
Pochi anni fa è uscito un libro di un bravissimo giornalista americano che parla di storia della scienza e di esperimenti, dal titolo I dieci esperimenti più belli. Da Galileo a Millikan. Il giornalista, nonché science writer, si chiama George Johnson e scrive per il New York Times come corrispondente da Santa Fe, New Mexico (dove si trova fra l'altro l'Istituto Santa Fe per la Scienza dei Sistemi Complessi).
G.J. raccoglie in questo succoso libretto di neanche duecento pagine i dieci esperimenti più belli (a parere dell'autore) della storia della scienza, in tutti i campi, dalla chimica alla neurobiologia. I dieci esperimenti raccontati sono stati effettivamente molto importanti, direi francamente cruciali per lo sviluppo della scienza moderna e naturalmente meriterebbero di esser racchiusi tutti nella odierna Top 5. La classifica va però dimezzata e dunque, non me ne vorrà male l'autore, mi sono permesso di stilarne per voi una seconda. Pronti, via!
1. Galileo. Il vero moto degli oggetti. «In un regolo, o vogliàn dir corrente, di legno, lungo circa 12 braccia, e largo per un verso mezo braccio e per l'altro tre dita, si era in questa minor larghezza incavato un canaletto, poco più largo d'un dito; tirandolo drittissimo, e, per haverlo ben pulito e liscio, incollatovi dentro una carta pecora zannata e lustrata al possibile, si faceva in esso scendere una palla di bronzo durissimo, ben rotonda e pulita». (da Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze)
2. Lavoisier. La figlia del fattore. «Si vede che, per risolvere questi due problemi, è stato necessario avere familiarità con l'analisi e la natura dei corpi suscettibili di fermentazione e dei prodotti della fermentazione stessa; perché nulla viene creato, né durante le operazioni dell'arte, né durante quelle della natura, e si può postulare che, durante tutta operazione, vi è una quantità uguale di materia prima e dopo l'esperimento; che la quantità e la qualità dei reattivi è la stessa, e che non vi sono cambiamenti, né modifiche». (da Traité élémentaire de chimie)
3. Faraday. Qualche cosa di profondamente nascosto. «Le ricerche sperimentali di Faraday sono così voluminose, le loro descrizioni sono così dettagliate, e la loro ricchezza di illustrazione è così grande, da renderlo un lavoro pesante padroneggiarle. La moltiplicazione delle prove, necessarie e interessanti quando le nuove verità sono state determinate, sono comunque meno necessarie ora che queste verità sono diventate parole di famiglia nel campo della scienza». (da Faraday as a Discoverer, di John Tyndall)
4. Harvey. I misteri del cuore. «Non mi rendevo conto in modo preciso infatti di come si verificassero la sistole e la diastole né di quando e di dove si producessero la dilatazione e la contrazione, certo a causa della rapidità quasi di un fulmine del moto che, in molti esseri, appare e scompare immediatamente in un batter d'occhio. Sicché mi sembrava ora di veder la sistole in un punto e in un altro la diastole; ora il contrario, ora mi apparivano come dei movimenti distinti, e ora come continui. Il mio pensiero vagava quindi nell'incertezza. Non sapevo cosa concludere io, o che cosa poter accettare dagli altri e non mi stupivo che Andrea Laurenzio avesse scritto che il movimento del cuoro è per noi così poco comprensibile quanto per Aristotele il flusso e il riflusso dell'Euripo». (da De motu cordis)
5. Il migliore. Di quinti esperimenti se ne potrebbero citare tantissimi e forse neanche i precedenti sono poi i più belli e importanti nella storia delle scoperte scientifiche. Una cosa però è certa: che l'ultimo esperimento, il migliore, potrebbe essere ancora di là da venire.
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