(photocredit: panorama)
Per carità, eh, io nelle polemiche ci sguazzo, ma proprio perché ci sguazzo, ora che tutti cominciano a fare polemica contro il Premio Strega a me è venuta voglia di fare polemica contro chi fa polemica. Cioè, polemizzare attorno alle polemiche, capirne qualcosa di più e non farsi solo prendere dall'eccitazione come quando si è davanti a una nascente rissa (dai che si menano, dai che si menano!). La scorsa edizione, a parte qualche scintilla di Aldo Busi, fu di una noia mortale. Vincitore annunciato e tutti contenti. Nel 2012 invece tenne banco la querelle Carofiglio-Ostuni. Quest'anno cos'è che permette agli animi di scaldarsi?
Se ci concentriamo sulla cinquina, troviamo tutti gli argomenti che ci servono. Abbiamo, per prima cosa, due candidati del Gruppo Mondadori, ovvero Francesco Piccolo e Antonella Cilento. Il primo è dato come vincitore praticamente dallo scorso anno, ma la presenza dell'autrice di Lisario o il piacere infinito delle donne complica le cose. A chi dare il voto? La Cilento dovrà essere brutalmente sacrificata a favore del collega einaudiano? Vedremo scene da elezione del Presidente della Repubblica, con franchi tiratori e tante altre belle cose? Non lo sappiamo, ma è certo che il bis di Mondadori un po' di problemi li crea. La candidatura di Piccolo ha animato, proprio in questi giorni, anche un'altra discussione. Un articolo di Gian Paolo Serino (che trovate qui) ha preso di mira lo scrittore casertano, mettendo insieme un bel po' di argomenti contro la sua presenza all'interno del Premio.
Parafrasando Serino, Piccolo ha giocato facile pubblicando un libro che parla di Berlinguer a trent'anni dalla sua morte. Lo ha anche presentato (per ben due volte) a Che tempo che fa di Fazio, di cui è autore insieme a Michele Serra. Quest'ultimo, poi, è "accusato" di essersi autoescluso dalla competizione per favorire il collega (nei mesi scorsi, infatti, Gli sdraiati era considerato uno dei possibili avversari di Il desiderio di essere come tutti). Ma l'attacco di Serino prosegue, soffermandosi sul cortocircuito editoriale a cui va incontro Piccolo pubblicando un libro sulla sinistra con l'Einaudi posseduta da Mondadori, e quindi da Berlusconi. Questa questione non riguarda solo Piccolo, ma è uno di quegli argomenti su cui si è soliti sorvolare (con Mondadori pubblica anche la Littizzetto, che fa fare soldi a Berlusconi nel momento stesso in cui lo prendere per il culo, in sostanza). E con Mondadori pubblicherà anche Stefano Petrocchi, che darà alle stampe un libro sulla storia dello Strega, La polveriera.
Ma il punto più acceso dell'articolo sul presunto Piano Piccolo è senza dubbio quello riguardante il ruolo di Gabriella D'Angelo, moglie dello scrittore e collaboratrice della Fondazione Petrocchi («tra le più attive nei progetti di promozione della lettura promossi dalla Fondazione.») La chiara allusione di Serino è che non si fa mai niente per niente, specie in Italia, ma proprio Stefano Petrocchi è intervenuto su Affaritaliani chiarendo: «In ogni caso, Gabriella ha collaborato con noi fin dal 2002, dunque anche al tempo della prima candidatura allo Strega di Piccolo (2004), nessuno all’epoca ebbe nulla da obiettare.»
Come detto, però, questa cinquina 2014 ci offre tanti altri argomenti di discussione. Antonio Scurati, che partecipa con Il padre infedele edito da Bompiani, secondo Pippo Russo sarebbe colpevole di autoplagio, protagonista di un documentato copia e incolla tra l'ultimo romanzo e quello che nel 2009 perse lo Strega a favore di Tiziano Scarpa, vale a dire Il bambino che sognava la fine del mondo. Il confronto tra i due testi dà esiti abbastanza imbarazzanti, ma in Italia siamo ormai raffinati specialisti nell'arte delle non-dimissioni, in tutti i campi. Perciò andiamo avanti, plagio o non plagio. Pardon, autoplagio.
Sempre su Affaritaliani si è parlato della proposta avanzata da Giuseppe Russo, direttore editoriale di Neri Pozza (che era nella dozzina con La terra del sacerdote di Paolo Piccirillo). Secondo lui, gli editori indipendenti dovrebbero fare squadra. «L’idea è quella di scegliere ogni anno un candidato unico dell’editoria indipendente e letteraria, e di convergere su quello. Non più per partecipare, ma per vincere lo Strega». Ed è d'accordo anche lo scrittore, critico e Amico della domenica Francesco Durante. Tanti Davide l'uno sull'altro a mo' di piramide umana (o editoriale) per sconfiggere il Golia o i Golia di turno. Dare forma a una maxi scuderia, insomma, in cui unire le forze. Perché, fa notare Durante, quest'anno i voti dei primi cinque eclusi dalla cinquina (Nottetempo, Giunti, Elliot, Coconino Press e Neri Pozza) erano il doppio di quelli ottenuti dal più votato di tutti, Catozzella (118 contro 57). «E, dunque, o gli editori indipendenti continuano ad accontentarsi delle briciole (l’inclusione nella “long list” dei preselezionati, col tentativo di sfruttare quel minimo di visibilità che questo comporta), oppure si rendono conto che vincere si può. O continuano ad andare in ordine sparso, oppure si alleano.»
Be', c'è chi considera questo «ordine sparso» come la naturale diversità che vige tra un editore e l'altro. Con questa generalizzazione che divide editori piccoli, editori medi, editori grossi, editori indipendenti e grandi gruppi editoriali, ci si dimentica che in realtà ogni editore ha una sua specificità. Certo, nei grandi marchi ciò è sempre meno visibile, ma nei piccoli editori è senza dubbio più evidente. Anzi, è proprio questa diversità a costituire il valore aggiunto su cui fa perno la qualità degli editori non allineati. Pretendere di far fare gruppo, un gruppo unico, dall'agguerrita superficie liscia, proprio a quelli editori che valgono in virtù delle proprie differenze, significa darla vinta al modello della concentrazione, fare il loro gioco. Diventare come loro, per dirla con un po' di retorica. Cioè, ci si è sempre lamentati dei squallidi giochetti di scuderia e poi, per vincere, si dovrebbe optare per la medesima soluzione? Fare fronte comune? Diavolo, non scordiamoci che qui parliamo sempre di libri. Okay, lo Strega e tanti altri grossi riconoscimenti sono l'arena privilegiata per i giochi di poteri, ma non facciamoci prendere troppo la mano.
Vincere lo Strega fa fare il botto, lo sappiamo, e negarlo è da fricchettoni fuori dal mondo. Ma come si fa a battersi per anni contro la sete di vittoria dimostrata dai grandi gruppi e poi scegliere di fare altrettanto? Santo cielo, votare un libro di Nottetempo è una cosa ben diversa che votare un libro di Giunti, o di Coconino Press, o di Elliot (in realtà qui parliamo di differenze tra editori, senza entrare nella questione delle differenze tra gli stessi libri). Vogliamo davvero abbattere tutte le distanze editoriali solo per avere il tanto agognato vincitore indipendente? Ebbene, basterà pronunciare questa proposta davanti allo specchio o al registratore per accorgersi che suona esattamente con la stessa voce di tutto ciò che si è sempre combattuto. L'enfasi da battaglia epica Piccoli contro Grandi, però, permette a simili pensieri di prendere forma e venire fuori. Senza torbida premeditazione, per carità, ma ispirati dall'invidiato successo altrui, un successo che contagia. Tanto vale istituire un grande premio letterario solo per gli editori indipendenti, una cosa capace di fronteggiare lo Strega, e giocarsela lì. Perciò, finché si vuole polemizzare su Piccolo, su Scurati e su tutto il resto (concorrendo a fare vendere tante copie a Einaudi e a Bompiani), va bene, è il gioco delle parti, è lo Strega. Occhio, però, alle rigide fazioni. Non c'è solo pro-Strega e anti-Strega. Ci sono le sfaccettature, quei posti più ragionati in cui è bene cercare un posto per osservare lo spettacolo con calma e concentrazione, evitando di farsi trasportare dalla corrente. In un senso o nell'altro.
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