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Il pacco regalo di Finzioni ai disoccupati

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Nell'immagine, una citazione dal libro

Vi chiedo scusa in anticipo se questo vi sembrerà un biglietto d'auguri un po' troppo sdolcinato, stile quei post melodrammatici e melensi che trovate su Facebook con le citazioni profonde su uno sfondo di tramonto. Giuro che non è questa la mia intenzione. Vi prego di cercare dietro la forma ed apprezzare il contenuto, nel modo che preferite.

Ad essere onesti, fino a qualche ora fa non sapevo ancora quale libro regalarvi. Regalarci. Perché quando si è disoccupati da un tot di tempo si fatica a pensare abbastanza razionalmente e trovare la giusta motivazione. Lo sapete fin troppo bene, se siete disoccupati.

Se siete disoccupati conoscete perfettamente lo sguardo del familiare, dell'amico di famiglia o del vicino quando vi chiede «Allora, come va?» con gli occhioni di chi guarda un cucciolo azzoppato in una gabbia del canile. E voi, magari, eravate proprio nel giorno in cui non ci stavate pensando. Se siete disoccupati conoscete tutti i trucchetti per risparmiare, dai 45 minuti di camminata piuttosto che sprecare un biglietto dell'autobus all mix aceto+bicarbonato piuttosto che comprare tremila prodotti specifici per pulire casa. E le cose sono due: o i vostri amici hanno smesso di invitarvi ad uscire, o avete spiegato loro che non potete permettervi il sushi tutte le settimane, per cui è anche capitato che un vecchio compagno di corso vi regalasse il parmigiano, perché costa. 

Ma voi disoccupati, noi disoccupati, non vogliamo suscitare la pietà dei nostri amici o conoscenti, non vogliamo che i nostri familiari stiano in pena: cerchiamo un cambiamento, non la carità. E non è colpa vostra, non è colpa nostra, se le cose stanno andando così, perché chi ci conosce lo sa che stiamo cercando da tempo e con impegno, che ci siamo inventati di tutto e che non stiamo facendo i "choosy" (anche perché questa parola non esiste nemmeno). Non è vero che siamo dei buoni a nulla, qualcosa di buono lo sappiamo fare anche noi. Non siamo dei falliti semplicemente perché da un pezzo ci sentiamo rispondere che sì, ce l'ho un lavoretto per te, devi solo venire qui a Casa di Dio a spese tue e restaurare la Cappella Sistina entro l'altro ieri che il cliente ha fretta, e nella ritenuta segna 1/5 del compenso ufficiale perché lo sai che non è il tuo lavoro e non lo sai fare — oh però fallo bene sennò non ti passo più nulla. 

Il libro che ci regalo, appena posso, è Mangia Prega Ama di Elizabeth Gilbert. Non l'ho letto (e neppure ho visto il film), e quello che spero di trovare in questo libro non è il lieto fine alla Bridget Jones (che pure fa tanto Natale ma gli anni Novanta sono finiti), ma una visione del mondo che sia di una tonalità diversa dal grigio cenere in cui la vedo al momento. Spero che in questo libro si parli dei momenti sereni della vita, come quando si mangia qualcosa di buono, si prega con speranza e fiducia sincere all'Entità che si preferisce, si ama dal profondo del cuore senza curarsi di null'altro. Non cercherò risposte in questo libro, e regalandolo anche a voi non vorrei che lo trattaste come un self-help da quattro denari: mi piacerebbe che lo leggeste rilassandovi, chiudendo tutto e tutti FUORI e sorridendo. Perché non è finita finché non è finita, perché siamo ancora pronti a spenderci e perché c'è ancora tanto per cui vale la pena sognare… come ad esempio i libri.

C'è chi di noi ha ancora una valigia di speranza, chi si è arreso, chi va avanti per inerzia, eppure una cosa ci accomuna: non ce la da più a bere nessuno, ne abbiamo "fin qua". Qualcosa si muoverà. Ce lo dicono tutti in continuazione, per cui stringiamo i denti e andiamo avanti, che come diceva Winston Churchill «When you're going through hell, keep going». Non ci regalo Mangia Prega Ama perché ritroviamo la motivazione, la speranza, la rivelazione del Tutto o la cura per l'Ebola; ce lo regalo perché ci porti in una dimensione in cui possiamo essere felici di cose semplici e piccole, rilassarci e amarci senza senso di colpa.

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