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Problemi di autostima? Leggetevi un libro

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(phorocredit)

 

Niente più problemi di stress, niente più tic nervosi, niente più figuracce ai colloqui perché sudi troppo o balbetti, niente più parolacce a quello che ti fa lo sgarbo in mezzo al traffico che poi lo insulti e lui scende dalla macchina e ti prende a calci la portiera, niente più scusa è un periodo che è meglio se lasciamo perdere, niente più quando ti ho incontrato eri molto più rilassato e ora mi soffochi perciò ciao. È tutta colpa della vostra autostima, della vostra poca autostima, perciò basterà solo avere un po' più di sicurezza. Bravo genio, direte voi, fin qui c'eravamo arrivati anche noi. Dove invece non potevate essere arrivati è ai sorprendenti risultati di uno studio che racconta quanto sia utile leggere per piacere.

La ricerca condotta dalla dottoressa Josie Billington dell'Università di Liverpool per Galaxy Quicks Reads parla chiaro: chi legge almeno trenta minuti a settimana ha il 20% di possibilità in più di essere soddisfatto nella vita. E non finisce qui. I lettori hanno il 21% di possibilità in più di non essere depressi e hanno il 10% di possibilità in più di avere stima per se stessi. Sì, anche io detta così ci ho capito poco e niente e sembrano le solite ricerche strampalate che non dicono niente e ve le ritrovate al telegiornale con la colonna sonora a mo' di presa in giro, tra il servizio sullo yeti avvistato in Basilicata e la storia commovente del cane che torna dal padrone dopo sedici anni. 

Eppure qui sembra che ci siano dati mica da ridere. Si scopre che nel Regno Unito legge regolarmente il 58% della popolazione, ma anche che 16 milioni di persone hanno smesso di leggere, del tutto o quasi del tutto. Perché uno smette di leggere? La risposta più gettonata è il problema del tempo. Una volta leggevo di continuo, ma ora chi ce la fa più, tra il lavoro, i figli, la casa, la palestra, le serie tv che ti mangiano la vita. Ma 2,2 milioni di persone hanno smesso, in particolare, dopo aver affrontato un momento difficile come un problema di salute, un lutto, un divorzio e un 1,2 milione ha smesso a causa della depressione. 

Quindi, numeri alla mano, si può dire che in quel 58,6% di italiani che chissenefrega di leggere accoglie un bel gruppone di depressi, stressati, con scarsa autostima, intristiti e ingrigiti. E questo cambia tutto, perché i tristi depressoni per antonomasia sarebbero gli sfigati che hanno sempre i libri davanti al naso e non alzano mai gli occhi dalla pagina. Sono confuso, non so da che parte devo andare, la Billington mi ha spiazzato. I lettori, perciò, hanno questo mega argomento dalla loro, possono sbeffeggiare tutti gli altri e dare loro degli insicuri cronici che mammamia non sapete quello che vi perdete peggio per voi? Okay, ma come la mettiamo con chi legge meno di trenta minuti a settimana? È mediamente depresso? Depresso solo un po' ma comunque con un'autostima niente male?

E invece chi legge tipo più di 70 ore a settimana? Se la passa davvero alla grande o è più schizzato di chi non legge? Non so cosa aspettarmi. Gli psicologi faranno convenzioni con le librerie e avranno un e-reader affianco al divanetto e in farmacia vicino alla cassa, tra i preservativi e le zigulì, piazzeranno i libri a 99 centesimi, con allegati gli antidepressivi. E in Italia i lettori supereranno i non lettori, compreremo più libri che pane e latte, e avremo tutti un'autostima che ti saluto.  

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