I giudici del tribunale di Torino hanno assolto Erri De Luca dall’accusa di istigazione al sabotaggio della Tav, «perché il fatto non sussiste». I pubblici ministeri Andrea Padalino e Antonio Rinaudo avevano chiesto una condanna a 8 mesi con le attenuanti generiche per lo scrittore che, in un’intervista del 2013 all’Huffington Post, si era espresso a favore delle proteste contro la linea ad alta velocità tra Torino e Lione: «la TAV va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti».
Dopo l’intervista all’Huffington Post, De Luca era stato denunciato dalla Lyon-Turin ferroviarie (Ltf), la società che lavora alla tratta comune della linea TAV Torino-Lione. Nel giugno del 2014 lo scrittore era stato rinviato a giudizio e il processo era iniziato lo scorso 28 gennaio. Nell’udienza di oggi, quella della sentenza, De Luca ha letto una dichiarazione spontanea: «Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua».
Sulla sua vicenda Erri De Luca aveva scritto un libro, La parola contraria, e fin dal suo primo interrogatorio si era difeso insistendo sul significato della parola «sabotare» – «il verbo è un verbo nobile», aveva detto – spiegando che in italiano la parola «sabotare» ha più di un significato e che lui l’aveva usata facendo riferimento al suo significato più vicino a quello di «intralciare»:
Il primo [significato] che risulta è quello di danneggiamento materiale. Gli altri sono intralciare, impedire e ostacolare. Ritengo di aver detto che la TAV [..] vada ostacolata, impedita e intralciata e perciò di fatto sabotata. Con cesoie e molotov? Evidentemente no. L’intralcio che dura da più di venti anni è stato attuato da una comunità unanime, che finora è riuscita a sabotare l’opera. Se il sabotaggio avvenisse con le cesoie l’opera sarebbe già conclusa da un pezzo.
De Luca ha ribadito spesso che non avrebbe fatto ricorso in appello né avrebbe fatto domanda di grazia. Negli ultimi mesi è stato difeso pubblicamente da diversi scrittori: tra questi Salman Rushdie e Paul Auster, che hanno firmato un appello Liberté pour Erri De Luca, in nome della libertà di espressione. De Luca ha invece più volte fatto notare il mancato sostegno di molti scrittori e intellettuali italiani: «un’assenza che si nota, si sono presi la responsabilità della loro assenza». Anche in rete non è mancato il sostegno nei confronti dello scrittore, con l’hashtag #IoStoConErri o nel gruppo Facebook L’Invincibile Erri De Luca, gestito dall’editore e libraio Raimondo Di Maio.
La decisione del giudice di Torino è stata commentata da Alberto Mittone, legale di Ltf: «Rispettiamo la decisione, non ne faremo una battaglia campale, ma nei momenti di tensione sociale ci sono dei limiti che soprattutto gli intellettuali dovrebbero rispettare». I sostenitori di Erri De Luca hanno accolto la sentenza con gioia: «È stata impedita un’ingiustizia».
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