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Giorgio Nisini | La lottatrice di sumo

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Per tutte le 300 e un po' pagine de La lottatrice di sumo, che per altro volano via in un attimo, super-fluide, non un intoppo, ho pensato a Jodorowsky. Non so se Giorgio Nisini quando ha immaginato il suo artista Massimo Golem ce l'avesse in mente, ma il confronto mi pare inevitabile.

In Psicomagia, Alejandro Jodorowsky è presentato così: “C'è qualcosa del ciarlatano e del guaritore da fiera in questo visionario che si autodefinisce imbroglione sacro”. E per tutto il tempo il protagonista del romanzo, Giovanni Cadorna, scienziato iperrazionale, per quanto comunque è permesso a un essere umano, pensa più o meno questo dell'“artista veggente” Massimo Golem, il protagonista assente, quello cui ruotano attorno tutte le storie, che tramite la sua arte mette in contatto i vivi con i morti.

E la storia inizia con una morte, infatti, una morte che sembra non essere una morte, ma poi lo è davvero, e va avanti con quello che potrebbe essere un messaggio dal passato, o dall'aldilà, e poi forse non lo è davvero. Ma intanto mette in moto un percorso di coincidenze che porta dritto a Golem. Che poi cosa sono le coincidenze? 

Dice Jodorowsky:

La realtà è pura unione di fili mentali, emotivi.

lottatricedisumo Giorgio Nisini | La lottatrice di sumoNon vi fidate di questo ciarlatano sacro? Avrete più fiducia in DeLillo, allora, che ha fatto del suo monumento, Underworld (guarda il caso), un inno all' “Everything is connected”, Tutto è collegato. Siete affetti dal male del nostro tempo, detto cinismo e scetticismo cronico? Eppure è capitato a tutti di infilare una scia di coincidenze che sembrano un domino che porta in un'unica direzione. Si può dire in due modi questa cosa: che dal momento in cui punti il faro della tua attenzione su un elemento poi non vedi altro, come quando cominci a far caso a una carta (un Joker, per dire) o a un numero, e lo trovi ovunque; oppure che la realtà ti sta aprendo davanti agli occhi un'avventura di segni da seguire. Che poi cos'abbiamo detto che è la realtà?

Ma diciamo due parole sula storia, tanto per avere un paio di coordinate. Giovanni Cadorna è uno scienziato alla soglia dei 50 anni. Seguiamo la sua vita da quando è un adolescente, da quando la sua vita ha incrociato la morte. E da quel momento è cambiato tutto. Decenni dopo la tragedia scrive un libro sull'aldilà, o meglio sulla sua assenza, sul nulla. Libro dal successo strepitoso, che lo porta per vie traverse – “coincidenze” – a tentare un contatto con il mondo dei morti, persino lui. Questo tramite l'artista visionario Massimo Golem, defunto, la figlia di lui e la sua comunità, Contromondo.

Fondamentalmente Jodorowsky dice che ognuno può trasformare la realtà e piegarla ai propri bisogni come se fosse un sogno lucido, o come il romanzo di cui siamo protagonisti e anche autori. Quando siamo bambini questo assunto ci è perfettamente ovvio (guardiamo un aereo con intenzioni bellicose e pensiamo che potrebbe cadere a causa nostra). Poi diventiamo adulti e la realtà sembra trasformarsi in ammasso granitico sotto ai nostro occhi e quello sguardo malleabile sulla realtà diventa “Disturbo della personalità”, o pensiero magico, difettoso perché privo di connessioni causali razionali.

Il protagonista del romanzo Giovanni Cadorna a 30 anni da una promessa riceve un messaggio dall'aldilà. Oppure, ha un'allucinazione. Quale che sia l'interpretazione, il fatto è che comincia a mettere in discussione il confine tra la vita e la morte, tra l'aldilà e la realtà, a dubitare dei dati sensibili, della Scienza. Di nuovo Jodorowsky dice che l'accanimento con cui teniamo a separare i piani delle realtà (sogno, vita terrena, vita ultraterrena) è solo appunto un accanimento:

Un giorno riusciremo a capire che la scienza è soltanto una sorta di variazione della fantasia.

Giorgio Nisini ha scritto un romanzo pieno di morte e che però è un inno alla vita, grazie a quella splendida immagine finale, e iniziale, della lottatrice di sumo. Qualche tempo fa Paolo Nori ha detto:

Sono quasi sicuro che la scrittura abbia a che fare con i morti. Che si scriva per i morti, più che per i vivi.

E ci sto ancora pensando. Poi Giorgio Nisini ha dato la sua risposta, facendo scrivere al suo protagonista un romanzo dedicato a una morta che con lei lo rimette in contatto. Coincidenze, fili, che ognuno li chiami come vuole. Che cos'è la realtà?

Giorgio Nisini, La lottatrice di sumo, Fazi, 320 pagg.

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