In un'intervista del 26 Aprile sul Guardian, Hilary Mantel, la scrittrice britannica due volte vincitrice del Booker Prize, ha confessato di aver avuto un'illuminazione letteraria grazie alla morfina. Non pensate male, la signora Mantel non è una tossicomane, le venne somministrata della morfina durante un lungo ricovero in ospedale. L'assunzione di morfina le portò delle allucinazioni e, proprio grazie a queste, venne a capo di un libro a cui lavorava da tempo e su cui si era un po' arenata, The Assassination of Margaret Thatcher che uscirà entro la fine dell'anno. Riportiamo le sue parole:
La prima notte in ospedale mi diedero una forte dose di morfina. Passai la notte sveglia, in preda alle allucinazioni e inventando storie. Fu così che vidi l'assassino, adesso sapevo chi sarebbe stato, avevo trovato il pezzo mancante della storia.
Naturalmente, la Mantel ha precisato di non aver mai fatto uso di droghe e che, quella volta, si trattò di un trattamento medico necessario. In quanto scrittrice, però, è logico che non si sia fatta scappare l'occasione di viaggiare con la fantasia, spostandosi leggermente oltre i confini varcati fino ad allora. Del resto, il rapporto tra gli scrittori e l'uso di droghe ha precedenti illustri: da Coleridge a Keats, da Burroughs a Ginsberg. Prendiamo, per esempio, il caso dello scrittore inglese Haldous Huxley, autore de Il mondo nuovo: Huxley fu un gran consumatore di mescalina e altri allucinogeni e nel suo libro distopico, la Soma è una droga euforizzante usata come rimedio per ogni eventuale infelicità, al fine di assicurare una maggiore passività della popolazione. In un saggio, lo stesso Huxley dichiarò:
Se si potesse prendere qualcosa che, per 5-6 ore al giorno, potesse abolire la nostra solitudine, purificando noi e i nostri amici in una esaltazione luminosa d'affetto e rendere l'intera vita, non solo degna di essere vissuta, ma divinamente bella e significativa, per me, vorrebbe dire che la terra è diventata un paradiso.
Questo tipo di sostanze sembra portare chi ne fa uso, verso un mondo in cui esiste solo bellezza ed è proprio questa speranza a tentare gli scrittori, soprattutto quelli che, come Coleridge, a un certo punto della loro vita hanno visto scemare la loro creatività.
Tornando alla Mantel, c'è chi ha fatto della satira su tutta questa storia, sostenendo che non servisse la morfina per scrivere un libro in cui s'immagina l'omicidio dell'ex premier inglese Margareth Thatcher, all'epoca, infatti, lo sognò quasi tutta la sinistra britannica e non.
Mi chiedevo: è solo una mia impressione, o la signora Mantel ha davvero degli occhietti spiritati?
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