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Il libro postumo di Günter Grass e il problema tedesco coi migranti

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Quando, negli ultimi mesi di vita, Günter Grass stava lavorando ai testi di Vonne Endlichkait, la sua opera postuma che in Germania ha visto da poco la luce per l’editore Steidl, certo non poteva sapere che qualche tempo dopo il suo Paese avrebbe dovuto conoscere le lacrime della piccola Reem e i cortei di Heidenau. Due episodi che, in modo diverso, confermano un problema della Germania con i migranti, che Grass stesso sottolineava all’interno del suo ultimo libro.

Da un lato le difficoltà delle autorità tedesche a gestire il flusso dei richiedenti asilo (aumentato, nei primi mesi del 2015, del 132% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente). Dall’altro la palese opposizione di una parte della popolazione all’accoglienza degli immigrati e la pretesa che il Paese sia attento in primo luogo agli interessi e ai bisogni dei tedeschi (dall’inizio del 2015 sono stati calcolati in Germania oltre 200 episodi di violenza ai danni degli stranieri e delle strutture adibite ad accoglierli. La matrice è di estrema destra, ma in alcuni casi, come a Heidenau lo scorso 21 agosto, le violenze sono perpetrate sotto gli occhi indifferenti del resto della popolazione).

E Grass, attento lettore della realtà tedesca sin dal dopoguerra, doveva immaginarsi qualcosa di simile mentre scriveva la poesia “Xenofobo”, in cui accusa il popolo tedesco di intolleranza nei confronti di chi cerca rifugio in Germania. La stessa intolleranza con cui proprio i tedeschi profughi provenienti dall’Europa centro-orientale si erano dovuti scontrare alla fine della seconda Guerra Mondiale e di cui sembrano essersi dimenticati.

Non c’è comunque solo il tema dell’immigrazione in quest’ultima opera di Grass, che contiene poesie, testi in prosa e disegni dell’autore stesso. Molti altri sono i rimandi all’attualità, come l’attacco alla cancelliera Angela Merkel della poesia “Mutti” (“mammina”) o la critica al web, che secondo il Premio Nobel è responsabile di aver allontanato le persone da ciò che succede realmente nel mondo (le immagini di bombe e salme avvolte in lenzuoli non sarebbero altro che copie di un videogioco). E ancora, il biasimo nei confronti dei «giocolieri della finanza» e allo stesso tempo nei confronti di chi dichiara l’avvento di un’era in cui non si userà più il denaro.

Ma agli attacchi e al moralismo fanno da contraltare anche riflessioni più personali sulla vecchiaia e la mortalità: è così che veniamo a sapere delle piccole battaglie con l’apparecchio per l’udito, a cui Grass dedica una poesia, o del timore dei nipotini per questo vecchio nonno con un dente solo (testo a cui l’autore affianca un suo autoritratto sotto forma di spaventapasseri). E pure la pipa, quel particolare che compare praticamente in ogni suo ritratto ed è un po’ il suo segno distintivo, è oggetto di qualche meditazione. Per l'autore diventa infatti  simbolo dell’impotenza dovuta alla vecchiaia: «Vado in giro per i fatti miei con una pipa carica, ma senza fiammiferi. In altre parole: la mia virilità, il vecchio ficcanaso, ha tirato le cuoia».

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