
La novità è questa: dal prossimo anno accademico, presso l'università inglese del Central Lancashire (UCLAN) sarà aperto un corso di master post-laura in self-publishing. Tale corso di specializzazione rientrerà tra i Master of Arts e costerà circa £5000 annue (vi assicuriamo che è poco, in confronto al costo medio di un master inglese).
Da questa scelta dell'UCLAN derivano senz'altro conseguenze sia positive sia negative per il self-publishing e l'editoria digitale in genere.
Ciò che di positivo ne deriva, è senz'altro la nobilitazione della materia. Gli iscritti al master in self-publishing conseguiranno un profilo accademico-professionale di tutto rispetto, e il self-publishing sarà finalmente annoverato assieme alle tradizionali forme e discipline dell'editoria. O almeno, il tentativo è questo. La materia non sarà più la Cenerentola del digitale, ma una cortigiana di palazzo esattamente come le altre, vestita di tutto punto ed insignita dei titoli che le spettano. Non il ripiego di chi è stato rifiutato da un editore "vero". Perfetto, è quello che gli autori auto-pubblicati si aspettano. Bello.
C'è, o ci potrebbe essere, tuttavia, un risvolto negativo. Uno degli aspetti migliori e più innovativi del self-publishing è la libertà che offre. Pensateci: chiunque è libero di scrivere quel che sente di voler trasmettere, libero di renderlo pubblico, libero di scegliere se ricavarne o meno un compenso, e di quanto. Questi scrittori non hanno vincoli con editori e hanno la possibilità di esprimersi esattamente come credono: la loro idea può prendere forma nella maniera più reale e fedele possibile. Perfetto, vi chiederete qual è il problema. Il problema potrebbe nascere nel momento in cui si venisse a creare il profilo professionale del self-publisher.
L'esperto self-publisher avrebbe una sua propria professionalità elitaria che altri scrittori auto-pubblicati non posseggono. Si verrebbero dunque a creare un sistema di classi, autori di serie A e di serie B… il che è esattamente quello che l'auto-pubblicazione non simboleggia nella maniera più assoluta. Il self-publishing, lo dicevamo poco tempo fa, è una livella, la cieca giustizia che non guarda al curriculum per valutare il talento di uno scrittore.
Certamente, non tutti sono in grado di auto-pubblicarsi in maniera ottimale e certamente non è una sciocchezza pubblicare un libro: una formazione adeguata è sempre utile ed auspicabile, nessuno lo nega. Ma l'attenzione va posta sul pericolo che l'educazione porta (comunque e sempre) con sé: l'elitarietà. La letteratura e la cultura, invece, sono per tutti.
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