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Ottant’anni dopo: un inedito Samuel Beckett

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Photo Credit: John Minihan

A ottant’anni da quando fu sottoposta all’editore Charles Prentice, che la stroncò con un netto rifiuto, uscirà il 17 aprile un’opera inedita di Samuel Beckett: Echo’s Bones. La notizia è resa pubblica dal quotidiano The Guardian, che riporta brevemente la vicenda di questo testo, rimasto fino ad oggi sconosciuto.

Undicesimo racconto della raccolta More Pricks Than Kicks (Più pene che pane), Echo’s Bones fu scritto da Beckett proprio su richiesta dell’editore, che nel settembre del 1933 aveva spinto perché alla serie di dieci testi ne venisse aggiunto un ultimo. Questo, secondo Prentice, avrebbe di certo aiutato il libro.

Evidentemente, però, si dovette pentire del suggerimento.

Infatti, lo scrittore presentò alla casa editrice un racconto oscuro, difficile, strano, che Prentice non tardò a definire «un incubo».  Proprio per questa sua complessità, l’editore ritenne di non aggiungere il testo agli altri, temendo una reazione negativa dei lettori che, «disorientati e confusi», non avrebbero apprezzato nemmeno il resto del libro. More Pricks Than Kicks fu dunque pubblicato con dieci soli racconti, e Beckett la prese piuttosto male, esprimendo tutta la sua frustrazione in una lettera a un amico datata dicembre 1933, in cui dichiarò che il rifiuto del racconto lo aveva «profondamente scoraggiato». (D’altronde non era nemmeno la prima volta che Prentice bocciava una proposta del futuro Premio Nobel. L’anno precedente, infatti, era stata la volta di Dream of Fair to Middling Women, romanzo che l’editore aveva rifiutato perché «non se ne capiva la metà» e che apparve postumo soltanto nel 1992).

Ma tutto è bene quel che finisce bene, e il nostro inedito ha finalmente trovato un editore (l’inglese Faber & Faber), che lo pubblicherà con la curatela di Mark Nixon, direttore della Beckett International Foundation di Reading. A sentire quest’ultimo, l’opera mostra senza dubbio i meriti letterari di Beckett, ma anche lo studioso non nega il carattere intricato del testo.

Come in tutti gli altri lavori risalenti al suo primo periodo, Beckett si ispira fortemente a Joyce e dà vita a un racconto erudito e spesso oscuro. La citazione dantesca del personaggio Belacqua, protagonista degli altri dieci racconti e qui ritratto post mortem, si mescola a tratti fantastici, gotici e a echi del mito classico e del folklore tradizionale. È una storia «selvaggia e ribelle», popolata da giganti, mandragole, struzzi e case sugli alberi.

Non ci resta quindi che attendere la pubblicazione e scoprire così la conclusione che Beckett aveva previsto per i suoi racconti, rallegrandoci insieme a Edward, nipote del grande scrittore, che questo testo sia finalmente disponibile. Con buona pace di Charles Prentice.

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