
Io, con l’hard boiled, ho sempre avuto poco a che fare, se non addirittura niente: non mangio uova, e se capita le preferisco sbattute con lo zucchero o dentro a una torta. Non parliamo, poi, della letteratura; non vi è davvero genere più distante dal mio gusto abituale.
Per questo, quando è uscito La ragazza dei cocktail, ho cercato di ricostruirne una mini identità tramite i vari commenti, estremamente positivi, che leggevo qua e là, sparsi e frammentari come coriandoli. Esattamente come quando lanci i coriandoli, mi sono ritrovata con nulla in mano: la protagonista è una dark lady? Ma non si veste di nero, né gira con pentacoli o croci di mogano addosso. E di James M. Cain sapevo solo che era quello de Il postino suona sempre due volte. E che era morto. No, non riuscivo a raccapezzarmici affatto.
Poi ho visto la copertina, e ho pensato «Dannazione.» È bellissima, intrigante, femminile, sensuale, proprio come la protagonista, ma di questo parlerò più avanti. Insomma, una gran bella copertina. Bramavo quel rossetto, mi interrogavo sul perché delle manette. Sicché mi sono detta «Challenge accepted: leggiamolo.» E così ho fatto.
La storia è ambientata nel Maryland, negli anni ‘60. Joan Medford ha ventun anni e tre caratteristiche che la renderebbero appetibile agli occhi di ogni uomo: gambe da urlo, occhi da gatta e niente marito. O meglio, il marito c’era ma non più, venuto a mancare in un incidente stradale dalle circostanze un po’ ambigue.
Ma Joan ha cose ben più importanti a cui pensare: Rob è morto, e lei ora è sola, senza lavoro, con un mutuo da pagare e un figlio da mantenere. Proprio per questo, Joan accetterà di lavorare al Garden of Roses, dove le cameriere girano in pantaloncini e camicette trasparenti. Addetta ai cocktail, tra una mancia e l’altra, la nostra Joan conoscerà due uomini, estremamente diversi sotto ogni aspetto: Earl K. White III, un benestante uomo d’affari di mezza età innamoratosi di lei a prima vista, e Tom, prestante e giovane ragazzo dalle grandi ambizioni ma con poco da offrire. Chi scegliere? Joan prenderà sì una decisione, scoprendo però sulla sua pelle che la scelta più ovvia non sempre è quella giusta e avviluppandosi, suo malgrado, in una serie di sfortunatissimi eventi dal cui groviglio sarà davvero difficile uscire.
Avete presente quelle storie bruttissime di gente che infila droghe nei cocktail a fini a noi tutti tristemente noti? Bene, non ce ne voglia Isbn, ma sospetto che Joan abbia manomesso a sua volta le bevande del Garden e che ne abbia versato qualche goccia sulle pagine del libro; è davvero impossibile staccare gli occhi, non assuefarsi a Joan, alla sua vita, alla sua storia. Sarà la narrazione in prima persona, credibilissima e magistralmente condotta, saranno i numerosi colpi di scena e il finale da urlo; sarà l’inevitabile immedesimarsi nei vari personaggi, le cui azioni sono spinte dai sentimenti più comuni a ogni uomo: paura, passione, rivalsa, solitudine.
Dietro le quinte, come dietro a un bancone, Cain miscela sapientemente questi sentimenti diversi, spesso contrastanti, e crea una miscela squisita che ci lascia inebriati. A portarcela sarà proprio lei, Joan Medford, che ce la porgerà ammiccante e sensuale. E noi, sorseggiando pian piano, la guarderemo allontanarsi consapevoli di essere le ultime, ennesime vittime di una femme fatale d’eccezione.
La ragazza dei cocktail, James M. Cain, Isbn Edizioni 2013. Traduzione di Marco Rossari.
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