– Lo sappiamo solo noi due – le ripeteva la cugina quando la vedeva esitante sulla necessità di tanti misteri. – Se lo sapesse anche un altro sarebbe la fine. – E le ricordava un proverbio spesso ripetuto in casa Marini: "Segreto di due, segreto di Dio; segreto di tre, segreto di tutti."
Bianca Pitzorno, Re Mida ha le orecchie d'asino
Della Bianca Pitzorno "alta", la scrittrice che si diverte a disseminare nei suoi libri per ragazzi frammenti dell'Iliade o arie della Madama Butterfly, è stato detto tanto. Meno, invece, è stato detto dei riferimenti più prettamente popolari, dei quali le sue storie sono zeppe e sempre dei quali noi tutte «piccole lettrici» di un tempo eravamo parimenti ghiotte.
Ad esempio, con i libri di Bianca Pitzorno io ho imparato un sacco di proverbi e modi di dire. Uno dei miei preferiti è quello che cito a inizio articolo, con il quale ho poi suggellato molteplici accordi con le migliori amiche d'infanzia con quella solennità di cuore che hanno solo i bambini. Un altro, invece, è «soffrire prò imbellire»: lo diceva in Diana, Cupido e il commendatore la tata Gavinuccia a Zelia, una bambina coi capelli d'oro che la bambinaia le arricciava coi diavolini ogni notte prima di andare a dormire, tra le proteste della piccina che non aveva certo voglia di sottoporsi a quel fastidioso rituale.
La vita sessuale dei nostri antenati (spiegata a mia cugina Lauretta che vuol credersi nata per partenogenesi) è però un libro per adulti; non è ambientato a Lossai, Serrata o Cepaluna, ma tra Donora e Ordalè (cittadine che non troverete sulla cartina, ma non è una sorpresa), e ancora a Oxford, Epidauro e Bologna, lungo un arco temporale di cinque secoli. Come da tradizione vi sono zii, cuginanze, tartarughe e serve poco servili, ma a differenza delle letture a cui la Pitzorno ci ha abituati la storia non si snoda in avanti, seguendo la crescita e la formazione delle varie Prisca, Polissena, Làlage o Diana; piuttosto, invece, si dispiega all'indietro, accompagnando Ada Bertrand, grecista ma soprattutto «donna razionale», alla scoperta dei tanti segreti custoditi dalle sue ave, le donne della nobile e apparentemente irreprensibile famiglia Bertrand Ferrell.
Quali verità si celano dietro alla severità di donna Ada, l'intransigente nonna che ha allevato Ada e Lauretta nel culto della loro nobile stirpe, o dietro al rapporto tra zio Tancredi e Armellina? Per scoprirlo, Ada dovrà abbandonare il consueto raziocinio e andare al di là (e Aldilà), entrando sì in contatto con le sue antenate, ma anche con le proprie pulsioni e soprattutto i suoi sogni, perché come Omero ci insegna il sogno può essere fallace ma anche rivelatore.
Non me ne voglia l'autrice se, tra i tanti rimandi letterari di cui il libro è ricchissimo, la prima cosa che mi è venuta in mente è la frase in dialetto pronunciata dalla tata di uno dei suoi libri per ragazzi. Eppure, «soffrire prò imbellire» è il dettame che ben si presta a riassumere quello che la Pitzorno continua a ribadirci: niente è mai come appare, l'ipocrisia non è mai indolore e richiede da parte di chi la esercita tanta devozione, si tratti delle notti di Gavinuccia, passate a inanellare i boccoli della piccola Zelia, o di quelle ben più movimentate delle antenate di Ada.
«Segreto di tre, segreto di tutti». La verità? Io questo libro l'ho ghermito con le mani sporche di pennarello di quand'ero bambina sapendone a malapena titolo e trama. L'ho comprato perché l'autrice di nome fa Bianca e di cognome Pitzorno, e se anche si fosse trattato di un saggio sui calzari indossati dagli antichi greci lo avrei divorato ugualmente. È un romanzo lungo, intricato, con infiniti personaggi e tante di quelle citazioni che a volte è facile sentirsi un po' persi (o ignoranti); eppure mentirei se dicessi che in questo libro non ho trovato la scrittrice a me tanto cara e che leggo e rileggo da vent'anni. Bianca Pitzorno è rinvenibile in ogni singola pagina: ci sono le sue eroine, i suoi intrighi, quel suo modo tutto speciale di mescolare epica e colpi di scena da telenovelas argentine, le divertite e doverose prefazioni.
E ci sono io, cresciuta ma non poi così tanto, che grazie alle storie della Pitzorno, anche se per adulti, continuo a fantasticare. Verbo che, pensate un po', mi ha insegnato proprio lei.
Bianca Pitzorno, La vita sessuale dei nostri antenati, Mondadori 2015
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