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Stefano Amato – Bastaddi

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«Il nostro scopo? Semplice. Ammazzare quei figli di buttana»
Tenente Aldo Ranieri, capo dei Bastaddi.

 

Per due anni consecutivi, 1994 e 1995, Carmelo Bene è andato al Maurizio Costanzo Show regalandoci due puntate meravigliose, che potete vedere integralmente qui e qui. La dinamica che si instaurava era sempre la stessa: il Maestro diceva le sue cose e il pubblico, non capendole, lo infamava, facendo il gravissimo errore di sottovalutarlo e relegare i suoi discorsi a quelli di un povero esaltato. Carmelo Bene allora si fumava un paio di paglie e urlava all’uditorio: SIETE DEI MORTI!, ridacchiando, mentre Bracardi improvvisava delle malinconiche gighe e Costanzo sprofondava nel suo doppio mento. A un certo punto, l’amico di Deleuze e Artaud dice: “io non parlo, io sono parlato” e giù tutti a prenderlo per il culo. Peccato che, dietro a questa frasetta poco intuitiva, si nasconda un universo di significato molto profondo, anche se altrettanto difficile da capire. Ecco, secondo me Bastaddi, il nuovo romanzo di Stefano Amato (forse vi ricorderete di lui per questo blog) lo spiega benissimo. Ecco come.

Bastaddi è la cover letteraria di Bastardi senza gloria, il film di Quentin Tarantino sulla seconda guerra mondiale. Dico cover letteraria perché è proprio uguale, le scene vengono ripercorse dettagliatamente, così come i dialoghi. Solo che Bastaddi è ambientato nella Sicilia degli anni ’90, i nazisti sono i mafiosi e i Bastardi diventano appunto bastaddi, una frangia anonima, deviata e cattivissima dei servizi segreti, avidi di scalpi di picciotti e capitanati dal tenente Aldo Ranieri.

Bastaddi Stefano Amato   BastaddiInglorious Basterds è uno dei miei film preferiti di sempre perché dentro c’è tutto: fa ridere, fa piangere, fa pensare; è un film di guerra, è un film sul cinema, è un film western, è un film pulp; gli attori sono fantastici, le interpretazioni superiori, la storia fila che è un piacere e la trama e l’idea di base sono superbe e sconvolgenti. E il finale, be’, ci siamo capiti. Non mi stupisco, dunque, che Stefano Amato abbia scelto proprio questo film per dedicargli una cover letteraria. Ma occhio: la pratica di riscrittura è tutt’altro che semplice, visto che il lettore sa già benissimo dove si andrà a parare e ciò che gli rimane è la curiosità e il divertimento di scoprire i parallelismi e le modulazioni dalla Francia e dalla Germania degli anni ’40 alla Sicilia degli anni ’90.

Il rischio, allora, è che tutta l’operazione risulti vuota, inconsistente, superflua. E invece no, e questo proprio per ciò che diceva Carmelo Bene davanti alla scettica platea del Teatro Parioli in Roma. Il meccanismo di Bastardi senza gloria è perfetto, la storia è talmente potente da funzionare perfettamente anche in un contesto così diverso. Ma Stefano Amato è stato bravo a non fare il Pierre Menard della situazione (il personaggio di Borges che decise di riscrivere parola per parola il Chisciotte, qui viene spiegato benissimo), dunque a non seguire la storia ma, piuttosto, a lasciarsi trasportare da essa, abbandonarsi e dissolversi nella concatenazione di eventi tarantiniana e farsi parlare dalla narrazione, non parlarla. Amato, come Bene (con le dovute proporzioni, si capisce), si lascia attraversare, diventa un tramite. Perché le storie, le parole, i concetti sono un sistema, un rizoma, un'enciclopedia mondiale che ci sovrasta, ci supera e ci definisce e noi non parliamo davvero, non siamo così arroganti da pensarlo; non produciamo nulla ma veniamo parlati, raccontati, definiti e articolati dalla cultura che fluisce attraverso di noi e che non è altro che l'insieme di conoscenze, potenziali e attuali, che mettiamo in discorso. L'innecessarietà e l'apparente manierismo di questa operazione, allora, sono in realtà i due aspetti che la legittimano più di tutti. 

Bastaddi non è un tributo a Tarantino, né a Borges, tantomeno a Carmelo Bene. Bastaddi, piuttosto, è una spiegazione, la spiegazione del fatto che la cultura non è tanto questione di originalità o di paternità diretta, quanto di apertura verso il mondo e di rielaborazione continua di idee, come un enorme respiro collettivo, come una fotosintesi biunivoca grazie alla quale creaiamo nuove idee nello stesso momento in cui veniamo creati da loro. 

 

 

Stefano Amato – Bastaddi – Marcos y Marcos 2015 – 232 pagine – sedici euro

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