
Quadro Clinico:
Holden Caulfield è uno di quei personaggi della letteratura moderna che suscita nei lettori uno spirito settario degno dei peggiori ultras politici. Tanto amato quanto discreditato, tra chi lo ama è stato eretto a faro per un'adolescenza abbastanza incazzata e ribelle; perché Holden, difatti, non è che il ritratto più che fedele del tipico adolescente maschio: sedicenne, egocentrico, auto-erettosi a centro portante del mondo, disilluso dalla società (nel suo caso borghese) a cui non vorrebbe mai uniformarsi ma a cui è – per forza di cose – giù uniformato, incompreso e che vede negli adulti il bersaglio su cui sfogare le sue manie di persecuzione. Generazioni di adolescenti si sono rivisti nei suoi infiniti sproloqui, nei suoi intercalari sarcastici, nel suo finto distacco, a tal punto da imitarlo, da recitare la parte di Holden Caulfield. Recitare: “Sono il peggior bugiardo che vi sia capitato di vedere…è terribile”. Proprio come un adolescente qualsiasi, Holden è uno che recita molto, che usa le bugie per tenere fuori dal proprio modo tutte quelle persone che, secondo lui, non vogliono o non riescono a capirlo. Ma quelle di Holden non sono le bugie di un ragazzino tipo, le sue menzogne sono spesso gratuite e non necessarie, quasi involontarie, dette senza remore e con disinvoltura. Che si tratti di piccolezze o che debba fingersi affetto da un tumore al cervello, per lui non fa differenza.
Anamnesi:
È tranquillo, rilassato, sicuro di sé quando, su un treno per New York, Holden incontra la madre del suo compagno di classe Ernest, la signora Morrow. È affabile e intrattiene una conversazione che si potrebbe ritenere quasi normale se non fosse per le bugie che, di tanto in tanto, sparpaglia qua e là. Poi, però, la signora Morrow si dimostra maternamente interessata al perché un ragazzino della sua età stia viaggiando solo, su un treno, a sera inoltrata. È questo il punto in cui Holden, con spirito manipolativo e senza rimorso, raggiunge l'apoteosi della patologia, tirando fuori un tumore al cervello come motivo del suo ritorno a New York. La relazione interpersonale che si sta creando diventa insostenibile e le bugie affiorano in quanto necessarie: ci sono dei confini che vanno protetti e l'attenzione verso di sé – non il suo fisico, non il suo corpo, ma verso la sua persona – comincia a farsi troppo insistente per essere sopportata. Ma, d'altro canto, gli piace sentirsi al centro dell'attenzione ed essere ascoltato, quindi deve trovare un modo per parlare e farsi conoscersi pur senza mostrarsi. Ne avrebbe di storie – vere – da raccontare per suscitare la compassione, ma Holden non è Oliver Twist e la sua misera vita non vuole che si conosca. Raccontare della morte per leucemia di suo fratello Allie o di quella volta che ha visto un suo compagno di classe suicidarsi con addosso il suo maglioncino, significherebbe ricalcare emotivamente quegli avvenimenti, essere consapevole delle proprie emozioni, di uno stato d'animo che non riesce più a sentire suo a causa di quell'instabilità e apatia emotiva che gli shock gli hanno procurato. E allora Holden trova un solo modo per far convivere questa sua incapacità con la necessità di un normale adolescente di voler essere visto ed ascoltato, di essere preso in considerazione dai suoi amici, di essere ritenuto interessate agli occhi di quel mondo che lui tanto disprezza ma di cui tanto vorrebbe farne parte: mentire.
Diagnosi:
Bugiardo patologico da stress post traumatico.
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