Se poco più di cinque anni fa qualcuno mi avesse detto che Bryan Cranston era al lavoro su un'autobiografia, avrei probabilmente risposto con un irritante "meh", annuendo con fare indifferente e scafato, ostentando in risposta qualche lettura pretenziosa, e chiedendomi segretamente se fosse il caso di sapere chi fosse tale messer Cranston.
Ma siccome siamo tutti succubi della dolce tirannia della cultura pop, le cose sono ora cambiate, e sono piuttosto sicuro che a questo punto degli anni 2000 il nome di Bryan Cranston sia noto ormai anche a mia nonna che guarda soltanto repliche di Beautiful. Fino a cinque anni fa, Bryan Cranston era quel tipo attore che "ho già visto da qualche parte". Spesso nascosto in scene minori di film come Salvate il soldato Ryan o Little Miss Sunshine, Cranston è stato per molto tempo il personaggio ricorrente in serie come Seinfeld o X-Files, o ancora — ma qui ci troviamo fra i più fini intenditori — il pelosissimo Hal Wilkerson di Malcolm in the Middle (bonus: ecco una clip di Dewey che danza). Poi venne Breaking Bad, e Bryan Cranston divenne Heisenberg, ovvero il più grande cuoco fittizio di metanfetamine di tutto il New Mexico e il Tony Montana della generazione post-11 settembre.
Per chi dal 2008 al 2013 fosse rimasto per tutto il tempo sotto alla roccia di Patrick Stella in fondo a Bikini Bottom, Breaking Bad è stata la serie di cui si è parlato di più negli ultimi sei anni. Incentrata sulle vicende di Walter White, professore di chimica in un liceo di Albuquerque e signore del narcotraffico a causa di un cancro ai polmoni, la serie di Breaking Bad si è impressa quasi instantaneamente nell'immaginario popolare di tutti, grazie alle figure iconiche di Heisenberg (l'alter-ego criminale di Walter White), Jesse Pinkman ("Gatorade me, biaatch!"), o di cattivi memorabili come Hector, i cugini Salamanca, e Gustavo Fring ("I will kill you, I will kill your wife. I will kill your infant daughter").
Breaking Bad si è imposta fin dalla prima stagione ai livelli di quelle serie tv (vengono in mente qui The Sopranos, Seinfeld, The Wire, Mad Men) che hanno più contribuito a far crescere il genere da "semplice" forma di intrattenimento televisivo a medium narrativo al pari di cinema e libri. Non stupisce quindi che Bryan Cranston, sull'onda lunga del suo successo, si sia messo al lavoro sulla stesura di un'autobiografia nella quale racconterà la strada accidentata ma fortunata che lo ha portato ad ottenere, da spalla comica in serie come Una famiglia del terzo tipo, il ruolo del più grande personaggio televisivo degli ultimi anni.
Il memoir di Cranston, al momento ancora senza titolo, uscirà per i tipi di Simon & Schuster nell'autunno del 2015. Stando alle parole dell'attore/autore, il libro parlerà "della mia storia della mia vita, dei segreti e delle bugie che ho portato con me durante i sei anni nei quali ho girato Breaking Bad", senza tralasciare però "gli anni di formazione e delle mie prime esperienza nel mestiere di attore". C'è poco da fare, se ero in cerca di una scusa per riguardarmi tutto Breaking Bad (e, perché no?, tutto Malcolm in the Middle), eccola qui. Buona visione, e buona lettura.
L'articolo Cerette alla schiena e metanfetamine: il memoir di Bryan Cranston sembra essere il primo su Finzioni.