La parola editor fa pensare a attività da addetti del settore, professioni che non sapremmo descrivere se non in maniera vaga. Ma non occorre certo essere un insider del mondo dell’editoria per conoscere Gordon Lish. Chiunque conosca Carver, conosce anche Lish, l’editor noto a tutti per aver tagliato più del 50% del materiale che Carver aveva messo insieme in una delle sue raccolte più famose, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore (titolo peraltro deciso da Lish), poi riproposta trent’anni dopo, in Italia da Einaudi, nella sua versione integrale con il titolo I principianti. Ma non c’è solo Carver nella biografia di Lish: dopo aver lavorato negli anni ’70 per Esquire, dove si aggiudicò il soprannome di Captain Fiction, passò due decenni (dal 1977 al 1995) come direttore editoriale alla Knopf, pubblicando autori come Don De Lillo, al quale è tuttora legato da un rapporto di amicizia.
L’editor forse più noto al mondo dopo Max Perkins, passato alla storia come colui che scoprì Hemingway e Fitzgerald, un altro che di tagli ne sapeva qualcosa; a proposito, è da poco uscita in Italia per Elliot Edizioni la versione originale di O lost, per la prima volta in edizione integrale in Europa, il capolavoro di Thomas Wolfe che era uscito nel 1929 con il titolo Angelo, guarda il passato, dopo una radicale revisione di Perkins.
Less is better, sembra essere la filosofia che accomunava queste figure centrali di due stagioni d’oro della narrativa americana, due stagioni nelle quali l’editoria spadroneggiava a Manhattan e i rapporti tra editor e autori erano fatti di tanti drink e di lunghe e a volte infuocate lettere. Celebre quella in cui Carver implora letteralmente Lish di non pubblicare la sua raccolta con i tagli apportati, per non parlare delle lunghissime e personali corrispondenze tra Perkins e Hemingway, Fitzgerald e Thomas Wolfe, pubblicate nella recente (e bellissima) biografia di Perkins.
Tornando a Lish, pochi giorni fa è uscito un lungo ritratto / intervista su Newsweek, ad opera di Alexander Nazaryan, nella quale senza mezzi termini il grande editor, oggi ottantenne, ha ribadito la sua visione della letteratura.
Dalla sua casa vicino a Central Park, dalla quale esce raramente per una psoriasi che lo affligge da sempre e lo costringe ormai in casa, Lish non ha certo timore nell’esprimere la sua posizione sugli scrittori americani contemporanei. Liquida l’affermazione recente di Roth sul fatto che la letteratura sia stata eclissata da una cultura popolare consumata voracemente asserendo che "Roth is full of shit"; afferma che Franzen e Lethem siano sopravvalutati e di non riuscire più a leggere Paul Auster.
Lish ricorda gli anni presso Esquire, magazine nel quale iniziò a lavorare nel 1969 per curare l’editing della sezione fiction, anni durante i quali, oltre a dichiarare di essere stato sempre ubriaco, rifiutò di pubblicare pezzi di Roth o Bellow, mentre nel 1971 vi fece uscire il primo importante racconto di Carver, Neighbors.
I due si erano conosciuti qualche anno prima, nel 1968, ai tempi in cui Lish era stato allontanato dalla sua breve esperienza di insegnante presso una scuola superiore in California e Carver, ancora sconosciuto, stava per partire per Israele per seguire la moglie Maryann. Dalla prima pubblicazione su Esquire, il rapporto tra i due divenne strettissimo e portò alla pubblicazione delle prime due raccolte di racconti di Carver, Vuoi star zitta per favore? e la già citata Di cosa parliamo quando parliamo d’amore?. Il suo ruolo in entrambi i lavori fu molto esteso e contribuì a cucire addosso a Carver quell’etichetta di minimalismo, nella quale lui non si riconobbe mai.
Non tutti sono d’accordo che il suo apporto al lavoro di Carver sia stato corretto; Nazaryan ricorda di quando il giornalista del New York Times D.T. Max (autore, tra le altre cose, della biografia di David Foster Wallace), si recò presso l’Università dell’Indiana, alla quale Lish aveva venduto le sue carte, e ne tornò con le prove – poi rese di dominio pubblico in un articolo dal titolo The Carver Crhonicles – di quanto Lish avesse avuto la mano pesante nel tagliare i lavori originali di Carver. Come è noto, Lish tagliò più della metà delle parole della seconda raccolta di Carver e cambiò 10 dei 13 finali. Tagli che secondo alcuni non erano necessari. Questo articolo ha contribuito a creare la tesi secondo la quale Carver riuscì solo nella sua maturità artistica a liberarsi di un editor dominante e a guadagnare la sua autonomia letteraria. A un’era in cui l’influenza di Lish si era fortemente ridotta – nel 1982 Carver scrisse a Lish che non avrebbe più accettato «l'amputazione e il trapianto» che aveva subito in passato – appartengono infatti le due raccolte Cattedrale e Da dove sto chiamando, che sono considerate come lavori più ricchi di Carver, nei quali i sentimenti e l’umanità dei personaggi non vengono censurati come nelle raccolte precedenti.
Lish è consapevole di questa controversia e evidentemente non l’ha superata; dichiara al giornalista che le storie di Carver erano state rese più forti grazie ai suoi sforzi e che Carver fu una "truffa", che non ritiene sia stato uno scrittore di grande rilievo.
Se Lish sia invece uno scrittore di qualche importanza, non è stato ancora chiarito (su Carver ci sentiamo di avere pochi dubbi). Le sue opere di narrativa sono snobbate dai grandi editori e secondo l’amico De Lillo il suo lavoro è sottovalutato anche per il cattivo carattere di Lish.
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