
Ho ormai 86 anni. Non credo che ci riuscirò a scrivere ancora un romanzo – Günter Grass
Scrivere o leggere? Su questo magazine vi diremo di leggere sempre e comunque. Ad ogni costo. Però, non neghiamocelo, alcuni di noi covano delle ambizioni letterarie. Davvero? Davvero. Ebbene, che fare? Mia nonna, che è saggia, mi direbbe che se abbiamo 2 orecchie e solo una bocca è perché dobbiamo ascoltare il doppio di quello che dobbiamo parlare. Ma, oggettivamente, se anche scrivessimo la metà di quello che abbiamo letto, sarebbe comunque troppo.
Dei blogger finzionici hanno scritto (più di) un libro, senza contare quella interminabile fonte di divertimenti e lulz che è Libri mai scritti, ma, diciamola così, esiste veramente un rapporto di dipendenza tra scrittori e lettori? Susan Sontag, in un articolo pubblicato su Repubblica il 19 ottobre 2000 scriveva:
Leggere romanzi mi sembra del tutto normale, scriverli, invece, tanto strano… lo penso finché poi ricordo a me stessa quanto le due cose siano strettamente correlate. (Niente generalizzazioni blindate, solo qualche osservazione). Primo, perché scrivere è esercitare, con particolare intensità e attenzione, l'arte del leggere. Scrivi per leggere ciò che hai scritto, per vedere se va bene e, visto che non è mai così, riscriverlo una, due, quante volte ci vogliono per farlo diventare qualcosa che puoi sopportare di rileggere. Sei il tuo primo, forse più severo lettore. "Scrivere è arrogarsi il diritto di giudicare se stessi", scrisse Ibsen sul risvolto di copertina di uno dei suoi libri. Difficile immaginare di scrivere senza rileggere. (…)
Qui sta la grande differenza tra leggere e scrivere. Leggere è una vocazione, un'arte, nella quale, con l'esercizio, sei destinato a diventare più abile. Da scrittore accumuli soprattutto incertezze e timori. Tutto questo senso di inadeguatezza da parte dello scrittore – della qui presente, in ogni caso – è basato sulla convinzione che la letteratura conti (contare è sicuramente un eufemismo), che ci siano libri "necessari", libri cioè che mentre li leggi, sai che rileggerai.
Per un Günter Grass che appende la penna al chiodo ci sono tanti che decidono di seguire una strada che, a detta della Sontag, genera "incertezze e timori". Eppure c'è qualcosa di magico nella capacità di scrivere. Ma dove saremmo senza gli scrittori? Non saprei dirlo (sfido chiunque a farlo, tra l'altro), però sappiamo che, antropologicamente parlando, è esistito un tempo senza scrittura e scrittori. Quello che non è mai esistito è un mondo senza lettori, ovvero un tempo senza storie raccontate. Non è così sbagliato pensare che le narrazioni troveranno un modo per essere trasmesse, in ogni periodo e con i mezzi di comunicazione che più gli sono convenienti.
In un certo senso sono i libri a trovare i lettori e gli scrittori non sono che un tramite. Lascio la questione aperta, però… perché a questo punto bisognerebbe capire cosa rende uno scrittore UNO scrittore. Tuttavia, nel dubbio, vi consiglio di rileggere Finzioni (la raccolta di racconti di Borges) e in particolar modo il racconto che si intitola La Biblioteca di Babele, dove ad un certo punto c’è scritto:
Quando si proclamò che la Biblioteca comprendeva tutti i libri, la prima impressione fu di straordinaria felicità. Tutti gli uomini si sentirono padroni di un tesoro intatto e segreto. Non v’era problema personale o mondiale la cui eloquente soluzione non esistesse…
Buona settimana.
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