
Copiare non è più un peccato, anzi, è di moda. In un periodo di cambiamenti veloci come quello che stiamo vivendo bisogna tenere le antenne belle dritte, guadrare a chi questi cambiamenti sembra averli saputi interpretare e cercare di fare come loro, o quantomeno trarre ispirazione. Copiare può rappresentare una soluzione.
Il network coordinato dall'AIE che si chiama TISP (Technology and Innovation for Smart Publishing) durante la conferenza iMinds che si è tenuta il 5 dicembre in Belgio, ha organizzato un seminario intitolato Digital book publishing in the future: tecnological, economical and pratical perspectives durante il quale è stata presentata un'esperienza di collaborazione e sperimentazione tra Boek.be (che è un po' come l'AIE belga) e il centro di ricerca iMinds che si occupa di incentivare l'innovazione tecnologica.
L'iniziativa belga si chiama Publisher of the future e si propone di spingere il settore del libro verso l'innovazione sia nella produzione che nei modelli di business. Per quattro anni promuoveranno l'interazione tra editori e librai con ricercatori e aziende tecnologiche in modo da poter affrontare al meglio i cambiamenti che il digitale ha portato nel settore editoriale.
Il progetto segue diversi filoni di sperimentazione, durante il seminario sono stati portati alcuni esempi.
Per quanto riguarda la produzione è stato presentato il progetto di Tom de Nies dell'Università di Gent che ha studiato un'applicazione, basata sull'HTML 5. Attraverso una gestione modulare e flessibile di questo linguaggio di programmazione, è possibile realizzare testi che siano pubblicabili direttamente sia in cartaceo che in formato epub. Si possono così evitare i passaggi della conversione e i prodotti editoriali possono essere distribuiti in modo più efficace su diversi media.
Per la distribuzione invece Davy Hanegreefs di Boek.be ha fatto notare che non basta adattarsi ai cambiamenti, occorre saperli sfruttare. E porta come esempio della sperimentazione i cambiamenti in atto nelle librerie di mattoni, le cosiddette “brick and mortar”, che tendono a riconvertire il proprio modello di business. Le librerie si potenziano, imparano a fare il caffè, grazie alle caffetterie integrate. Valorizzano ciò che le differenzia dai negozi virtuali: lo spazio, offrendolo per il coworking e soprattutto offrendo agli utenti la possibilità di accedere a prodotti digitali nelle librerie fisiche.
nel tentativo di far convergere «clicks and bricks» senza rimanere legati all’eterno rincorrere il modello Amazon. (cit. Moi, Lionetti, GDL)
Un altro aspetto molto importante sottolineato durante il seminario è stata l'attenzione ai numeri dimostrata dai belgi: hanno infatti predisposto un'indagine statistica sugli aspetti industriali e sui futuri scenari della distribuzione digitale dei prodotti editoriali coordinata da Oliver Braet dell'Università Libera di Bruxelles per riuscire a raccogliere tutti i dati necessari a ripensare il modello di business.
Sono tutte cose belle, credo non verremo mandati dietro la lavagna se copieremo dai belgi e ci daremo da fare per capire che dobbiamo farcene del digitale.
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