L’aveva già fatto Amanda un paio di anni fa, ora lo fa anche Raffaele. I cognomi non servono in casi come questi, tanto avete già capito tutti di chi stiamo parlando. Di cosa forse no, ma ecco, il mistero è presto svelato: tra circa due mesi sarà disponibile in libreria la “versione di Sollecito”, il volume con cui il protagonista di una tra le vicende di cronaca nera più note e dibattute dice finalmente la sua. Si chiamerà Un passo fuori dalla notte – Tutto quello che non avete mai immaginato di me, sarà edito da Longanesi e ripercorrerà, attraverso la voce e lo sguardo di quello che è stato per lungo tempo indicato come uno degli assassini, la storia di come si sono svolte le cose, prima e dopo quell’1 novembre 2007.
Una cosa sicuramente è cambiata dal 2013, quando uscì l’autobiografia di Amanda Knox, Waiting to be Heard: ora Raffaele Sollecito, così come la sua ex ragazza, è libero ed è stato dichiarato innocente – definitivamente – mentre due anni fa, proprio poco prima della pubblicazione del libro di Amanda, la Cassazione annullò la sentenza di assoluzione per i due, sospettati dell’omicidio di Meredith Kercher.
Quali che siano le responsabilità di Raffaele e Amanda e i vostri pensieri sulla bontà dell'ultima scelta della Cassazione, che il 27 marzo scorso ha reso definitiva l’assoluzione dei due, ognuno si tenga le proprie opinioni per sé. Io ho le mie, ma non è questa la sede in cui intendo esprimerle (eventualmente, possiamo vederci e ne parliamo davanti a una birretta e due pata). No, piuttosto farei una piccola riflessione, magari neanche tanto originale, su quel che significa pubblicare questa storia.
Già cinquant’anni fa Umberto Eco in Apocalittici e integrati mise in luce il gusto dei media per l’orrore, genere ancora oggi dominante in tutto il panorama della comunicazione: dalle brutali esecuzioni dell’Isis all’ossessione per i casi di cronaca più nera, noi italiani sembriamo non essere mai stanchi di vedere e sentire atrocità. Non so se siamo un popolo particolarmente barbaro (avranno qualche influenza le ascendenze romane?), non conosco la situazione negli altri Paesi. Ma è certo che Sarah Scazzi è un nome noto a tutti, così come lo è la disposizione delle stanze nella villetta di Cogne.
Prenderò a prestito un paio di espressioni che Christian Raimo usa in questo articolo: il tema è diverso, ma le parole, mi pare, si possono adattare anche al nostro contesto. Raimo parla di «pornografia della devastazione» e di «conflitto» (che noi potremmo eventualmente sostituire con «orrore») che «diventa un consumo come un altro». Le immagini, tantissime, scattate durante la manifestazione di protesta contro Expo il primo maggio scorso paradossalmente non dicono nulla – né dei motivi della sollevazione, né degli scontri stessi – ma si limitano a ricercare, come in un’esibizione pornografica, un effetto di spettacolarizzazione. E così succede anche con le vicende di cronaca nera: il fatto in sé alla fin fine passa in secondo piano, scalzato da un turbinio di immagini, dichiarazioni, opinioni di esperti, plastici, ricostruzioni, ipotesi, previsioni. E libri naturalmente, come quest’ultimo di Sollecito.
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