(photocredit: forbes)
Solitamente se ti dicono che sei una barbie non vogliono farti un complimento. La barbie è in genere sinonimo di superficialità e rimanda a un'immagine stereotipata della donna, tutta tette, culo, gadget e frivolezze varie. In verità, però, essere frivole non è mica un reato e per fortuna abbiamo superato l'epoca in cui la donna per essere veramente donna non doveva essere femminile, tipo meglio Sartre di un rossetto. Meglio Sartre e il rossetto, se proprio non riusciamo a rinunciare a Sartre. Viaggiando da un estremo all'altro, tuttavia, può capitare di trovare ancora oggi un libro in cui Barbie deve per forza fare la figura della scemetta che senza i maschi non è capace di usare il computer.
La polemica è stata sollevata da Pamela Ribon sul suo blog per poi essere riportata dal Guardian. Tutto gira attorno a un libro di Random House intitolato Barbie: I Can be a Computer Engineer. La serie I Can be si rivolge alle lettrici giovani per invogliarle ad appassionarsi di informatica. Il problema è che Barbie nel libro ammette candidamente di non saper neanche programmare, il che non è mica un reato, visto che il 99,99% della popolazione mondiale non sa programmare. Il problema è un altro. Quando Skipper le chiede cosa sta facendo, Barbie risponde che sta lavorando a un gioco che insegni ai bambini come funziona il computer. Allora Skipper le chiede di provare il gioco, e Barbie solleva le spalle dicendo che per ora sta solo disegnando il progetto, poiché per programmare ha bisogno di Steven e Brian.
La Ribon non ha digerito la cosa e si sarebbe aspettata da Skipper una risposta tipo: Barbie ma che cavolo dici, non abbiamo bisogno dei maschi per fare una cosa così. Effettivamente Barbie che ride e si limita a fare il disegnino in attesa della virile sapienza non è proprio una bella immagine. Ci fa proprio la figura della stupida, ecco. Nessuno, uomo o donna che sia, deve saper programmare per forza. Fortunatamente non è ancora un requisito obbligatorio, perché altrimenti saremmo in molti a sudare freddo. In un libro che dovrebbe raccontarci di come Barbie sa usare il computer, però, vedere la protagonista coi pennarelli in mano mentre ammette di non poter fare quello che vuole e che il titolo del libro le impone di fare è un controsenso.
Infilare le battaglie femministe ovunque non piace a nessuno, ma qui è stato fatto uno scivolone macroscopico. Okay, se fate un giretto in una qualsiasi facoltà di ingegneria informatica e vi ritrovate in corridoi pieni di belle figliole tante da non saper dover guardare, ci sono due possibilità: o state sognando, o avete sbagliato indirizzo e siete finiti a lettere. Non voglio cavalcare anche io gli stereotipi, ma è un dato di fatto che in un corso di ingegneria informatica il rapporto uomo-donna sia sbilanciato a favore del sesso maschile. Ci sono anche le donne, ma sono di meno, così come esistono gli studenti maschi di lettere e di filosofia, ma la metà è lì solo per rimorchiare, quindi non vale.
Tornando al libro, ci sono altri esempi in cui vediamo Barbie fallire miseramente mentre è alle prese con il computer. Va be', il libro è un manuale per imparare, quindi anche Barbie deve imparare, non c'è niente di male nel non saper fare una cosa. È innegabile tuttavia che in queste scene la protagonista e l'amica Skipper non ne escano proprio bene. A un certo punto vediamo la bionda che infetta il pc dell'amica con la pennetta usb e Skipper che piange perché non ha fatto il backup. Così Barbie per aiutarla si iscrive a un corso di computer ma alla fine per affrontare i problemi deve farsi aiutare dai due amici maschi. Insomma, alla fine Barbie riesce ad aiutare Skipper e a creare il suo benedetto gioco per bambini, ma per ovvi motivi la conclusione è un po' deprimente perché ci restituisce un'immagine della protagonista non molto lusinghiera, lasciandoci con la sensazione che si poteva fare decisamente meglio.
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