(photocredit: kids-center)
Non so a voi, ma a me chi si giustifica per aver letto meno del solito (o meno del normale) suscita varie reazioni. Tenerezza, noia, dubbio. Okay, non c'è bisogno che tranquillizzi me per tranquillizzare te stesso/a. Se non leggi o leggi di meno non crolla mica il mondo. Eppure l'elenco delle scuse avanzate da Chi Legge Di Meno è sempre variegato. C'è una motivazione, tuttavia, che non ho mai indagato seriamente. Se e quando hai dei figli, riesci ancora a leggere?
Si parla di figli piccoli, neonati impegnativi, neonati attira-parenti (e con la casa piena di parenti in effetti non si legge). Amanda Nelson affronta la questione qui, su Bookriot, e mi fa notare delle cose che io non avevo notato. La gente dice: "Aspetta di avere dei figli, poi non troverai mai più il tempo per leggere". Allo stesso tempo, però, dice: "Ma come fai a leggere con due gemelli?" E la cosa curiosa è che affermazioni e domande di questo tipo vengono rivolte, secondo all'autrice, principalmente alle madri. I padri possono fare quello che vogliono, tanto i figli se li beccano le donne.
Secondo il pregiudizio sociale, dunque, se sei mamma non sei anche lettrice. Non subito, almeno. Non nei primi mesi (o nei primi anni) del tuo pargolo. Per carità, nella fase immediatamente successiva al parto dubito che il primo pensiero di una neo-mamma sia «Che palle e ora quando lo finisco il libro che avevo cominciato prima?», ma l'essere diventata un genitore non implica in automatico il non essere più una lettrice. Anche giustificarsi e preoccuparsi, però, alimenta questo pregiudizio. Secondo la Nelson, quando hai un figlio la lettura smette di diventare un hobby e serve piuttosto a ricordarti che non sei solo una fonte di latte, perché è giusto che i bambini vedano che la madre è un essere umano sviluppato, la cui vita non è esclusivamente composta da pappa e pupù, pupù e pappa.
Se pensi di non avere il tempo di leggere, ti sforzi e lo trovi, insomma. Riprendere le proprie abitudini ha un valore simbolico, per trasmettere al nuovo ospite che la mamma non è solo la mamma ma anche una persone che fa altre cose. Attenzione, così sembra quasi che si consiglia di lasciar piangere a squarciagola il pupo perché l'ultimo capitolo del libro è più importante di lui. È ovvio che la lettura, così come qualsiasi altra fonte sana di piacere, è solo una di quelle cose che il parto non deve cancellare, perché il parto è una cosa bella e non un orrendo uragano. Uno spartiacque, che cambia un bel po' la situazione, ma in nessun modo dovrebbe mortificare o limitare la madre e il padre nei loro piaceri. Un genitore può fare o non fare, a sua scelta, le stesse cose che faceva prima (tranne, credo, bungee jumping o roba simile, almeno i primi periodi), purché non ci si senta costretti dal pargoletto. Altrimenti, dopo Amazon, la crisi, gli eBook e Fabio Volo, cominceremo a prendercela anche con i bambini, per dire che leggiamo poco o leggiamo male.
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