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Quando siete Kurt, fateci caso

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È che io sarei voluto essere lì: all' Agnes Scott College di Decatur, Georgia. Il 15 maggio del 1999. Mi sarei chiamato Bob, e quel giorno sarei stato in 17esima fila, seduto sotto un bel sole di maggio, vicino a Erika Bell, e quel giorno forse avrei trovato il coraggio di schioccare un bacio sulle sue labbra. Dovevo solo aspettare l'occasione giusta. E l'occasione giusta, quel giorno, aveva il volto di Kurt Vonnegut – che di lì a poco avrebbe tenuto il suo commencement speech.

vonnegut quandosiete 3d tn 150 1731 Quando siete Kurt, fateci casoDunque, per prima devo fare una premessa: del discorso di Vonnegut mi persi metà delle parole, perché, forse, ora sembrerà brutto dirlo, ma Mr. Vonnegut un po' sbiascicava, trascinava le vocali facendogli fare dei giri infiniti, aveva la esse con la zeppola e poi durante il suo discorso ero distratto dal ponpon di quel cappello da laureando che lo faceva apparire come un geniale-triste-commovente clown. (Cappello che mi dicono si chiami Pileo, Feluca, Goliardo, Tocco o più semplicemente Berretto Universitario)

Salì sul podio e pronunciò queste parole:

 Noi vi vogliamo bene, siamo fieri di voi, ci aspettiamo cose belle da voi e vi facciamo tanti auguri. 

Bastò questa frase, e la mia spalla trovò il coraggio di sfiorare quella di Erika Bell. Magia delle parole.

Eravamo stanchi, ma carichi di una esaltazione che forse non avremmo più avuto in tutto l'arco della nostra vita. Ci stavamo per laureare, non avevamo nessun pensiero per la testa e Mr. Vonnegut era piazzato davanti a noi, con un cappello ridicolo, a raccontarci delle storie, a farci ridere e sentire tutti meno soli. Era la cosa più bella che in quel momento ci sarebbe potuta capitare. 

Quando siete felici fateci caso, Kurt Vonnegut, 107 pg – 70 minuti

E la cosa più bella che potrebbe capitare a noi è leggere Quando siete felici fateci caso, la raccolta dei commencement speech che Vonnegut tenne in più di vent'anni nelle università americane; ma tanto lo sapete già che questo è un libricino splendido, senza bisogno che dica altro. Vorrei soltanto lasciarvi con le parole Dan Wakefield - amico di infanzia di K.V. che curò la raccolta epistolare Letters e che nell'introduzione scrive:
 

Vonnegut non si rivolgeva mai ai suoi lettori dall'alto in basso, né cercava di sminuirli con la sua saggezza. Era giocoso e profondo al tempo stesso, e con quello stesso stile e spirito parlava agli studenti appena laureati. Non gli parlava come se fossero una razza diversa e inferiore in quanto giovani: disdegnava le generalizzazioni generazionali. Davanti a queste platee dichiarò: …"non siamo membri di generazioni diverse, tanto dissimili fra loro, come alcuni vorrebbero farci credere, quanto gli eschimesi e gli aborigeni australiani. Siamo tutti così vicini nel tempo che dovremmo considerarci fratelli e sorelle. …ogni volta che i miei figli si lamentano con me dello stato del pianeta, rispondo: "State zitti! Io qui ci sono appena arrivato."
 

E se siete curiosi di vedere Mr. Vonnegut con quel ridicolo cappello in testa, date un'occhiata qui! 

 

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