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Chi era Livio Garzanti

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(Photo Credit: La Stampa)

È scomparso nella notte del 12 febbraio, a 93 anni, Livio Garzanti. Scrittore ed editore, Livio Garzanti era figlio di Aldo, che fondò nel 1936 la casa editrice omonima rilevando le Edizioni Treves. Dopo un breve periodo, alla fine degli anni Quaranta, passato alla direzione della rivista culturale «L’illustrazione Italiana», Livio ha guidato la casa editrice Garzanti dal 1952, divenendo presidente nel 1961 alla morte del padre. 

A Livio Garzanti va il merito della pubblicazione nel 1955 di Ragazzi di Vita, romanzo che contribuì a lanciare Pier Paolo Pasolini. Fu sempre lui a proporre la pubblicazione (su suggerimento del poeta Attilio Bertolucci) nel 1957 di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, capolavoro di Carlo Emilio Gadda e Memoriale di Paolo Volponi, nel 1962. Non mancano altri autori, pubblicati con successo dagli anni 50 in poi: Truman Capote, Jorge Amado e Goffredo Parise. 

L’assessore alla Cultura di Milano Filippo Del Corno, ha ricordato Livio Garzanti come «uno dei protagonisti della scena culturale che ha portato Milano al centro del panorama editoriale italiano del ‘900. Garzanti è stato un grande editore ma anche uno scopritore di talenti, incarnando quello spirito di ricerca e innovazione e quella visione della produzione editoriale che va oltre il libro in sé per creare davvero cultura».

Livio Garzanti è stato anche scrittore, autore di vari romanzi, come L’amore freddo (1980) e La fiera navigante (1990). La passione per la filosofia (si laureò nel 1947 con una tesi sul trascendentalismo in Immanuel Kant) e per Platone lo accompagnerà sempre, anche dopo il ritiro a vita privata, nel 2005, dopo la scomparsa della seconda moglie Gina Logorio. A lei, Livio dedicò l’opera Amare Platone, una riflessione sul Fedro

Abbiamo raccolto curiosità, aneddoti, citazioni su Livio Garzanti dal sito Cinquantamila del Corriere della Sera, curato dal giornalista e scrittore Giorgio dell’Arti. Ecco alcuni estratti:

- A Livio Garzanti si deve l’idea de Le Garzantine, che per anni hanno occupato le librerie di molti di noi. Le Garzantine erano una collana enciclopedica, nota per il suo approccio sintetico e pratico al sapere: «Rileggevo le voci e sovente consigliavo dove e come ridurre, arrivando all’essenziale. Furono considerate un modello linguistico oltre che di informazione» disse Garzanti ad Armando Torno.

- Verso la fine degli anni 80, Garzanti fece affrescare dall’illustratore Tullio Pericoli la sala riunioni della sede della casa editrice in Via Senato a Milano. È lì che si è tenuta oggi la commemorazione funebre in rito civile. 

- È il protagonista del romanzo Il padrone di Goffredo Parise: «Parise veniva sovente a pranzo da me per poi scrivere male di me».

- Livio Garzanti «detestava» le riunioni: per lui erano adunate sediziose. Ne era ossessionato. Quando passava nervosamente davanti alle porte a vetri, e vedeva più di due persone chiacchierare, diventava furente. "Eh, ma che bello, oggi si fa una riunione". Il massimo dell’ingiuria. Forse ne sono rimasto traumatizzato a vita», così racconta Gianandrea Piccioli, in passato direttore editoriale di Garzanti.

- Su Pasolini: «Un vero amico. Quando abbiamo pubblicato Ragazzi di vita, nel ’55, era un momento molto pericoloso per la censura. Gli ho chiesto di rivedere alcune parti troppo forti, ma fu processato ugualmente. Un processo ridicolo. Pasolini era il contrario del sessantottismo». «Mi lasciò per andare da Einaudi perché avevo pubblicato un autore da lui detestato, che poi vinse lo Strega. Mi colpì profondamente la nostra ultima passeggiata notturna, le confidenze che mi fece, possedeva il dono, il sentore, la grazia della raffinatezza letteraria. Tranne per Petrolio. Lo lessi per primo e dissi subito: impubblicabile. Erano appunti, non un’opera».

- Piero Gelli, già direttore editoriale, racconta il suo rapporto professionale e umano con Livio Garzanti: «Non sapeva vivere in società, ma era di un’intelligenza e di una cultura superiore. Se volevo prendere un autore non potevo fargli capire che ne ero entusiasta, dovevo mostrarmi un po’ tiepido. Erano trattative estenuanti ma anche divertenti»

- Sul mestiere dell’editore: «Un editore è quasi sempre un voyeur. Ama la letteratura ma soffre di impotenza».

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