
IL 5 Gennaio del 1984 moriva a Catania Giuseppe Fava, ucciso per mano della mafia perché metteva il naso nei loro affari. Qui, non parleremo di questo, tralasceremo la parte legata alla cronaca e ai processi, senza nulla togliere al coraggio e alla bravura di Fava come uomo e come giornallista impegnato nella lotta contro la mafia e contro quelli che erano e sono potenti solo grazie ai legami con essa. I fatti si conoscono già. A Finzioni, in occasione del ventinovesimo anniversario dalla morte, vogliamo rendere omaggio a Pippo Fava ricordandolo come scrittore, perché questo è stato. Conosciutissimo per aver fondato la rivista I Siciliani, per essere stato una penna scomoda che all'improvviso nessuno voleva più, per aver messo su dal nulla una redazione in uno scantinato; tutte cose, queste, che insieme all'eco dovuto alla sua morte, hanno fatto sì che, nella memoria pubblica, venisse messa da parte la sua attività di scrittore e drammaturgo e la sua importanza in quanto tale.
Negli anni '70 il nome di Fava era accostato a scrittori del calibro di Leonardo Sciascia e Vincenzo Consolo, tanto era ritenuta importante la sua opera narrativa e teatrale.Nel 1970 pubblica un libro di inchieste dal titolo Processo alla Sicilia e ancora prima, nel 1969, era uscita la sua prima opera narrativa Pagine, una raccolta di racconti pubblicati nel corso degli anni ’60 sui quotidiani in cui aveva lavorato. Successivamente due suoi romanzi: Gente di rispetto (1975) e Prima che vi uccidano (1976) sono stati dei veri e propri bestsellers.
Nel 1980 esce il suo ultimo romanzo Passione di Michele, dal quale è tratto Palermo oder Wolfsburg, film vincitore dell'Orso d'oro al festival del cinema di Berlino.
Pippo Fava non era un latinista, era uno che scriveva per farsi capire dalla gente, complice, forse, anche la sua attività di giornalista; la sua scrittura era diretta e semplice e non per questo meno incisiva.
Si dedicò anche alla stesura di testi teatrali che vengono tutt'oggi messi in scena in tutt'Italia.
La sua opera è vasta, considerando il fatto che lavorò anche per la televisione e per il cinema, ma, in ogni cosa di cui si occupò, viene fuori il suo tratto caratteristico, quell'insaziabile bisogno di dare risalto, solo e soltanto, all'unica cosa che conta: la verità.
Qui potrete vederlo intervistato da Enzo Biagi, in quella che fu la sua ultima intervista. Rimarrete basiti dalle sue affermazioni, perché forse oggi valgono più di allora.
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