E perché ho la sensazione che ci sia qualcosa di fondamentale che dovrei capire e che invece continua a sfuggirmi?
E perché continuiamo a porci questo tipo di domande quando potremmo passare un’ora di pace sul nostro divano sfogliando e ridendo di Tutte le ossessioni di Victor? Facile, perché Davide Calì e Squaz (all’anagrafe Pasquale Todisco) con il loro lavoro a quattro mani hanno portato una ventata di aria fresca in quell’ambito filosofico di cui già Platone aveva cercato di dire qualcosa nell’antica Grecia e che, a parer mio, ha meglio espresso Gauguin con il titolo di una delle sue opere più famose: Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Ma non spaventiamoci: la novità in casa Diábolo Edizioni non è assolutamente noiosa come qualsiasi altro trattato sulla nostra temporanea esistenza e a dimostrarlo sono proprio i differenti stili dei due autori che, alternando i colori più accesi a tavole in bianco e nero, con i loro tratti hanno costruito una storia talmente tanto semplice da dare a Freud un bel po’ da pensare. Ma facciamo un passo indietro.
Era una sera qualunque dopo otto ore di deprimente lavoro quando decisi di lanciarmi nel fantastico mondo di Victor (semicit.). Non so, forse fu la stanchezza o la semplice incoerenza delle mie sinapsi dopo una giornata di fatturazione estrema ma, improvvisamente, dopo poche tavole, mi ritrovai a pensare a Matt Camden, sì, quello di Settimo Cielo. Uno di quei famosi cassettini della memoria si è letteralmente rovesciato per terra nel mio cervello e ha lasciato in bella vista un Matt triste e solitario in un appartamento non ben definito in cui, colpevole l’assenza di cioccolatini per San Valentino, si ritrovò a telefonare a tutte le sue ex per chiedere a ognuna di esse i motivi della fine delle loro grandissime e purissime storie d’amore. Non ricordo le risposte, probabilmente qualcuna scaraventò il telefono contro il muro (io l’avrei fatto), ma la miccia che mi portò alla mente tutto ciò fu proprio Victor con le sue prime e comprensibili ossessioni descritte nell’opera di Davide Calì e Squaz: le ragazze.
Alle medie mi sarei fatto praticamente tutte le mie compagne di scuola. Anche quelle orrende. Questo penso sia normale. Io però mi ero fatto un album di figurine, disegnato da me, in cui assegnavo a ognuna un punteggio in base al rapporto CPF, ovvero Culo-Poppe-Faccia, dal quale ricavavo un indice di “chiavabilità” che variava da 5 (appena chiavabile) a 10 (molto chiavabile).
Il protagonista di Tutte le ossessioni di Victor è assolutamente e completamente fissato con le ragazze e tale assillo risale ai tempi delle elementari, quando barattò due nuovissime racchette da tennis per poter sbirciare sotto la maglietta della tenera (e furba) vicina di casa, Lucilla. Non stupisce, quindi, se la sua ultima storia d’amore finita male diventa un pretesto per viaggiare nel tempo e scavare nelle radici di ogni singolo rapporto con il gentil sesso. Victor non telefonerà a ognuna di loro (la vista di Matt Camden deriso dalle ex avrà dato i suoi frutti) bensì, di ogni legame, trova il lato più divertente (e soprattutto satirico) per poter rendere l’avventura con le sue donne un susseguirsi di risate e sghignazzate.
Ma Squaz e Davide Calì non si limitano solo al rapporto CPF. Dopo diverse avventure amorose, infatti, l’opera diventa uno specchio dove il Victor adulto si confronta con il Victor bambino dimostrando che molte delle sue paure non sono che la logica conseguenza di fatti accaduti nei primi anni della sua vita. Ed è qui che entrano in campo Freud, Gauguin, Platone e chi più vi piace: Tutte le ossessioni di Victor, all’apparenza così semplice e così divertente, diventa un gioco per confermare come la mente sia un castello fatto di mattoni che cominciamo a posare sin dalla più tenera età e come la vita, dopotutto, sia questione di punti di vista. E le ultime tavole, così spoglie e così accorte, lo raccontano meravigliosamente.
Davide Calì e Squaz; Tutte le ossessioni di Victor; Diábolo Edizioni; 144 pagine; 15,95 euro.
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