(photocredit: Guardian. Sala del padiglione Macondo al Bogotá Book Fair)
Che si speculi sui personaggi da poco scomparsi non è una novità, ma una consapevolezza storica in grado di mettere in allarme collezionisti e possessori di oggetti d’autore potenzialmente remunerativi, i quali dovrebbero quanto meno avere l'accortezza di moltiplicare controlli e sicurezza, soprattutto in occasione di eventi di un certo rilievo. Sfortunatamente, così non è stato per la fiera del libro di Bogotá, in Colombia, dove lo scorso weekend è stata rubata una copia preziosa della prima edizione di Cent’anni di solitudine, il capolavoro di Gabriel García Márquez, autore al quale l’evento stesso era stato dedicato.
Se il fatto di essere uno degli ultimi superstiti degli 8000 esemplari editi nel 1967 dalla casa editrice argentina Sudamericana ne faceva una merce di per sé ghiotta, bisogna aggiungere che il valore della copia era notevolmente accresciuto dalla dedica autografata dallo scrittore morto lo scorso anno a Città del Messico.
Parliamo di cifre che si aggirano intorno ai 23mila dollari stimati per la vendita online, ma il vero valore, come giustamente sottolinea il legittimo proprietario del libro, è interamente sentimentale. Alvaro Castillo, collezionista di libri rari, ha infatti alle spalle una ricerca protrattasi per anni, prima del ritrovamento della copia bramata in Uruguay e della dedica firmata qualche tempo dopo da Márquez stesso. Scegliendo di ritirare il resto della sua collezione di libri dalla fiera, Castillo ha parlato di «una perdita molto dolorosa».
Restano ancora oscure le dinamiche con cui il libro è stato sottratto dalla teca in cui si trovava custodito. La polizia ha condotto le indagini sulla base delle registrazioni di una telecamera posizionata all’ingresso del padiglione Macondo – non a caso così chiamato in onore della città in cui è ambientato il romanzo. Il procuratore non ha esitato a definire il furto «un grave attentato al patrimonio culturale della Colombia», prospettando tra i sei e i venti anni di carcere ai responsabili del furto, ma lasciando intuire una pena altrettanto severa anche per gli eventuali acquirenti della copia.
Se a poco sembravano essere valse le scuse degli organizzatori della fiera, che hanno invitato i ladri a restituire una refurtiva che, per le sue caratteristiche specifiche, difficilmente poteva trovare spazio sul mercato, fortunatamente le autorità locali sono riuscite a limitare in parte il danno d’immagine provocato dall’incidente grazie al ritrovamento della copia lo scorso venerdì, in circostanze che non sono ancora state chiarite.
Tutto è bene quel che finisce bene, insomma, sebbene uno degli eventi editoriali più interessanti del Sudamerica avrebbe sicuramente potuto sperare in una pubblicità migliore.
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