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Michel Houellebecq e la sottomessa che suona alla porta

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Questa volta dissezioniamo una scena di sesso da Sottomissione (Feltrinelli 2015), l'ultimo libro di Michel Houellebecq che ha trasformato lo scrittore, suo malgrado, in un profeta dell'Isis e dell'attentato a Charlie Hebdo. Già "sottomissione" ci fa pensare a dominatrici, schiavi, frustini, e, nel peggiore dei casi, a contratti da 50 sfumature. Invece le fantasie di Houellebecq sono molto più banali, invocano una femmina sottomessa al maschio ma bella scosciata. La storia è questa: 

François, docente universitario quarantaquattrenne e depressoide, ha un affaire con Myriam, ventenne di origini ebraiche, la cui famiglia ha intenzione di trasferirsi in Israele prima che al governo si stabilsisca la Fratellanza Musulmana. Myriam si presenta alla porta di François, per quello che potrebbe essere il loro ultimo incontro, vestita con un look che i maschi francesi potranno solo sognarsi dopo la vittoria della Fratellanza Musulmana alla elezioni (che sono alle porte). Ed ecco che succede:

sottomissione14 Michel Houellebecq e la sottomessa che suona alla portasottomissione22 Michel Houellebecq e la sottomessa che suona alla portasottomissione32 Michel Houellebecq e la sottomessa che suona alla porta

 

Federico Tamburini

finzioniok21 Michel Houellebecq e la sottomessa che suona alla porta

Amici finzionici, voglio dire, a voi è mai capitato che la vostra bella entrasse nel vostro appartamento, senza mutandine, dicendovi – Accomodati sul divano, amore mio, ché voglio farti un pompino. Un pompino coi fiocchi.

Facciamo i seri. Ditemi che vi è capitato ed io infilo le mie flipflop e vado a scalare l’Everest.

Dai, alzi la mano, chi gli è mai capitata una cosa del genere. A me tutt’al più è capitata quella che entrando in casa m’ha detto – Le patate, ti sei ricordato di comprare le patate, sì?

Ma anche fosse, ok, supponiamo che questa entra in casa, ti fa accomodare e ti dice che ti vuole fare un pompino, supponiamo che uno sia così fortunato che la cosa gli capiti davvero, ti pare che questa invece di prendere il tuo pipino in bocca, che fa? Comincia con un anilingus! Fermo restando che la parola anilingus non la sentivo dai tempi di Papa Gregorio VII, ma è così che si fa? Tu sei lì bellobello, ad aspettare che Santa Maria Goretti te lo prenda in bocca e invece lei alla traditrice ti infila la lingua tra le chiappe. E poi con aria candida ti sussurra – Quando vuoi passo al cazzo – Mah, sì, magari tra un paio di minuti, continua pure con l’anilingus, grazie cara, sei proprio un tesoro.

Poi i due ci danno giù di brutto e lui, parole sue, sostiene di farla venire, che questa comincia a gemere, a urlare, ad avere le visioni e udite udite a piangere! No, dico, a piangere! Io l’unica donna che ho fatto piangere in vita è la donna delle pulizie del mio palazzo – la investii con la motocicletta, ma non lo feci apposta – fu un errore di valutazione, cose che capitano. Comunque non si fece troppo male.

Ma io mi dico: ‘sti scrittori, ma quanta fantasia devono avere?

Michela Capra

 

finzioniok1 Michel Houellebecq e la sottomessa che suona alla portaImpresa molto poco filologica e molto poco giusta moralmente: tiro in ballo l’autore. Ora, vi prego, rileggete la scena tenendo a mente il suo autore.

Bene. Non si tratta di un uomo brutto o bello, non è questo il punto, anzi non mi interessa affatto. Ciò che non abbandona la mia mente è l’espressione malandrina, sogghignante e incerta sul fatto di trovarsi o meno su questo pianeta, la vedete anche voi, vero? Rende chiarissimo come Houellebecq interpreti la vita e mi fa pensare a una parola sola: paura. 

Mi pare l’effige dell’intellettuale divenuto tale perché teme l’esistenza reale, ha paura di cavalcarne le onde, di coglierne le possibilità, di chiavarsi il mondo che è lì fuori a gambe aperte. Per carità, benissimo per coloro che desiderino ascoltare lunghi discorsi di principio e bearcisi dentro, benissimo se l’intenzione dell’autore è puramente il raccontarci il suo – e forse dei lettori di Libero - folle terrore del potere islamico, benissimo. 

Un po’ meno bene se ti metti a parlare di sesso. Non sei credibile e ti smascheri a livello personale, dommage. Quando una storia non sta in piedi da sola, ma ti fa fermare con un "eh?" dipinto sul volto, ti fa fissare per un po’ il vuoto e poi riprendere a leggere, questo non vuol dire che sei un fenomeno e cogli alla sprovvista il lettore, vuol dire che hai sparato troppo altro per dissimulare il fatto che non spari mai e quando lo fai sei maldestro, cervellotico e inconcludente. Ma c’è di peggio. Nel narcisismo adolescenziale eterno e auto-alimentante (classe 1956) pensi che il tuo vero problema sia l’essere ineffabilmente desiderabile, per cui una ragazzina con tutto il futuro davanti proclama il suo amore per te, vuole mettersi da parte e attuare proprio su di te i trucchetti più beceri, tali perché rivolti al tuo esclusivo piacere. Cioè, tu dici che per amore (e per ansia da separazione) questa ti lecca il culo, cazzo. Non è solo una stupidissima fantasia francese o meglio lo è, ma poi non venirmi a parlare dell’ipotetica sottomissione islamica: questa è una ben più reale, ben più schiacciante, concreta, sottomissione. Fisica, ma soprattutto culturale. Soprattutto ai danni delle tue generazioni occidentali, formate da coloro che dovrebbero difenderti dall’avanzata musulmana, costituite da quelle donne che fiere dovrebbero schiacciarla a suon di autonomia e libertà. 

Belle munizioni infili nei loro cannoni.

 

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