
Quante volte leggendo un libro abbiamo pensato dello scrittore: ma come avrà fatto ad immaginare una cosa simile? Beh, ci sono autori per cui il confine fra fantasticheria e allucinazione è molto labile.
Alcuni critici sostengono che quando Saffo racconta l’incontro con la dea Afrodite stia descrivendo una vera e propria visione mistica. Molta letteratura medioevale è stata probabilmente influenzata dall’uso della segale cornuta: io mi sono sempre chiesta se Dante abbia fatto davvero un viaggetto lisergico all’Inferno. Pare che invece i poeti decadenti francesi ricorressero alla Fata Verde per acquisire capacità da “veggenti”. Negli anni 60 alla segale si sostituisce l’LSD, di cui fanno dichiaratamente uso autori come Burroughs, Dick, Gibson. Insomma, il connubio allucinazioni chimiche e arte sembra essere una (non sempre felice) costante. Ma per quanto riguarda invece i personaggi stessi dei romanzi? Una sbirciata tra le pagine di un paio di opere svela che spesso questi ultimi non hanno bisogno di alcun aiuto per avere visioni “stupefacenti”. Ad alcuni, basta lasciarsi coinvolgere un po’ troppo dalla lettura di romanzi cavallereschi.
1. Aiace. Quando si dice non vederci più dalla rabbia. Tutto ha origine a causa del solito guastafeste: Achille, che anche una volta deceduto riesce a provocare grane. Le armi del defunto spetterebbero al figlio di Telamone: infatti solo lui può essere paragonato per valore e audacia all’eroe acheo per eccellenza, a cui lo lega anche una profonda amicizia. Ma Agamennone e Menelao le assegnano ad Odisseo. Aiace si sente defraudato di ciò che merita e colpito nel proprio onore di guerriero, e non sopporta l’affronto. Impazzito, si scaglia su una mandria di buoi e li massacra credendoli i capi achei. Che ci sia lo zampino di Atena o solo un accesso di ira di proporzioni immani, Aiace arriva a scambiare dei montoni per dei soldati senza avere la scusante dell’uso di sostanze.
2. Don Chisciotte. L’ingegnoso Hidalgo del romanzo di Cervantes ha una percezione della realtà del tutto sui generis. Egli interpreta ogni sua esperienza in chiave romanzesca, e di conseguenza al posto di un’osteria vede un castello, al posto di una mandria di buoi vede un esercito nemico, al posto di una pentolaccia vede un ricco elmo, al posto di mulini a vento vede dei giganti. In una delle sue avventure si cala persino in una grotta “incantata” e qui scopre un castello di cristallo e una schiera di cavalieri e damigelle relegati nelle viscere della terra da un sortilegio. Altro che stupefacenti: l’unica sostanza di cui l’ingegnoso Hidalgo abusa sono i romanzi cavallereschi, il migliore stimolo per la fantasia. Le avventure di Don Chisciotte insegnano che la lettura è un’attività capace di suscitare visioni strabilianti, ma non priva di rischi.
3. Adso da Melk. Non vi è mai capitato di addormentarvi durante la messa? Ammettiamolo: il salmodiare in latino e i fumi dell’incenso fanno inesorabilmente calare le palpebre. Ma quanti possono dire di aver avuto una visione come quella che appare ad Adso da Melk mentre ascolta il Dies Irae? In sogno il giovane vede un banchetto lucullianamente sfarzoso a cui partecipano non solo l’abate e i monaci, ma anche tutti i personaggi della Bibbia. In questa irriverente e dottissima parodia delle Scritture, ogni azione, ogni pietanza, ogni dono, ogni veste e ogni oggetto hanno un valore simbolico che rimanda al testo biblico. Insomma, nel sonno gli insegnamenti appresi dal novizio agiscono sulla sua memoria e fantasia con effetti strabilianti. Anche in questo caso, per assistere ad un incredibile carnevale sacro basta una fervida immaginazione e un attacco di sonnolenza.
4. Adrian Leverkuhn. Purtroppo questa volta è la sifilide, che intacca il sistema nervoso, la causa delle allucinazioni di cui Adrian è vittima. Il protagonista del Doctor Faustus ha contratto la terribile malattia e alterna momenti di geniale creatività a periodi di sofferenza e debolezza, consumato da una febbre intellettuale e biologica al tempo stesso. Che l’incontro con il diavolo sia una metafora della sua patologia o un effetto della stessa, poco importa. Fatto sta che il talentuoso compositore ha un lungo dialogo, realistico e accurato in ogni dettaglio, nientedimeno che con il demonio stesso: un distinto signore che parla tedesco e gli propone il famoso patto, ovvero pochi anni di straordinaria produttività artistica in cambio della sua anima.
5. Narratore di Fight Club. Io l’ho sempre detto che dormire poco fa male. L’insonnia provoca cattivo umore, irascibilità, sviste. Allucinazioni. La sensazione di “non essere totalmente addormentato, non essere totalmente sveglio” è piuttosto nota, ma non è da tutti sviluppare a causa dell’insonnia un alter-ego che vuole offrire sfogo e riscatto ai reietti attraverso incontri di boxe clandestina e sovvertire la società colpendo gli istituti di credito. Ho sempre trovato piuttosto curioso il fatto che il protagonista di Fight Club nei momenti di veglia veda Tyler Durden, il proprio doppio, come una persona distinta da sé. Una raffinatissima allucinazione.
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