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Arriva il libro per bambini a favore delle armi da fuoco

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Photo credit: National Take Your Daughters to the Range Day

Che si tratti di un libro inquietante, lo si capisce fin dalla copertina: tre replicanti dagli occhi azzurri e il mento pronunciato, vagamente strabici e perfettamente identici tra loro – salvo che uno dei tre ha i baffi – ci fissano con un sorriso ebete. Sembra di intuire che siano una famiglia composta di padre-madre-figlia biondi, lentigginosi e soprattutto molto soddisfatti di se stessi. Volete sapere perché sorridono? La risposta sta lì, davanti a voi, sopra le loro teste: My Parents Open Carry.  

Sì cari miei, la famiglia Mascelloni è felice perché sa che nessuno le può fare del male. Proprio lì, alla cintura di mamma e papà, vedete il motivo della contentezza, che li spinge a guardare con tanta fiducia l’allibito lettore.

My Parents Open Carry è purtroppo il titolo di un libro illustrato per bambini, pubblicato dall’americana White Feather Press con lo scopo di fornire ai più piccoli una prima panoramica sul diritto di detenere e portare anche in pubblico armi da fuoco. Open carry, infatti, è un modo abbreviato per dire openly carrying a firearm in public, una pratica che negli ultimi anni pare essere in espansione negli Stati Uniti.

A firmare il libro sono due nomi noti tra gli attivisti a favore dell’open carry in America. Brian Jeffs e Nathan Nephew sono infatti co-fondatori del Michigan Open Carry Inc., un’organizzazione che lavora in favore del diritto alle armi da fuoco. Entrambi, come l’illustratrice, vanno matti per cacciare e sparare.

Spiegano i due che l’idea di scrivere il volumetto è nata dopo aver appurato che non esistevano altre opere per bambini dedicate all’open carry e dunque – per colmare un vuoto effettivamente imperdonabile – hanno deciso di realizzare un libro per tutta la famiglia, che «riflettesse il punto di vista della maggioranza del popolo americano, cioè che l’autodifesa è un diritto naturale elementare». Non contenti, sul loro sito consigliano caldamente agli insegnanti di utilizzare questo testo nelle classi (ma evidentemente non sono neanche così fuori di testa: un altro genio della compagnia commenta «Loved it, I ordered a copy for our school’s library»).

È di fronte a notizie come questa che mi interrogo se sia giusto che tutti abbiano gli stessi diritti, tipo quello di esprimersi* (mi è capitato anche in altre occasioni, ad esempio guardando questo). Possibile che la gente sia così miope e dalla memoria a breve termine? Può essere che Columbine e Sandy Hook siano già ricordi troppo vaghi? Davvero è così irrilevante agli occhi di queste persone che ogni anno negli Stati Uniti quasi 10.000 bambini rimangono feriti o muoiono a causa di armi da fuoco? Cosa significa “diritto all’autodifesa” per Charlotte, Daniel, Olivia, James, che a Sandy Hook non hanno potuto difendersi proprio da niente?

E la cosa peggiore è che adesso esiste un libro per bambini che racconta il sabato normale di Brenna e i suoi genitori, orgogliosi open carriers. Perché un libro crea e diffonde idee e immaginari – geniali, innovativi, fantastici, pericolosi –, è questa la sua potenza insostituibile. E chi lo scrive deve avere sempre ben chiara la responsabilità che si prende.

 

* Do per scontato che si colga la provocazione: ovviamente sono convinta che il diritto d’espressione sia irrinunciabile.

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