
Il calcio oggi viene spesso paragonato ad un luna park globale, una macchina genera soldi dove l’anima si è persa per strada e i protagonisti si sono omologati ai quattro angoli del globo.
Ma noi di Finzioni che amiamo il calcio di una volta, i bei libri e il vino d’annata abbiamo rovistato negli archivi guardato partite a non finire e abbiamo preparato un magistrale galleria di personaggi calcistici che sembrano usciti dalle pagine di un romanzo.
Perché se il calcio è sempre stato poesia, estetica, tragedia e commedia insieme lo dobbiamo ai suoi personaggi, allenatori, calciatori ma anche tanti presidenti, perché come in un romanzo ben orchestrato ci sono figure di ogni genere e tipo. Ma ora chiudo l’introduzione e passiamo in rassegna le nostre figurine.
Io partirei da Vujadin Boskov, il grande saggio, il santone di Novi Sad e lo si potrebbe definire con mille altri appellativi. Chi non si ricorda gli aforismi del mister serbo? Le sue proverbiali frasi con cui spiazzava nelle interviste?
Basti solo la risposta che diede ad un giornalista che prevedeva la retrocessione del Napoli in serie B: “Io penso che tua testa buona solo per tenere cappello”. Un mito.
Boskov mi ha sempre generato simpatia per la sua aria sorniona, il tono di voce e l’accento slavo che lo faceva sembrare un contadino russo tutto astuzia. Come se fosse un personaggio di Gogol, un mugik tranquillo e pacifico ma dotato della furbizia per imbrogliare padroni. Proprio come Cicikov, il protagonista delle Anime morte.
Si accennava sopra ai presidenti, categoria che meriterebbe ampio spazio, analisi sociologiche approfondite ma qui ci limitiamo al ritratto di due presidenti che hanno fatto la storia recente del nostro calcio.
Sono Romeo Anconetani e Costantino Rozzi, rispettivamente presidenti di Pisa e Ascoli. Nomi oggi poco noti, spariti dalla memoria collettiva di chi di calcio scrive e dalle cronache sportive ma che a cavallo degli anni 80 e 90 furono figure immense.
Anconetani era il Pisa come lui stesso proclamò, in società faceva tutto dal centralinista a consigliare il cuoco per cucinare la pasta.
Il Presidentissimo come veniva chiamato Rozzi ricevette addirittura la laurea honoris causa dall’Università di Urbino. Mantenne per quattordici stagioni consecutive l’Ascoli nella massima serie, comprò giocatori sconosciuti lanciandoli nel grande calcio.
I presidenti di Ascoli e Pisa sono personaggi che avrebbero fatto la fortuna di tanti scrittori, ben definiti, vulcanici, originali. La penna vorace di Balzac sarebbe stata perfetta per questi due e la Comedie li avrebbe accolti nella sua folta schiera di personaggi.
L’ultimo abbinamento che voglio proporvi è quello di un libro e un giocatore che sulle prime forse risulterà indigesto e forse lascerà straniti. Mi riferisco a Pippo Inzaghi, il calciatore moderno per eccellenza, atleta a 360°, ventiquattro ore al giorno sette giorni su sette. Poche distrazioni, vedi alla voce veline, mai una protesta nessuna polemiche solo il dovere.
Il libro che credo potrebbe essere adatto al nostro caro bomber è 1984 dell’inglese George Orwell, il romanzo che designa un regime totalitario dove gli abitanti sono ridotti ad automi senza volontà.
Inzaghi è stato per anni l’esempio dell’abnegazione sul campo, della totale dipendenza ad uno scopo, nel suo caso quello di fare gol. Diciamo che il parallelismo è tosto ma ci può stare.
Ora mi ributto a capofitto in polverosi archivi e si torna fra quindici giorni con altri ritratti di personaggi del calcio sfuggiti dalle pagine di un romanzo.
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