
Gipi è di Pisa. Io anche.
Anzi, vi dirò di più, Gipi in uno dei suoi graphic novel parla del Cep, io al Cep ho fatto l’asilo.
Cep vuol dire Centro Edilizia Popolare e nel giardino dell’asilo di tanto in tanto trovavamo delle siringhe usate.
Non sapevo bene cosa significasse, ma mi dicevano di stare attenta e io ubbidivo.
In Appunti di una storia di guerra ad un certo punto si parla di un ragazzino che vive – appunto – al Cep e vede un uomo volare giù da una finestra del quinto piano. Il bambino non prova assolutamente nulla.
Una volta mi hanno raccontato di uno del Cep che lanciò suo padre dalla finestra. Sono convinta che si tratti della stessa storia.
Trovare una tua esperienza, dei punti di riferimento, in una storia ti fa diventare molto più empatico con chi la racconta, e dopo tre pagine già mi sembra che Gipi abbia un sacco di cose da raccontarmi, cose che io posso capire. Poi mi rendo conto che non è solo perché sono di Pisa, ma per il suo punto di vista sulla vita, sul mondo.
Gipi parla spesso di sé nelle sue storie, delle sue fobie, delle sue insicurezze, della "paura della mano morta", come chiama lui la paura di non riuscire più a disegnare, una paura che sembra definitivamente sparita, ma, come dice lui, nulla lo è davvero. Dopo che hai letto due o tre storie, soprattutto quelle più personali come LMVDM, ti sembra di conoscerlo, che sia un tuo amico a cui avresti un sacco di cose da dire.
Da nemmeno un mese, in occasione di Lucca Comics, è uscito per Coconino Unastoria e se ne sta parlando tantissimo: oggi ho letto una trentina di articoli sul fumetto di cui almeno cinque erano nello specifico sull'autore. Ci sono le prossime tappe del suo tour, ma sopratutto questo video in cui Gipi mostra in diretta come fa una tavola. Cristo quanto è perfetto e sincero, ho pensato per ventisette minuti. Dice un sacco di parolacce e canta pure Renato Zero in pisano.
Ma torniamo al graphic novel, l’ho letto una prima volta e appena ho finito ho avuto la necessità di rileggerlo, forse perché non avevo capito nulla, forse perché non mi bastava e avevo bisogno di riguardare un sacco di particolari.
Unastoria in realtà sono due storie: quella dello scrittore Silvano Landi, ex scrittore di successo che perde il senno, e quella del bisnonno che dalla trincea lotta per la sopravvivenza. Ma non è tanto la trama a colpire, quanto la capacità di Gipi di raccontare il malessere umano con delle immagini perfette ed evocative, il modo in cui riesce a trasmettere la mancanza di senso del mondo in un modo semplicissimo.
Le pause, l’equilibrio perfetto, la capacità che ha di togliere parole. Le storie si intrecciano, la tristezza pervade, le paure umane sono sviscerate e sembra che Gipi abbia una parola di pietà per tutti, pisani e non.
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