A volte i libri si scelgono per i motivi più disparati – credo che da qualche parte su Finzioni ci sia addirittura un articolo sul tema – uno è in libreria alla ricerca di ispirazione e improvvisamente viene colpito da qualcosa, una copertina con due conigli rosa che fanno sesso, una lettera, un colore, il nome dell'autore che è un uomo ma che sia chiama come la tua ex fidanzata, dal formato del libro, che è quadrato, triangolare, stretto e lungo, tondo. Dal titolo, magari. Commovente, eroico, avventuroso, pauroso, romantico, assolutamente romantico.
Non ci girerò troppo intorno: mio fratello sia chiama Pier Mauro, da piccolo lo chiamavamo tutti Maurino, poi gli anni passarono e chiamare Maurino un ragazzo di 22-24-27-30 voleva dire rendergli la vita un inferno, un dramma, condannarlo a un'esistenza solitaria, senza amici, senza una donna che gli dicesse "Ehi ti voglio bene" nei giorni di pioggia. E così ad un certo punto abbandonammo il soprannome Maurino ed io, in particolare, passai a chiamarlo Pierre – in realtà non ho mai saputo se lo chiamassi Pier o Pierre, ma tanto non faceva molta differenza perché quando lo pronunci uno non capisce se ha la "re" finale. Lui sembrava più felice, ed anche io, sapete poter dire di avere un fratello che si chiama Pierre invece di Maurino, dà più sicurezza anche a te.
E insomma, quando vidi sullo scaffale quel libro dal titolo che cominciava con Pierre, be', quel libro ebbe la mia attenzione.
In quel periodo particolare, mio fratello lo vedevo pochissimo, anzi, non lo vedevo mai, io a Pesaro, lui a Milano, e ci sentivamo ancor meno; praticamente non esisteva, a volte dovevo sforzarmi per immaginarmelo, visualizzare un volto, dei capelli, con gli occhiali o senza, montatura nera, spessa, o fine in metallo, occhi castani, verdi.
Quando lessi il titolo per intero, quel libro ebbe completamente la mia attenzione, lo presi, guardai la copertina e pensai: cazzo, mio fratello. Pagai e uscii dalla libreria (a dir il vero non ricordo se lo pagai – io ho questa abitudine: il martedì i libri li rubo – se non ricordo male era giovedì)
E così lessi questo libro, da un lato pensando che il protagonista fosse mio fratello Pierre e dall'altro pensando che l'autore fosse sempre mio fratello Pierre, che non assomiglia a Lorenzo Vargas, ma ha lo stesso paio di occhiali, anche se i suoi non sono tondi ma quadrati.
E quindi mi sono immaginato Pierre, mio fratello, che viveva nella realtà orribile, distopica, grigia, buia, supercontrolata di un futuro lontanissimo, e non è stato poi così difficile pensare alla Milano dei giorni nostri. E così mi sono un po' dispiaciuto per mio fratello; la sua vita, le sue relazioni amorose, la sua realtà non realtà, i suoi problemi, le insicurezze, i suoi dubbi, i suoi sogni non sogni.
Che dire: è stato molto intenso leggere la storia del proprio fratello sulle pagine di un libro; voglio dire, non è che capita propio tutti i giorni di leggere la storia del proprio fratello sulle pagine di un libro – a meno che tu non sia il fratello di Agassi, o il fratello di Barack Obama.
E poi aver la fortuna di leggere la storia di tuo fratello, scritta bene. Scritta con cura, con le parole giuste, le atmosfere giuste. Perché Lorenzo Vargas scrive per scrivere, anche se io di scrittura non ci capisco nulla e quindi il mio parere conta per quel che conta, però ecco, in fin dei conti mi sento fortunato che sia lui lo scrittore che abbia raccontato la storia di mio fratello.
Che poi uno dice, mio fratello, ma la storia che racconta Vargas potrebbe essere la storia di tutti i fratelli dell'universo, magari del vostro fratello, o di vostra sorella, o magari di vostra madre.
E poi ancora: Vargas, rimette un po' in pace con il mondo, anche se ti fa toccare il fondo e ti mette davanti a te stesso, e quello che vedrete non vi piacerà. E poi perché leggere della buona narrativa di fantascienza italiana non capita tutti i giorni.
Lorenzo Vargas, Pierre non esiste, Bompiani, 2015
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