Bentornati alle interviste di Finzioni! Oggi abbiamo con noi un vero campione del mondo: ex detective privato, ex consulente di studi legali, guida di safari e, soprattutto, uno dei più grandi autori noir e polizieschi degli ultimi lustri: Don Winslow. Il suo nuovo romanzo, appena uscito per Einaudi, si chiama Missing New York e introduce la figura di un nuovo detective, Frank Decker, impegnato nella ricerca, lunga un anno, di una bambina rapita . Tutto molto bello, tutto molto scritto bene, in più Winslow è davvero un bel tipo e ha tirato fuori un paio di perle mica male. Iniziamo, dunque.
Io ho letto Le belve, I re del mondo, Il potere del cane e Missing New York. In tutti questi libri, e in Missing lo si capisce bene nelle prime pagine, tu spieghi molte cose. Molte pagine sono dedicate alla spiegazione di come funzionano le cose nel mondo che stai per raccontare. È un tuo stile? Lo fai per il lettore o per te?
Io penso di avere un patto con chi mi legge: il lettore mi dà il suo denaro e, ancora più importante, il suo tempo libero. In cambio, io lo porto in un mondo dentro al quale non potrebbe mai entrare o un mondo che magari credeva di conoscere che io racconto in maniera differente, inedita, sotto una nuova luce. Voglio onorare la mia parte del patto e voglio che i miei libri siano il più possibili reali e informativi.
Parliamo della lettura. Si dice sempre che se non leggi non puoi scrivere. Ma tu scrivi anche basandoti sulla tua esperienza di vita, su tutto quello che hai passato da detective. Quindi sembra che tu riesca a mescolare bene le esperienze di vita con le esperienze di lettura. Quanto queste due cose ti influenzano? E in che misura?
La mia esperienza di lettore è più importante della mia esperienza da detective, perché il mondo cambia sempre più velocemente ogni giorno e per me attingere alle mie esperienze passate sarebbe sbagliato, sarebbe un errore. Ovviamente il mio passato è importante ma la tecnologia evolve, i modi in cui la polizia e in cui i criminali lavorano cambiano continuamente e io devo aggiornarmi sempre. Forse tu mi volevi chiedere delle mie influenze letterarie (sì! n.d.r.), certo è importante per me conoscere i classici del genere, gli autori hanno trattato gli argomenti che tratto anch'io. Ma ho poco tempo da dedicare alle letture per piacere, nella mia vita lavorativa; la maggior parte delle mie letture sono di ricerca. Altrimenti leggo molte biografie di politici americani, i libri di Jim Harrison e Tom Wolfe e mi appassiono particolarmente ai libri che parlano di storia.
La narrazione contemporanea è sempre più seriale e la qualità delle serie è sempre maggiore. In più, rispetto ai film, mi sembra che l'attenzione si concentri molto di più sulla scrittura, quindi sugli sceneggiatori, nuove star, rispetto ai registi, più intercambiabili. Che cosa guardi in tv? Ti fai influenzare dalle serie? Qual è il loro rapporto con i libri?
La televisione è sempre stato un media per gli scrittori, più che il cinema, a causa del ritmo della produzione. E la qualità della scrittura per la tv è migliorata moltissimo negli ultimi anni. A tal proposito, io ho una teoria un po' strana per spiegare questo fenomeno. Secondo me, è accaduto a causa dell'avvento dell'alta definizione. Segui la mia linea di pensiero. Prima dell'HD, la televisione mostrava persone bellissime, patinate, con lustrini e sorrisi smaglianti; adesso, con l'HD non ci sono più modi per rendere qualcuno così bello: ogni ruga, ogni chiletto messo su, ogni imperfezione è nitidissima, impossibile da nascondere. Inizialmente le star e le case di produzione si sono prese paura, poi, anche con serie tv miliari come The Sopranos e The Wire, la televisione ha deciso di accogliere l'HD e non combatterlo, ha deciso di scrivere storie su persone reali. Prendi James Gandolfini: prima dell'HD non sarebbe mai e poi mai stato una star televisiva. Oppure Breaking Bad: una volta non avresti mai potuto scrivere una serie su un uomo di mezza età con un cancro terminale! Le storie sono diventate più reali e la qualità si alza. E questo è uno dei pochi casi in cui un piccolo cambiamento tecnologico porta a un enorme cambiamento creativo.
Parlando di serie tv, conosci The Missing, della BBC? È la storia del rapimento di un bambino inglese in un paesino della Francia, articolato in due piani temporali che seguono le indagini della polizia e parallelamente le indagini del padre sei anni dopo. La procedura è molto diversa dal tuo libro, soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento del genitore. Come si comportano i genitori, in questo caso? La mamma di Haley (la madre della bambina rapita in Missing New York ndr) sembra, non fa molto. È meglio così?
Per un civile è estremamente difficile condurre un'investigazione. Certo, è molto intrigante come spunto narrativo ma, semplicemente, non è vero. Se noti, nel libro, ogni volta che Frank Decker si sposta da una città a un'altra, contatta sempre la polizia locale. Il codice non scritto della cophood, la fratellanza: se un poliziotto ti chiede aiuto, tu glielo dai. Quindi, nonostante l'idea che un genitore si metta a cercare attivamente il figlio abbia un grande appeal letterario, non è assolutamente realistica. Nel mio libro la madre di Haley non ha un ruolo particolare perché non potrebbe mai averlo. Ma ci sono altre donne nel libro che hanno ruoli di grande spessore. Mi piacere scrivere di donne forti, e ti dirò di più: la differenza tra scrivere un noir adesso e scriverlo negli anni '50 e '60 è proprio il ruolo della donna, che è cambiato completamente.
Perché hai deciso di scrivere un libro sul rapimento di bambini?
Un paio di ragioni, almeno. Uno: non puoi scrivere un Potere del cane ogni anno, non puoi proprio farlo fisicamente. Ho appena finito di scriverne il sequel e ci ho messo cinque anni! In più ho voglia di scrivere sempre nuove cose, cambiare stile. A volte vengo criticato per la mia eccessiva varietà, alcuni mi pregano di scrivere sempre libri come Le belve, o come Frankie Machine. Ma io non sono quel tipo (in inglese ha detto "I'm not that cat!", che è bellissimo da dire), mi piace cambiare. In questo caso, ho parlato del rapimento dei bambini perché ho lavorato tanti anni, come detective, cercando teenager scomparsi e investigando su abusi su minori, ma è così difficile parlarne, anche adesso. Comunque non credo che un autore possa mai davvero dire perché scrive quello che scrive. Io sentivo che era una cosa importante che andava raccontata.
Nei tuoi libri hai scritto storie e ambienti molto diversi tra loro, ma, in un certo senso, anche molto simili. C'è un filo rosso che collega tutta la tua bibliografia? Quali sono gli aspetti che fanno pensare al lettore: "Questo è proprio Don Winslow"?
Non vorrei sembrare ipocrita (lui in realtà ha detto sanctimonious, non ho trovato modo migliore per tradurlo) anche se lo sembro, ma quello che cerco di fare ogni giorno è scrivere bene, in un modo che abbia un forte impatto emozionale e psicologico ma anche che diverta. L'ambizione è semplice e difficilissima: scrivere bene delle belle cose.
E adesso che cosa farai? Che cosa hai in programma?
Un sacco di cose! Sta per uscire il sequel de Il potere del cane, che sarà una storia più grande e più dura di quella precedente. Poi Frank Decker tornerà a cercare persone scomparse, non più solo bambini. Decker è un tipo interessante perché, secondo me, non sa ancora esattamente perché fa quello che fa. Non sa il motivo della sua ossessione. Ma io sì, e ho già almeno sei storie pronte per lui.
Ecco, io avrei voluto rimanere a parlare con Don Winslow per altre duemila ore ma mi fanno segno che bisogna chiuderla qui perché è finito il tempo. Allora lo saluto, riverisco e lui mi dice pure "It was a pleasure talking with you". Ora, immagino che lo dica a tutti, ma io mi sono caricato lo stesso.
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