Rappresentano, gli stagiaire perfettini e saputelli, una delle specie che meglio hanno saputo adattarsi al clima e all’ecosistema di Bruxelles. Si trovano, però, anche in altre grandi città: numerosi avvistamenti sono stati effettuati nella City londinese, a Parigi e anche a Milano.
Per parlare di loro una premessa è necessaria: essi non si considereranno mai stagiaire. Affermeranno piuttosto di dirigere la politica estera dell’Unione europea, o di scrivere i discorsi per Barroso. Insomma, credono fermamente che da loro dipendano le sorti dell’Unione Europea.
Hanno, costoro, frequentato tutti la stessa scuola e, terminati con successo gli studi (delle numerose testimonianze, nessuna registra episodi di fallimento o difficoltà), sono migrati in massa a Bruxelles, dove le istituzioni danno loro rifugio. Amano in particolar modo ricordare i tempi della scuola. In queste occasioni, non è raro sorprenderli a pronunciare affermazioni di natura bizzarra: “Quanto mi manca quando studiavamo tutti insieme fino alle 3 di notte!”, o: “Vorrei tornare ai bei tempi della scuola, quando facevamo i turni per fare la spesa in modo da dover uscire dallo studentato solo una volta al mese!”, o ancora: “Il mio coinquilino mi svegliava nel cuore della notte facendomi domande a trabocchetto. Ci siamo divertiti un sacco!”.
Relazionarsi con loro di solito è doloroso, soprattutto se non si possiede un badge delle istituzioni e non si hanno a mente tutti i capitoli di spesa dell’UE. Giudicano facilmente: mai dimenticare l’allegato in una mail loro indirizzata, pena l'inserimento a vita nella loro lista nera. Eppure essi sono dappertutto e per forza di cose prima o poi ci si entra in contatto.
La prossima volta che dimenticherò un allegato, o non saprò quale percentuale del budget pluriennale dell’UE è dedicata alla preservazione degli storioni e sentirò posarsi su di me lo sguardo inquisitore di uno stagiaire saputello, ecco cosa farò: metterò nelle sue mani il mio pacco regalo, Diario di scuola di Daniel Pennac. Proprio questo: il romanzo autobiografico in cui Pennac racconta la propria giovinezza di cattivo studente, offrendo conforto e compagnia a milioni di altri ex – e attuali – cattivi studenti.
Quindi gli dirò, allo stagiaire saputello, che non abbiamo fatto la stessa scuola e che io sono di un’altra razza, di quelli che hanno preso debiti e sono stati sgridati, di quelli che ora imparano pezzi di libri a memoria e che ogni tanto ancora si sorprendono di riuscire a mantenersi, nonostante andassero male in francese e non abbiano mai imparato a fare le operazioni. Dirò loro che Daniel Pennac è più figo di Barroso e Martin Schulz messi assieme e che, anche se io non ne scrivo i discorsi, leggo tutti i suoi libri e questo mi fa sentire più forte.
Poi girerò le spalle e me ne andrò, non dopo aver lanciato al saputello un paio di palline di carta. Sono pur sempre un’ex cattiva studentessa!
Daniel Pennac, Diario di scuola, Feltrinelli
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