(photocredit: guardian)
No, cari maschi, non c'è bisogno di andare in paranoia. È solo una provocazione, che però, come tutte le provocazioni, serve a far ragionare. Kamila Shamsie è una scrittrice pakistana (i suoi libri in Italia sono pubblicati da Ponte alle Grazie) e qualche giorno fa sul Guardian ha lanciato una proposta. Nel 2018 cadrà il centenario del suffragio femminile nel Regno Unito, ma nell'editoria, come in altri settori, non è stata ancora raggiunta la piena parità di genere. Perché, allora, non rendere il 2018 un Year Of Publishing Women, l'anno in cui si pubblicheranno soltanto donne?
L'editoria, nonostante il nome, non è donna. Sappiamo che a leggere di più sono le donne, ma sappiamo anche che i libri scritti da donne sulle donne ottengono meno riconoscimenti rispetto ai libri scritti dagli uomini sugli uomini (qui i dati). Premi, pubblicazioni, recensioni, tutto il sistema dei libri presenta ancora un significativo squilibrio di genere, anche se negli ultimi decenni il cammino verso la parità ha lentamente preso avvio. Secondo Kamila Shamsie, tuttavia, non si può rimanere fermi ad aspettare i tempi biblici di un futuro abbattimento delle disuguaglianze. Bisogna intervenire ora, precisamente nel 2018, dando una svolta simbolica all'editoria con un anno intero di pubblicazioni al femminile.
Nel 1975 Laura Lepetit insieme ad Anna Maria Gregorietti Gandini fondò la storica editrice La Tartaruga, iniziando con Virginia Woolf un catalogo divenuto presto un'eccellenza della letteratura femminile nazionale e internazionale (Margaret Atwood, Nadine Gordimer, Anna Banti, Paola Masino). Non che ci fossero dubbi a riguardo, ma esperienze come questa hanno evidenziato l'importanza del contributo delle donne alla letteratura e all'editoria. Oggi la Shamsie alza la posta e lancia un appello che qualcuno ha già accolto (il piccolo editore britannico And Other Stories ha annunciato che nel 2018 metterà in catalogo solo titoli scritti da donne).
È difficile immaginare che i grandi editori facciano lo stesso. L'adesione è più fattibile da parte di realtà editoriali piccole e agili, in grado di sperimentare e di azzardare (con tutti i rischi economici del caso, da cui invece sono a riparo i grandi marchi). Non è dunque così assurdo pensare alla nascita di una rete internazionale di piccoli e medi editori disposti a fare del 2018 veramente l'anno delle donne, editorialmente parlando. A qualcuno potrà sembrare una vacua celebrazione-contentino a qualcun altro una vittoria definitiva per il femminismo. Come per tutte le cose, la provocazione della Shamsie, e magari anche la messa in pratica della sua idea, servono a sensibilizzare, ma non è nel recinto simbolico del 2018 che deve esaurirsi lo sforzo per ottenere la parità di genere. Si lavori più che altro giorno per giorno affinché si possa arrivare all'Year Of Women Publishing con dei dati migliori, facendo in modo che il genere non sia un parametro discriminante, né coi libri né altrove.
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