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Dietro ogni blasfemo c’è un giardino incantato: la poesia di Edgar Lee Masters

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Spoon-River-foto-di-Willinghton

Nel leggere della vita di Edgar Lee Masters, si ha quasi l'impressione di trovarsi di fronte a una delle voci sventurate dell'Antologia di Spoon River, un'altra tomba di fianco a quella di Chase Henry l'ubriaco, di Trainor il farmacista, della poetessa Minerva Jones fischiata in vita, di Benjamin Pantier e di sua moglie, "buoni di per sé, malvagi l'uno con l'altro". Edgar Lee Masters morì il 5 marzo di sessantaquattro anni fa, nel 1950. Oggi è quindi una buona occasione per ricordare questo poeta delle persone in disparte, portato in Italia da Fernanda Pivano nel 1943 grazie all'aiuto del buon Cesare Pavese, e infine immortalato da Fabrizio De André nelle canzoni di Non al denaro non all'amore né al cielo.

Quel che avvicina Edgar Lee Masters, poeta americano sulla scia di Robert Frost, Wallace Stevens e Carl Sandburg, alla schiera di figure infelici i cui epitaffi in versi compongono l'Antologia di Spoon River, è il destino singolare e allo stesso tempo così comune della sua vita e della sua opera. Perché c'è poco da girarci intorno: mi chiedo quanti fra noi riescano ad annoverare fra le opere di Lee Masters qualcos'altro oltre a Spoon River (non io, per esempio). Eppure Edgar Lee Masters scrisse molto: fu autore di più venti raccolte di poesie (composte nell'arco di quarant'anni); sei biografie  (fra cui quelle di Walt Whitman, Mark Twain e Abraham Lincoln); sei opere teatrali; e infine ventuno opere in prosa, fra romanzi di genere, raccolte di nonfiction e saggistica di vario genere.

La vita di Lee Masters non fu certo infelice, ma si vede nella sua vicenda il tentativo di ritagliare una vita da poeta dentro al grigiore di uno studio di avvocato. Nato a Garnett, in Kansas, ma cresciuto in Illinois, Edgar Lee Masters si avvia presto all'infelice carriera di tuttofare nello studio legale del padre, tagliato fuori dagli studi a causa delle precarie condizioni economiche della famiglia. Anima libertaria (la cui voce troverà presto sfogo nella poesia), da avvocato improvvisato ma competente si dedica fin da subito a difendere i poveri e gli indifendibili, cercando nel frattempo di costruirsi un nome come scrittore e poeta (prima sotto le mentite spoglie di Dexter Wallace e Webster Ford, infine come Edgar Lee Masters).

L'opera che lo rese famoso al di fuori dei confini dalla contea di Menard e oltre i cancelli di Lewistown e St. Louis fu appunto l'Antologia di Spoon River, una raccolta di 244 epitaffi in versi introdotti dalla poesia "La collina", pubblicata a brandelli fra il 1914 e 1915 nel Mirror di St. Louis e raccolta in volume in edizione definitiva nel 1916. Nelle pagine di questa raccolta prende vita il paese immaginario di Spoon River, popolato dalle figure infelici dei suoi abitanti, una minuscola borghesia americana di provincia che vive lungo il pavimento disfatto della Desolation Row di Bob Dylan. Spoon River sarà per il suo autore tanto una medaglia da appuntare al petto quanto una croce da trascinare in spalla, poiché per tutto il resto della sua vita Edgar Lee Master si troverà a inseguire da vicino e lontano il successo di questa sua precoce ma memorabile raccolta.

In Italia l'Antologia di Spoon River ha una vicenda particolare, che si lega tanto alle parentesi più cupe della storia del paese, quanto ad alcune delle sue figure più belle. La "nostra" Antologia nasce infatti da un intreccio di affetti, quelli di una giovane Fernanda Pivano e del disincantato, triste innamorato Cesare Pavese. La raccolta, tradotta dalla Pivano grazie ad una copia prestatale da Pavese per spiegarle "la differenza fra letteratura americana e letteratura inglese", venne pubblicata in Italia da Einaudi il 9 marzo del 1943 sotto falso autore e falso titolo, nel tentativo (riuscito) di sfuggire alle censure di regime. A causa di questo felice azzardo, la Nanda venne arrestata, poiché "Spoon River era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare [...], e mi hanno messo in prigione e sono molto contenta di averlo fatto." E fu per questi stessi motivi, perché quel libro "parlava di pace, contro la guerra, contro il capitalismo, contro in generale tutta la carica del convenzionalismo", che nel 1971 Fabrizio De André ne musicò il contenuto con il suo quinto album Non al denaro non all'amore né al cielo, dando vita a figure memorabili come quella del suonatore Jones, del giudice dalle gambe corte, del malatinnamorato di cuore, dell'ottico mercante di luce e spacciatore di lenti.

Edgar Lee Masters sarà pur stato un blasfemo agli occhi miopi di alcuni infelici individui, ma dietro ogni blasfemo c'è un giardino incantato. Buona lettura.

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