Punta d'orgoglio e di vergogna insieme è l'ostilità tutta inglese e americana nei confronti delle lingue straniere e di tutto ciò che queste hanno da offrire. Sarà per lo status dell'inglese come lingua franca, o dell'orgoglioso (e cupo) passato imperiale della Gran Bretagna, ma vulgata vuole che il madrelingua inglese parli e legga ben poco altro oltre alla propria lingua d'origine. Se trasportiamo poi questo discorso al mercato dei libri, vediamo che le abitudini letterarie di Albione e d'oltreoceano si mostrano decisamente autoreferenti e limitate: «È qualcosa di davvero imbarazzante» ebbe addirittura a dire Nick Barley, direttore dell'Edinburgh Book Festival, in riferimento alla carenza di traduzioni di narrativa e poesia.
Eppure a quanto pare una carenza di libri tradotti si può tradurre per qualcuno in uno spazio di mercato ancora da occupare, in una nuova opportunità per fare qualche soldo in un mercato editoriale ormai sempre più liquido e difficile da far fruttare. Stiamo parlando qui, ancora una volta, di Amazon, che nella sua diffusione tentacolare e quasi monopolistica ha stabilito negli ultimi anni il proprio dominio nel settore delle traduzioni, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti (per quanto anche l'Inghilterra si stia mostrando terreno fertile).
Se prendiamo di riferimento il mercato editoriale americano vediamo infatti che Amazon, tramite la sua branca editoriale AmazonCrossing dedicata alla letteratura in traduzione, si è imposto sulla scena superando di gran lunga tutti i suoi avversari per quanto riguarda la pubblicazione di opere straniere in traduzione, Il distacco poi non è indifferente, visto AmazonCrossing pubblica (e si presume venda) ben tre volte tanto chi gli sta subito dietro, come per esempio la Dalkey Archive. «Tre volte di più,» sottolinea Chad Post monitorando il database delle traduzioni in lingua inglese compilato dall'Università di Rochester, «Tre volte di più della seconda casa editrice in classifica! Amazon contribuisce per quasi il 14 per cento al numero di traduzioni pubblicate.»
Ciò che sorprende ulteriormente è anche il fatto che nel generale declino di questa fascia di mercato (tale per cui il totale dei libri tradotti in America è sceso fra 2014 e 2015 dell'8,5 per cento, dai 600 titoli di prima ai 549 di poi) AmazonCrossing sembra muoversi invece controcorrente, pubblicando sempre di più: se Amazon si era imposto nel settore già nel 2014 con 46 titoli pubblicati a fronte dei 30 della rivale Dalkey Archive, nel 2015 il primo è andato crescendo fino a 75 titoli, mentre la seconda è di contro scesa a soli 25.
Come al solito quando un gigante editoriale come Amazon si muove in maniera così fragorosa (e con tanto di dieci milioni di dollari di investimenti annunciati lo scorso ottobre per AmazonCrossing), a tremare è il sottobosco di quelle case editrici che della letteratura in traduzione hanno fatto la propria specializzazione. Se infatti nel 2014 queste ultime, seppure sparse, avevano popolato gli scaffali delle librerie con le proprie selezioni di titoli, il 2015 si è rivelato invece l'anno dei grandi gruppi, con una generale battuta d'arresto dei più piccoli.
Stando agli osservatori del settore, è plausibile che tale fenomeno non nasconda altro che una normale fluttuazione dei mercati e a una normale alternanza delle parti in gioco, ma forse rimane comunque il caso di tenere le antenne alzate. Sebbene da un certo punto di vista faccia ben sperare tale aumento di titoli (e quindi di voci d'autore e di scelte per i lettori), se si prendono in considerazione solamente i numeri e le percentuali, si rischia anche di trascurare il contributo delle parti, ovvero l'impronta e la "voce" delle singole case editrici nel fornire una scelta di romanzi, poesie e saggi variegata e non allineata alle linee editoriali dominanti.
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