
Thomas Pynchon, come vi avevamo già raccontato, pubblicherà un nuovo libro il 17 settembre.
L’hype che avviluppa l’uscita del nono romanzo del "Recluso", come viene etichettato dal giornalismo più pop, è opprimente. E la Penguin, che pubblicherà Bleeding edge, sa quali sono le regole del marketing e come fare a tenere alta l’attenzione. Come una madre premurosa ma anche un po’ avara, conta tutti i bocconi. Di sicuro non saremo sazi prima della fatidica data.
Il menù del giorno è nel catalogo delle pubblicazioni previste per l’autunno 2013. Da qui scopriamo la copertina dell’edizione hardcover e, dopo un po’ di scrolling fino alla sezione Excerpts, la prima pagina del romanzo.
La copertina, in bianco e nero sul pdf, è l’immagine (forse) di due file di server che sembrano convergere su un punto di fuga lontano.
L’incipit invece apre su Maxine Tarnow che, stando alla sinossi del romanzo (che potrebbe essere stata scritta dallo stesso Pynchon, come già accadde per Vizio di forma), è la protagonista della storia. La donna, che investiga sulle frodi online del “deep web” e va in giro con una beretta, sta accompagnando i due figli a scuola nel momento in cui New York si sgranchisce ed è pronta ad affrontare l’ennesima giornata di lavoro. E per il momento è tutto.
La prosa, ad essere sinceri, non sembra molto “pynchoniana”. La narrazione procede lineare e lenta, in modo quasi manieristico; una pagina che è descrittiva senza l’ossessione per il microscopico e scevra di tecnicismi. Certo, è presto per giudicare, si tratta solo di poche righe, e del resto lo stesso aggettivo pynchoniano ha poco senso: lo scrittore ha da sempre saputo padroneggiare i più disparati stili narrativi.
Il problema è che su Pynchon si riversa una quantità di aspettative e pregiudizi che è facile vederli non corrisposti. Direi anche salutare. Fu proprio quanto accadde all’uscita di Vizio di forma, che venne accolto tiepidamente dalla critica e lasciò disorientati parecchi lettori, delusi perché non avevano trovato il loro Pynchon. Leggere un romanzo con l’intenzione di trovare la conferma di tutti i nostri preconcetti riduce i benefici che derivano da una lettura più ingenua.
Staremo a vedere. Io scommetto, però, che troveremo qualche distillato di prosa psichedelica, lamentazioni sulla controcultura sessantottina e reti di cospiratori tecno-fascisti. E forse, dice la Penguin, un cameo di Jerry Seinfeld. L'impazienza mi divora.
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