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Schermi neri, scatole nere e Jennifer Egan

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Scatola nera di Jennifer Egan

Bisogna sempre trovare tempo per leggere, ma a volte non è così facile come sembra. Ce lo insegna il buon Tamburini, che ha per l'appunto creato la rubrica "100 grammi", dedicata alle letture belle ma veloci, e ce lo insegna anche Leonardo, che infatti ci parlò di come spesso aspettare "il momento giusto" per leggere alla fin fine comporta il non leggere affatto.

Il problema è che ci sono troppe, tante distrazioni. Volete sapere la mia? L'Internet. I social. Facebook. I gattini. Quella roba lì. Quel pantano pixelato che avvinghia le tue sinapsi in una spirale di idiozie talmente divertenti e irrinunciabili che, tra un like lì e un "LOL" là, una stellina qui e un retweet di là, ti teletrasportano come nemmeno Doc di Ritorno al Futuro avanti nel tempo di minuti, quarti d'ora, intere ore.

E alla fine, non hai combinato niente.

Ma possiamo ancora salvarci, checché ci insegna Black Mirror: come sopravvivere, dunque, allo schermo nero? Con Scatola nera.

Scatola nera, per chi non lo sapesse, è un esperimento letterario di Jennifer Egan: una spy story nata da una tweet novel, prima, e divenuta un "racconto" cartaceo, poi, per minimum fax. Tutto cominciò il 25 Maggio del 2012, quando il New Yorker annunciò che da quel dì in avanti, per dieci giorni consecutivi, la scrittrice avrebbe twittato, al ritmo di un tweet al minuto, il racconto in questione.

La Egan, si sa, in queste sperimentazioni narrative ci sguazza, e al solito il risultato è eccellente. È incredibile notare come il formato dei 140 caratteri crei un ritmo incalzante, ansiolitico, perfetto per una storia di spionaggio. Come ogni tweet, ogni frase, sia un mondo a sé, un essere unicellulare perfetto, per l'appunto dotato di tutte le funzioni vitali di cui necessita. Come le cesure, gli intervalli, permettano a noi lettori/utenti di assaporarne ogni elemento al meglio. Come la Egan si sia proposta in una veste ancora diversa, ma come sia sempre lei: perché dentro Scatola Nera c'è Charlotte di Guardami, Lulu de Il tempo è un bastardo (anche se in questo caso direttamente, giacché la protagonista è proprio lei), e poi c'è Jennifer, c'è tantissima Jennifer, capace di farti passare dal sorriso divertito di una battuta sarcastica alla fronte aggrottata delle riflessioni più cupe in un nanosecondo o, meglio, in 140 caratteri.

Se avete voglia di mollare i gattini per una mezz'ora, godetevi Scatola Nera di Jennifer Egan, la regina del black mirror capace, diversamente da molti di noi, di usare il fantomatico schermo nero a suo totale vantaggio, tirandone fuori una lettura veloce e bruciante come un pizzicotto di quelli dati bene.

Se poi vi volete divertire, andate a ripescare i tweet sull'account del New Yorker o su quello di minimum fax. Potete anche leggerlo lì, se preferite. Ma in tal caso, Tamburini si sbaglia: 100 grammi una mazza! Il mio black mirror, un iPhone 4S, ne pesa almeno 140.

Scatola Nera di Jennifer Egan, minimum fax 2013, 69 pagine. Tempo di lettura: quaranta minuti di goduria.

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