, vorremmo scordarci almeno temporaneamente dei papà brutti e cattivi e commemorare, invece, i superpapà della letteratura.
Dedichiamo questo post a tutti i genitori del mondo e ad uno – in fieri – in particolare: il nostro redattore David, che presto entrerà nella felicissima schiera dei papà. Congratulazioni!
- Geppetto di Le avventure di Pinocchio, Carlo Collodi: che bello poter rivendicare uno dei migliori papà del mondo letterario come rigorosamente italiano! Non c'è molto da dire sul Polendina, ché la sua storia la conoscon tutti. Creatore dello scanzonato burattino, Geppetto lo tratterà da sempre come un vero e proprio figlio: lo veste, lo cura, vuol farlo istruire e parte addirittura alla volta del nuovo mondo per potervisi ricongiungere. Indimenticabile il momento in cui, per comperare a Pinocchio l'abbecedario, Geppetto vende l'unico suo indumento, una «vecchia casacca di fustagno, tutta toppe e rimendi».
- Mr Bennet di Orgoglio e pregiudizio, Jane Austen: diciamocela tutta; Se la cara Austen non avesse creato il personaggio del Signor Bennet, il romanzo si sarebbe intotitolato Orgoglio e matricidio e le sorelle Bennet avrebbero sicuro fatto una fine in stile Giardino delle vergini suicide. Sposato con una donna pettegola e petulante il cui obiettivo nella vita è unicamente quello di accasare le figliocce, il signor Bennet risolleva un po' le sorti di una famiglia fondamentalmente presa per il sedere da tutta Netherfield e contee inglesi limitrofe. La sua figlia preferita è sicuramente Elizabeth, Lizzie, mentre reputa sciocche e vanesie le ultimogenite. Quando Lizzie si rifiuterà di sposare il Signor Collins, attirando su di sé l'ira funesta di mamma Bennet, il superpapà archivierà la faccenda con una frase indimenticabile: «Your mother will never see you again if you do not marry Mr. Collins, and I will never see you again if you do.» Chapeau, papà Bennet!
- Il padre di La strada, Cormac McCarthy: lo scrittore non ci rivela il nome di uno o dell'altro, ma saperli ha davvero poca importanza, e anzi va benissimo così. Lo stupendo, struggente rapporto padre-figlio tra i due protagonisti, in viaggio verso sud su di una strada diretta chissà dove in un'America post apocalittica dove l'uomo è l'unica specie sopravvissuta, è tema centrale dell'intero romanzo. Il padre sarà padre, proteggendo il figlio da ogni pericolo, privandosi di tutto pur di garantirne la sopravvivenza. «Ce la caveremo, vero, papà? Sí. Ce la caveremo. E non ci succederà niente di male. Esatto. Perché noi portiamo il fuoco. Sí. Perché noi portiamo il fuoco».
- I papà del libro Cuore, Edmondo De Amicis: non dateci dei demodé, libri così per ragazzi non ne esistono più. Scritto appositamente per insegnare ai bambini le virtù civili sotto una neofita Italia Unita, il romanzo di De Amicis ci presenta una carrellata di rapporti padre-figlio commoventi ed encomiabili. Dalle vicende del Piccolo scrivano fiorentino, passando per le costanti "lezioni di vita" del padre del protagonista, Enrico, che insegna lui l'umiltà e il rispetto, fino ad arrivare alle carezze di Stardi padre per il figliolo un po' duro di comprendonio o al Maestro Perboni, senza famiglia e "padre morale" dei suoi tanti scolari, il libro cuore è una piccola perla dal retrogusto un po' fuori moda e che però ha ancora tanto, tantissimo da insegnare a tutti noi. E se si chiama così, un motivo ci sarà.
- Il ragionier Bianchi dalle Favole al telefono, Gianni Rodari: non c'è vicenda più bella di quella del ragionier Bianchi, rappresentante farmaceutico sempre in viaggio che ogni sera, qualunque cosa facesse, staccava alle nove in punto per telefonare alla figlia e raccontarle storie di volta in volta diverse. Le centraliniste stesse si erano talmente appassionate alle favole del Signor Bianchi che interrompevano le comunicazioni pur di ascoltarle. Ed è facile capire il perché: «alcune sono proprio belline.» Dal palazzo di Gelato di Bologna alle vicende di Alice Cascherina o di Giovannino Perdigiorno, le favole al telefono sono un piccolo capolavoro, opera del genio di Rodari che ci parla attraverso la cornetta di uno dei papà più premurosi al mondo.
Auguriamo a tutti una buona festa del papà! E a voi, quali altri padri della letteratura vengono in mente?
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