Incredibile, abbiamo una scena erotica che piace alla donna del nostro 69, Michela Capra. Non è scritta da un uomo e non è scritta da un intellettuale. Insomma, chi sa raccontare l'erotismo e accendere le nostre fantasie? Le epigoni di E.L. James o i nostri migliori letterati europei? Voi che ne pensate? Intanto, beccatevi il momento in cui l'industriale ventottenne Jayden riesce a mettere le mani sulla sedicenne Selvaggia, che ovviamente è vergine (vi ricorda qualcosa?). Stavolta, però, il nostro Federico Tamburini mi sa che si è annoiato. Esiste della letteratura erotica che metta d'accordo uomini e donne?
Tratto da Elisa Gentile, Non meriti un minuto in più del mio amore, Newton&Compton 2015:
Michela Capra
I romanzi rosa attuali possono essere genuini – e dunque hanno successo – o possono essere manierati, e dunque rimangono un titolo tra una miriade di altri.
Lo si vede anche sulla grande scala: quando un titolo del genere giunge al pubblico generalista, vuol dire che ha in sé un germe di autenticità. Non emerge sempre chi apporta un elemento di novità a uno stilema in serie – vedi il vampiro con Twilight o il sadomaso con Cinquanta sfumature -, quello certo fa bene, ma non basta. Quante idee simile e fantastiche a loro modo non sono comunque riuscite a sfondare? Tantissime, ma appunto ne siamo a conoscenza noi del circolino degli addetti ai lavori e i lettori fedelissimi.
La scintilla salvifica è dunque l’autenticità, l’essere, l’avere il coraggio di essere, oltre lo scrivere. Togliere alla maniera e dare al sogno, quello vero, personale, non al sogno che dovrebbe essere o al sogno che si ha perché lo sognano tutti. E dunque ho parlato della blasonata Elena Ferrante, ho sparato su Houellebecq, ma mi risparmio, e con piacere, di riservare lo stesso trattamento allo scritto di Elisa Gentile, che è vero, è lì, non pretende nulla, ma con un coraggio imbarazzante, il coraggio di dare corpo al fantasticare, ha messo nero su bianco i sogni, i film mentali, i desideri delle consumatrici di letteratura rosa (non che ami questo termine, lo uso qui per semplificarmi la vita).
Sarebbe stato molto più facile dire “Ehi, sai che c’è? Le mie fantasie da sedicenne non valgono un cavolo, le tengo per me. Ma chi me lo fa fare di mettermi a scrivere”. Sarebbe stato altrettanto semplice cedere all’agguerritissima competizione tra le scrittrici del giro, quasi tutte self assoldate da grandi case editrici quando i numeri su Amazon si fanno tanto grossi che, che fai, non li sfrutti?
Dunque queste donne, tutte in fila, come gli aerei a Natale o ad agosto, aspettano che la luce diventi verde e che sia dato finalmente loro il permesso di decollare con l’assenso di qualche grade capo. Solo che mentre attendono (e l’aeroporto si chiama Facebook) c’è un gran sparlare e qualche coltello nella giarrettiera. Dal di fuori va bene così, ci si annoia di meno, dal di dentro, non deve essere una gran esperienza.
Dunque io personalmente applaudo l’autrice e le direi anche di non smettere tenendosi stretto stretto il suo ingrediente segreto – o meglio, speciale, visto che l’ho appena svelato.
Federico, il mio collega qui sotto, le ha fatto un gran complimento: ha usato l’onomatopea per commentare metaletterariamente l’opera, andando sul genuino (e vedi sopra), impossibilitato a staccarsi dalla scena appena letta, s’è proprio immedesimato. E dunque vedete il potere dei libri non troppo intellettuali? Danno un po’ d’ossigeno all’ego tronfio e fanno tornare a giocare coi pensieri.
Fede, citerò Selvaggia: "Fai piano" <3
Federico Tamburini
Ahhhhh, siiiiiii, daiiiiiiiii, ancora, siiiiii, ohmmioddddio! Sì tesoro, sì! Dai, ah, sì, dai, ah, sì Dai, ah, sì, Dai, ah sì, ohmmioddddio, ancora sì,Dai, ah, sì Dai, ah, sì Dai, ah, sì, Dai, ah sì.
Dai, ah, sì
Uff, Dai, sì
Uff, Dai, sì
Dai, ah, sì
Dai, ah
ah, sì
sì
Va be’ ’ndiamo a letto?
’ndiamo
c’ho un sonno
a chi lo dici, son talmente stanco che mi si arricciano le dita dei piedi
mi
si
arricciano
le
dita
dei
piedi.
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