Photo by Hitoshi Suzuki on Unsplash
Coming Soon è una rubrica mensile. Raccoglie una selezione delle uscite in libreria del mese che sta per iniziare.
Grace Paley, Tutti i racconti, Edizioni Sur. Traduzione di Isabella Zani.
Quarantacinque racconti in quaranta anni: questi sono i numeri della produzione narrativa di Grace Paley. Figlia di emigrati ucraini, oppositori dello Zar Nicola II, cresce nella New York della working class, in quella che era la Brooklyn di inizio secolo scorso. Crescendo, la scrittrice scopre l’impegno civile, che coltiverà per tutta la vita. I suoi quarantacinque racconti sono considerati fondamentali da Philip Roth (sic), Saul Bellow & co., La forza, la grazia, la ricchezza di queste poche pagine che Grace Paley ci ha lasciato ci raccontano vite piene, sempre diverse, delle quali pare quasi di sentire il brusio mentre si legge.
William T. Vollmann, I fucili, minimum fax. Traduzione di Cristiana Mennella.
Se avete visto The terror sapete già tutto quello che serve sapere per leggere I fucili. È proprio in quei luoghi che arriva un uomo, soprannominato dagli inuit Capitan Sottozero. Questo strano personaggio forse vuole ripercorrere le strade di coloro che cercavano il Passaggio a nordovest, forse vuole vedere come l’uomo bianco ha sconvolto il paesaggio, forse vuole diventare colui che voleva a tutti costi trovare il Passaggio a nordovest, Sir John Franklin. Minimum fax pubblicherà anche altri quattro libri dell’autore americano: la volta buona per far sì che Vollmann cominci a essere letto in Italia.
Lucia Berlin, Sera in paradiso, Bollati Boringhieri. Traduzione di Manuela Faimali.
Un paio di anni fa usciva La donna che scriveva racconti, un libro pieno di meraviglie, dolore e vita. E così è anche per questa nuova raccolta che, rispetto alla prima, ci fa immergere nella vita da adulta di Lucia Berlin, in grado di raccontare di profughi siriani e di ricchi americani, di morfina e di mogli, di cadute e di amore senza mai scadere nella banalità o nella retorica, piuttosto spiazzando e arrivando dritta dove vuole arrivare, con questo suo portarci, noi lettori, sulle montagne russe.
‘Amo le case, le cose che mi raccontano, e questo è uno dei motivi per cui non mi dispiace fare la donna delle pulizie’.
Rudolph Wurlitzer, Zebulon, Playground. Traduzione di Bernardo Anselmi.
Rudolph Wurlitzer, con il suo nome da romanzo, dopo aver esordito nella fiction con il romanzo Nog, lodato da Pynchon, ha scritto, tanto per citarne un paio, la sceneggiatura di Pat Garrett e Billy the Kid e Il piccolo Buddha. Anche Zebulon nasce all’inizio degli anni Ottanta come sceneggiatura e vede la luce nel 2008 come romanzo. Zebulon Shook è un uomo di Frontiera, un solitario, che dal Messico intraprende un viaggio, attirato dalla corsa all’oro della California. Lo spostamento sarà denso di avvenimenti e incontri. Per rendere meglio l’idea: Jim Jarmush si è ispirato al personaggio di Zebulon per il ruolo di Johnny Depp in Dead Man.
Yuri Slezkine, La casa del governo. Una storia russa di utopia e orrore, Feltrinelli. Traduzione di Bruno Amato.
La Casa del governo, ora conosciuta come la Casa sull’argine, sorgeva vicino al Cremlino, condizione necessaria dato che chi vi abitava amministrava l’Unione Sovietica. Nei cinquecentocinque appartamenti, più spazi comuni, alloggiavano infatti gli ufficiali del Partito Comunista e le relative famiglie. Questo libro, a partire da foto, lettere, diari e vario materiale, ricostruisce la storia di quel luogo, a partire dalla conversione al comunismo dei suoi abitanti fino alla loro epurazione grazie alle purghe di Stalin. Una storia dell’Unione Sovietica e della Russia racchiusa un edificio diventato maledetto.
Sébastien Japrisot, La cattiva strada, Adelphi. Traduzione di Simona Mambrini.
Un romanzo che racconta l’amore travolgente di un ragazzo quattordicenne per una suora di ventisei, scritto da un autore di diciannove anni, quando l’età ti promette che tutto è possibile e possiedi il dono della grazia. Sébastien Japrisot, pseudonimo anagrammatico di Jean-Baptiste Rossi, autore feticcio di Emmanuel Carrère, ha scritto un libro sull’amore puro, scevro da moralismi e ipocrisie come tiene a dirci fin dall’epigrafe: ‘Credi nel tuo Dio se puoi, ma credi soprattutto nella vita. Se la tua vita dimentica il tuo Dio, tieniti stretta la vita. Se il tuo Dio ti impedisce di vivere, abbandona il tuo Dio. La tua vita è l’unica cosa che hai e, chiunque tu sia, il tuo Dio non è il mio.’
Annie Ernaux, La vergogna, L’orma. Traduzione di Lorenzo Flabbi.
Arriva un altro pezzetto della vita di Annie Ernaux che questa volta, partendo dall’infanzia, narra dell’ingresso nella vita adulta, riconducibile a un ben preciso avvenimento nella vita dell’autrice. A questo inevitabile passaggio si accompagna lo straniamento sociale della Ernaux, figlia di operai divenuti piccoli commercianti, rispetto alle compagne di scuola di provenienza piccolo borghese. La presa di coscienza della diversità è come fuoco su una miccia che spinge la scrittrice alla ribellione e alla scrittura.
Julián Herbert, La casa del dolore altrui, gran vía. Traduzione di Francesco Fava.
All’inizio del secolo scorso, per l’esattezza tra il 13 e il 15 maggio 1911, una parte della comunità cinese residente a La Laguna viene massacrata dai rivoluzionari messicani. La mattanza viene poi negata e, di fronte all’evidenza, minimizzata. La più grossa strage di cittadini cinesi su suolo americano viene raccontata da Julián Herbert attraverso un paziente lavoro di ricerca e di ricostruzione per mettere insieme i pezzi di un episodio che gronda xenofobia cercando di rendere una giustizia, tardiva, a chi era presente quel maggio.
Denis Johnson, Jesus’ Son, Einaudi. Traduzione di Silvia Pareschi.
‘And I feel just like Jesus’ son’, cantava Lou Reed in Heroin, una delle canzoni contenute in The Velvet Underground & Nico, il disco per eccellenza della band. E da lì viene il titolo di questa raccolta di racconti che però è un romanzo che però è quello che Denis Johnson sapeva. Un quotidiano feroce, quando non lo è?, che può prevedere una ragazza che si suicida per sbaglio perché il suo fidanzato si è addormentato o un ferito dimenticato per un tempo molto lungo in una cucina. A un certo punto dell’anno scorso Denis Johnson è morto, lasciandoci da soli e senza la speranza di un nuovo libro. Per fortuna ci sono quelli che aveva già scritto. And thank God that I just don’t care.
Umberto Eco, Sulla televisione. Scritti 1956 – 2015, La nave di Teseo. A cura di Gianfranco Marrone.
La televisione è morta anzi no sta benissimo, è colpa della televisione se siamo arrivati a questo punto, la televisione è il traino dei social e non viceversa, ecc ecc. Il momento è propizio per provare a comprendere cos’è stato e cos’è, cosa rappresenta, come, quanto e chi influenza quello schermo sottile appeso in salotto. E chi c’è di meglio di Umberto Eco che ha iniziato a scrivere della televisione nell’anno in cui sono cominciate le trasmissioni in Italia ovvero nel 1956? In questa raccolta di scritti l’Umberto Eco semiologo prova a sbrogliare la matassa di anno in anno.
L'articolo Coming Soon – Novembre sembra essere il primo su Finzioni Magazine.