Aspettavo Va tutto bene di Alberto Madrigal dal dicembre 2013 ovvero dalla prima volta che incontrai il fumettista di origini spagnole nelle tavole del suo primo graphic novel, Un lavoro vero. Sono passati quasi due anni eppure le atmosfere che si respirano nelle sue nuove pagine sono le stesse di quelle che mi fecero innamorare del suo stile, dei suoi colori, della sua silenziosa Berlino che ancora una volta è la protagonista indiscussa di una storia in bilico fra il presente e il futuro.
Va tutto bene sono le vite di quattro giovani con sogni e aspettative diverse. C’è chi vorrebbe avviare una propria attività, la più bizzarra che si possa pensare per potersi distinguere il più possibile da ciò che quotidianamente possiamo incontrare per strada; c’è chi vorrebbe diventare una famiglia ma le circostanze non sono propriamente d’accordo e c’è chi è un eterno giovane e non metterà mai "la testa apposto" come tanto piace dire agli adulti. Eppure tutte queste vite sono legate da un filo invisibile che è la città di Berlino che con le sue ombre e i suoi scorci pare rispecchiare la percezione più sentita dai protagonisti della storia di Alberto Madrigal: l’impotenza. Perché Eva non può fare nulla di fronte allo sconforto di Daniel mentre Daniel non può fare nulla nel vedere la propria amica Sara lanciarsi in un’avventura troppo grande per lei mentre Sara, a sua volta, non sa come reagire davanti al futuro che la spetta, se lanciarsi a capofitto nel suo nuovo (ed ennesimo) progetto o continuare a rimandare per paura di fallire.
Ma le cose non possono certo restare sempre le stesse, qualcosa deve pur cambiare in questi anni di crisi, di crudeli sfortune che paiono voler ostacolare qualsiasi nostro sogno. Non voglio di certo rovinarvi nessun finale, Va tutto bene va assaporato dall’inizio alla fine senza interruzioni e senza anticipazioni, ma non posso non soffermarmi su un particolare che tanto ho amato, uno di quelli in cui è il tratto del fumettista che parla, prima ancora delle parole.
In Va tutto bene ci sono queste due tavole meravigliose che ritraggono il cielo di Berlino, una specie di skyline dove a spiccare, ovviamente, è la nota torre della televisione di Alexanderplatz. La prima tavola compare proprio nella prima pagina: il cielo è rosa, tendente al lilla. Pare un tramonto ma non uno di quelli romantici e sdolcinati bensì di quelli freddi, di quando scende la sera e stai alla finestra a fissare il vuoto, il blu che lentamente copre ogni sfumatura del sole come a voler cancellare ogni tuo piccolo barlume di speranza. Alcune decine di pagine dopo, però, ricompare lo stesso cielo con lo stesso skyline e questa volta è una festa: il giallo prevale sulle nuvole, più che un tramonto è un’alba, di quelle abbaglianti che quando ti svegli e ti affacci alla finestra nemmeno riesci a tenere gli occhi aperti. Ecco, sono quelle mattine, così luminose e sfolgoranti, che fan venire voglia di bere una tazza di the seduti sul balcone, a guardare il cielo e dire che nonostante tutto, nonostante i problemi, nonostante le noie, in realtà va tutto bene, delle cose più importanti va davvero tutto bene.
Alberto Madrigal; Va tutto bene; Bao publishing; 128 pp; euro 15.
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