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Jonathan Safran Foer tornerà presto in libreria con un nuovo romanzo

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Fino a un po' di tempo fa ero convinto che Jonathan Safran Foer mi stesse antipatico. L'inghippo però venne a galla molto presto: il fatto era che nella mia testa io lo confondevo sempre con Dave Eggers (che davvero non sopporto) e lo associavo quindi a un certo modo di fare e vendere letteratura, fighetto compiacente e compiaciuto — borghese se vogliamo — scritto criticato letto e macerato dal privilegio, che si salvava soltanto grazie all'impeccabilità della scrittura (si veda a riguardo il buon vecchio Jonathan Franzen). Lo scrittore deve rimanere ai margini, pensavo (e continuo a pensare), ha ragione Don DeLillo col suo "The writer at the far margin" e tutto il resto, «Ogni governo, ogni gruppo che detiene o che aspira al potere dovrebbe sentirsi così minacciato dagli scrittori al punto tale da volerli cacciare e uccidere, ovunque». E insomma, chi è che ha paura per davvero di gente come Eggers o Franzen?

Poi mi resi effettivamente conto che Safran Foer era invece quello scrittore che aveva firmato l'ottimo Se niente importa sulla questione del mangiare animali, e che sempre lui era la penna dietro a quel film con l'attore che faceva Frodo Baggins, Ogni cosa è illuminata, e che tutto sommato mi era piaciuto davvero un bel po'. E poi ancora Molto forte, incredibilmente vicino sul post 11 settembre in America, e una serie di fortunati racconti che l'hanno portato nel 2007 ad avere un posto fra i "best young American novelists". Mi piaceva questo Safran Foer, alla fine.

Insomma, tutto questo per dire che: ben venga l'annuncio del nuovo romanzo di Jonathan Safran Foer, il quale dopo più di dieci anni di silenzio romanzesco ha appunto confermato l'imminente uscita di Here I Am. La notizia arriva direttamente dal New York Times, che di recente ha annunciato l'acquisizione dei diritti del nuovo romanzo di Safran Foer da parte dell'americana Farrar, Straus and Giroux, per i cui tipi il nuovo titolo uscirà a settembre del prossimo anno.

Here I Am parlerà di famiglie ebraiche, figli irrequieti e collassi matrimoniali sullo sfondo di una città di Washington re-immaginata in un mondo nel quale Israele è stato distrutto da un enorme terremoto di proporzioni giustamente bibliche, che ha portato alla sua invasione da parte del resto del Medio Oriente. Il New York Times non manca allo stesso tempo di far notare l'ascendente vetero-testamentario del titolo Here I Am — "Eccomi" — che riprende la risposta di Abramo a dio quando quest'ultimo gli chiede così per ischerzo di sgozzargli in sacrificio il primo figlio maschio Isacco. LOL.

Le redazioni d'oltremare sono in fermento: «Il suo stile è unico, è impossibile non riconoscerlo», ha riferito Eric Chinski, editor responsabile  dell'acquisizione del titolo da parte di FS&G, al New York Times, «la sua è una scrittura dall'inventività elettrica e dall'intensa immaginazione, insomma quell'energia pura che viene da associare a Jonathan Safran Foer. Allo stesso tempo Here I Am rappresenta un passo avanti per l'autore, si tratta infatti di una scrittura più solida, allo stesso tempo sporca e a suo modo diverente. Come il Lamento di Portnoy, il nuovo libro di Safran Foer ci offre uno spaccato della vita delle famiglia ebraiche americane».

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