Era la notizia che tutti aspettavamo. O forse no. Io ve la butto lì, poi sarete voi lettori a farmi sapere se vi suscita tremiti e mancanza di respiro per la gioia, oppure una certa rabbia, o ancora, magari, una lieve indifferenza. Io per esempio, pur potteriana della prima ora – o forse proprio per questo – non ho accolto con particolare tripudio la recentissima notizia per cui JK Rowling ha affermato di non aver rinunciato alla narrativa per bambini né all’uso del suo vero nome come autrice, e anzi, di aver già steso un primo pezzo di un’opera per ragazzi che dice di «piacerle davvero». Queste dichiarazioni sono uscite direttamente dalla bocca di JK un paio di giorni fa, durante un’intervista nel programma di BBC Radio 2 “Book Club”.
La scrittrice era ospite della trasmissione di Simon Mayo per promuovere in realtà l’ultima sua fatica letteraria, il terzo capitolo della saga di Cormoran Strike uscito nel Regno Unito il 20 ottobre e scritto sempre sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith, dal titolo Career of Evil (qui potete leggerne il primo capitolo). Ma naturalmente, dopo essere stata invitata a parlare del libro («l’unico che io abbia mai scritto ad avermi causato incubi, letteralmente») e della sua speranza – naufragata – di poter contare più a lungo sull’anonimato garantitole da “Robert” («mi piacerebbe che la carriera letteraria di Robert avesse un po’ meno a che fare con le attività di promozione»), sono arrivate le domande sul futuro, che però in qualche modo sa di passato. Perché JK Rowling sei e JK Rowling rimani, e, per quanto tu possa fare, il tuo nome è indissolubilmente legato a un altro, come Angela Lansbury a Jessica Fletcher.
Così, inevitabilmente, il conduttore non ha mancato di tirare in ballo l’ottavo capitolo della storia di Harry Potter, quello che potremo vedere solo a teatro: Harry Potter and the Cursed Child, in scena al London’s West End Palace Theatre da giugno 2016. Come sapete, si tratterà di uno spettacolo in due parti ambientato 19 anni dopo gli avvenimenti di Harry Potter e i doni della morte e avrà come protagonista il secondogenito del nostro eroe, il piccolo Albus Severus. A questo proposito, la Rowling ha tenuto a precisare che lo spettacolo non avrebbe preso forma se non fosse stato per il team che le si è presentato (la sceneggiatura è di Jack Thorne, la regia di John Tiffany e la produzione di Sonia Friedman) e che non ha intenzione di farne un romanzo «per ragioni che credo saranno chiare quando la gente vedrà la messinscena».
E anche sotto la vera notizia che è uscita da quest’intervista – JK Rowling tornerà a scrivere col suo nome, ha già iniziato a buttare giù un pezzo di un libro per bambini, è così piena di idee per nuovi libri per ragazzi e adulti che ha paura di morire prima di poterle fissare sulla carta – la prospettiva del nuovo è venata da un sapore di passato, un po’ malinconico. Chi di voi, di noi, non ha pensato, anche solo per un attimo, che la nuova JK Rowling per ragazzi non sarà mai come Harry Potter, che JK Rowling per ragazzi è solo Harry Potter? Orribile prospettiva, che fa di lei una prigioniera e di noi suoi lettori eternamente insoddisfatti. Orribile, ma se volete la verità, io non riesco a scacciarmi questo pensiero dalla testa e ad accogliere con gioia i progetti futuri di JK. Morboso, testardamente chiuso a ogni novità, geloso: è un rapporto malato, il mio, con JK e la sua creatura, che semplicemente non prende nemmeno in considerazione altre possibilità. Fatemi sapere se voi riuscite a guardare oltre e a godervi lo spettacolo: in questo caso, un po’ vi considero traditori e un po’ vi invidio.
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