
Ti ricordi, mio caro ombrello, il giorno che ti ho trovato? Era dicembre e qualcuno ti aveva lasciato sul marciapiede come un uccello sparato. Ti eri rotto e mi hai confessato che a dicembre ti rompevi sempre perché ti portavano a comprare i regali in centro; tu eri timido e bene educato e ti beccavi solo le spinte degli altri ombrelli. Mentre attraversavi Via del Corso in mezzo a un mare di ombrelli colorati e sfacciati, una sera ti sei accorto di essere l'ultimo ombrello nero. Anche la mano che ti teneva aperto deve averlo notato perché subito ti ha gettato sul marciapiede come un corvo con le gambe all'aria. Ti ho visto da lontano, sembravi uno a cui è crollato il cielo addosso, ed era proprio così. Ti ho raccolto, richiuso e portato dall'ultimo aggiusta-ombrelli di Roma. Si chiama Noè e, nella sua bottega, ha decine e decine di ombrelli neri scassati. Noè ti ha adagiato sul tavolo e mi ha rincuorato: ha detto che gli ombrelli neri sono i più robusti, che non ne fanno più come voi. Eri conciato male, sembravi un corvo sgangherato, di quelli che atterrano sull'asfalto dopo un temporale. Sinceramente, io non credevo ce l'avresti fatta. Ma Noè è uno bravo; sei stato sotto i suoi ferri per quasi otto ore. Qualche giorno dopo sono tornata a riprenderti ed eri come rinato: lucido, nero, riposato. Mi ripari la testa da ogni temporale, sei così caro. A volte ti lascio da qualche parte ma tu mi ritrovi sempre, non so come ci riesci! Non mi abbandoni mai. Questo Natale ho pensato a te. Ti ho comprato un regalo. In questo pacco c'è la storia di un ombrello nero molto speciale. Il libro è di Pamela Lyndon Travers e s'intitola Mary Poppins. Sulla prima pagina ho scritto anche una dedica, con l'inchiostro nero. Te la leggo:
All'ultimo ombrello nero che, io lo so, sa pure volare.
Buon Natale!
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