Una delle cose che ti insegnano quando scrivi per qualcuno, o quando devi parlare in pubblico, è "pensa a chi stai scrivendo, non solo a cosa" e così via. In base a chi ascolta si decide cosa dire, cosa non dire. Ci siamo capiti. Iniziando a scrivere questo post ho pensato "chi dovrebbe leggere questo libro?". Ecco il mio punto di partenza.
Chi deve leggere questo libro? Innanzitutto chiunque aveva voglia di andare a una scuola emiliana di scrittura e per qualche motivo non c'è andato. Ad esempio perché non lo facevano nella sua città, oppure perché non poteva.
Punto primo andato andato. Punto secondo: si può fare un libro per spiegare come si scrivono i libri? Sì. Ce lo dice direttamente Paolo Nori, ricordando che se esistono corsi scritti per imparare a disegnare allora possono esistere corsi anche per imparare a scrivere. Ok, ma scrivere cosa?
Be', questo dovete deciderlo voi.
Sia chiaro, il libro, più che un manuale, è un libretto che ti fa un po' pensare sul ruolo dello scrittore. Cioè, ok, hai letto questo libro, oppure alcuni di voi hanno partecipato alla scuola… ma cosa fa di uno crittore uno scrittore?
Non voglio dire che questo libro abbia la risposta, ma diciamo che se lo leggete vi porrete la domanda e, in un certo senso, è il punto di partenza. Pag21:
E voglio dire ancora una cosa, su Sklovskij, che Sklovskij a me piace perché è stato capace di scrivere, dopo la rivoluzione d'ottobre, che il colore dell'arte non deve riflettere il colore della bandiera che sventola sulla cittadella del potere, che era una cosa che dirla in quel momento e in quel posto lì ci voleva coraggio, io credo…
Paolo Nori è divertente e (auto)ironico e quando spiega concetti complicati, tipo il concetto di endotico applicato alla scrittura o chi sono i "semicolti", ti capita di capire subito. Poi usa l'espressione "garantito al limone", che è un'espressione bellissima, no?
Ah, poi ci sono almeno altri due aspetti ragguardevoli.
Vado in ordine sparso: le illustrazioni (di Yocci). Sono semplici. Sono fredde: ma di quel freddo che ti viene voglia di scaldarlo con la tua mente. Nel senso che il disegno è un tratto nero, o bianco, che riprende una frase e da quella frase ricrea la scena.
Gli esercizi svolti, l'altro aspetto interessante.
Cosa vuol dire "esercizi svolti"? Allora, io non so come si svolgessero davvero queste lezioni. Davvero cioè dal vivo, intendo. Immagino che ad un certo punto arrivasse Paolo Nori e iniziasse a parlare. Forse leggeva qualcosa di simile ai capitoli che leggiamo nel libro. Poi, di solito a metà capitolo dice "e questo è l'esercizio che dovete fare per la settimana prossima". Sono 4 o 5 esercizi, descrivere cosa si vede fuori dalla finestra, trascrivere un discorso, il "Mi ricordo", parlare di una parola preferita. E poi ci sarebbe anche un compito per le vacanze.
Quello che mi è piaciuto di più è uno di Massimo Bianconi, pag 31:
Suona l'allarme dell'agenda elettronica; controllo e vedo lampeggiare un memo che mi ricorda il compito della scuola di scrittura. Subito alzo la testa per guardare fuori. Dico fuori perché mi trovo all'interno della cabina di pilotaggio di un Boeing 757 proveniente da Tel Aviv parcheggiato sulla pista dell'aeroporto di Bergamo Orio al Serio. Il finestrino davanti inqaudra la pista in due piccolissime metà. Chiedo al comandante come faccia a vedere con un vetro così piccolo e lui mi risponde in inglese: "Meno vedo meglio sto".
Insomma, nel libro ci sono momenti divertenti e momenti in cui capita di imparare qualcosa. Su di voi, sulla scrittura e anche su Nori (che ama parlare di sua figlia, va detto).
L'articolo Paolo Nori | Scuola elementare di scrittura emiliana per non frequentanti con esercizi svolti sembra essere il primo su Finzioni.