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Giulio è l’opposto di Commodo

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Andreotti Giulio Got

Per la foto ringraziate lui

Giulio Andreotti è morto, con lui se ne va un pezzo della memoria del nostro paese. Una storia pesante, ingombrante e a tratti ancora buia. Il resto, che è tanto, ve lo ripeteranno tutti i media in queste giornate. Da bravo posto di depravati quale è, l'internet si sta già scatenando.

A me, invece, piacerebbe rimanere sul tema del potere. Molto prima del Divo Giulio, c'è stato un imperato romano che è stato per 7 volte console: Lucio Elio Aurelio Commodo, per gli amici Commodo e basta. Ecco, tolta la ricorrenza del numero 7 (Andreotti è stato per 7 volte presidente del consiglio), i due sono stati molto diversi.

Anzi, possiamo dire che Giulio è l'opposto di Commodo. Commodo era bello, biondo, boccoluto e riccio, atletico e avventuroso, aveva una passione per il vino, le donne, specialmente quelle a pagamento e sua sorella (molto prima di Jamie Lannister). Suo padre era un imperatore, come suo nonno (materno, però), mentre non sono noti impegni amministrativi dei parenti di Giulio.

Nella Historia Augusta,  praticamente una delle poche fonti sulla storia imperatori romani tra il secondo e il 4° secolo, si narra della sua damnatio memorie, ovvero di quel uso tipico dell'epoca in cui si malediva la memoria del potente appena defunto.

Che il ricordo dell'assassino e del gladiatore sia cancellato del tutto. Lasciate che le statue dell'assassino e del gladiatore siano rovesciate. Lasciate che la memoria dell'osceno gladiatore sia completamente cancellata. Gettate il gladiatore nell'ossario. Ascolta o Cesare: lascia che l'omicida sia trascinato con un gancio, alla maniera dei nostri padri, lascia che l'assassino del Senato sia trascinato con il gancio. Più feroce di Domiziano, più turpe di Nerone. Ciò che ha fatto agli altri, sia fatto a lui stesso. Sia da salvare invece il ricordo di chi è senza colpa. Si ripristino gli onori degli innocenti, vi prego.

Non parlarne più, e toglierne le statue, era il modo per dimenticarsene. Noi non possiamo permetterci di maledire la memoria di Andreotti, dimenticandocene completametne. Perché Giulio non è Commodo e noi non siamo gli antichi romani: non dimentichiamoci di quello che è successo, anzi, ricordiamolo. 

In queste ore orde di Casini, Mastella, Follini, Buttiglione riempiranno i palinsesti televisivi e le colonne dei giornali per ricordarci il bene che Giulio ha fatto e l'amore che tutti provavano per lui, questa è una forma di damnatio memoriae, perché si sostituisce alla realtà dei fatti una versione finta. Conviene studiarsi quello che è successo, leggendosi qualche libro. Sia mai che rischiamo di imparare qualcosa. Buona settimana.

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