È con particolare entusiasmo che la giuria del Man Booker Prize ha eletto quest’anno il suo vincitore. Si tratta di Marlon James, ovvero il primo autore giamaicano ad aggiudicarsi il prestigioso premio con un romanzo, A Brief Story of Seven Killings, che si configura come un violento, intransigente, scurrile e divertente poema epico «non per i deboli di cuore», per riportare le parole del Guardian.
Storia fittizia incentrata sul tentato omicidio di Bob Marley nel 1976, l’opera – che, a dispetto del titolo, proprio breve non è, considerate le 686 pagine dell’edizione originale densissime di azione, personaggi e colpi di scena – parrebbe aver conquistato il responso unanime dei giurati a suon di parolacce, ma anche di risate.
Michael Wood, professore emerito di letteratura inglese e comparata a Princeton nonché presidente della giuria, non ha esitato a definirlo il più emozionante libro della lista dei candidati – che tra Tom McCarthy, Anne Tyler e gli altri autori in gara ha stupito nell'insieme per la durezza dei contenuti e la complessità della lettura.
Marlon James, 44 anni residente a Minneapolis, ricevendo il premio dalla Duchessa Camilla di Cornovaglia e dedicandolo al padre e ai loro “duelli shakesperiani", ha rivelato come la sua sensibilità letteraria sia stata plasmata proprio dal Man Booker. Fermo restando, però, la sua natura di dickensiano convinto per la fedeltà ai tre aspetti principali della narrazione: trama, sorpresa, suspense.
C’è poco da stupirsi dunque se il New York Times ha parlato di A Brief Story of Seven Killings nei termini di un «remake tarantiniano del film giamaicano The Harder They Come, ma con una colonna sonora di Bob Marley e la sceneggiatura firmata Oliver Stone e William Faulkner… travolgente, mitico, colossale, sopra le righe e vertiginosamente complesso».
Certo, la struttura arzigogolata, la lunghezza non indifferente e l'indulgenza al turpiloquio non lo rendono un romanzo facile e affine ai palati sensibili, ma secondo Wood rappresentano ostacoli che vale la pena di superare per l’eccellenza della lettura.
James ha affermato che si tratta indubbiamente del libro più rischioso che abbia scritto in termini sia di contenuto che di forma. L’augurio è quello che la sua vittoria possa procurare maggiore attenzione al panorama letterario dei Caraibi, per quanto A Brief Story of Seven Killings sia in realtà un romanzo d’esilio: James ha infatti sentito la necessità di allontanarsi dalla sua patria per poterlo scrivere («avevo bisogno di questa distanza»).
Questo è il secondo anno in cui il Man Booker Prize ha deciso di aprirsi ad autori di lingua inglese di qualsiasi nazionalità; con grande soddisfazione di Wood, felice che il lavoro della giuria possa allargare i propri orizzonti alle nuove spinte del mondo letterario anglofono nel suo insieme.
Marlon James ha ricevuto l’ammontare di 50mila sterline lo scorso martedì sera a una cena di gala al Guildhall di Londra. Il suo romanzo vanta già un gran numero di fan, probabilmente destinati a moltiplicarsi secondo una parabola esponenziale di aumento delle vendite già sperimentata da Richard Flanagan l’anno scorso: post Prize, infatti, The Narrow Road to the Deep Nord ha venduto 300mila copie nel Regno Unito e 800mila in tutto il mondo.
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